Lorenzo Rovagnati, 42 anni, titolare insieme al fratello Ferruccio dell’omonimo salumificio industriale viveva a Milano e utilizzava l’elicottero per andare nel maniero di famiglia dove è avvenuta la tragedia
Lorenzo Rovagnati era uno degli eredi dell’impero dei prosciutti. Titolare, insieme al fratello Ferruccio, dell’omonimo salumificio industriale di cui era amministratore delegato, Lorenzo Rovagnati, 42 anni, viveva nel Milanese e utilizzava l’elicottero per raggiungere il maniero di famiglia dove è avvenuta la tragedia, a Noceto (Parma), che ha coinvolto il velivolo sul quale era a bordo con altre due persone. Più piccolo di tre anni del fratello Ferruccio, Lorenzo Rovagnati nell’ultimo periodo aveva preso in mano le redini dell’azienda di famiglia. Il manager si era sposato nel 2019 con Federica Sironi a Macherio: padre di due figli, la coppia era in attesa di un terzo. L’imprenditore era molto noto nella zona ed era solito raggiungere il castello di famiglia quasi tutti i mercoledì, partendo in elicottero dalla sua casa nel Milanese. «Ho avuto il grande piacere di conoscere Lorenzo quando veniva col papà – ha detto il sindaco di Noceto Fabio Fecci, anche lui accorso sul posto dell’incidente – è più di 30 anni che conosco questa famiglia, da quando si sono insediati e hanno acquistato il castello di Castelguelfo e realizzato gli allevamenti suinicoli. C’è stato un rapporto molto forte, una famiglia di grande umiltà. Il padre era una persona semplicissima, un grande imprenditore e Lorenzo stava incarnando tutto quello che ha realizzato il papà insieme alla mamma e al fratello. È una tragedia tremenda che colpisce tutta la nostra comunità. È stato molto vicino a noi nelle varie iniziative sociali, culturali, ricreative».
La fondazione del gruppo, il nonno pioniere e l’intuizione del padre
Figlio di Paolo Rovagnati, conosciuto come «il re del prosciutto», morto nel 2008 dopo aver fatto conoscere l’azienda in tutto il mondo, Lorenzo, con Ferruccio, era l’erede di un impero nato nel 1941. Il pioniere dell’azienda era stato il nonno: la Seconda Guerra Mondiale è da poco alle spalle e Angelo Ferruccio Rovagnati, a Biassono in Brianza, inizia a produrre burro e formaggi da vendere all’ingrosso. In sella alla sua bicicletta è il giovanissimo figlio Paolo a fare le consegne, a parlare con i clienti e ad avere l’intuizione: nel caseario la concorrenza in Lombardia è agguerrita, invece c’è un settore, quello dei salumi, dove la piccola azienda può arrivare a dire la sua. Non
con il prosciutto crudo, da sempre dominio degli emiliani, ma reinventando il prosciutto cotto, considerato fino a quel momento un prodotto di qualità inferiore. Paolo Rovagnati è convinto che, studiando e sperimentando nuovi metodi di produzione, sia possibile arrivare ad un prodotto di eccellenza.
La sua intuizione ha portato, nei decenni a seguire, alla nascita di un’azienda leader in Italia e nel mondo nel settore dei salumi, un impero che fattura oltre 300 milioni di euro l’anno e dà lavoro a oltre 1.200 persone in più di 20 Paesi.
Il boom del Gran Biscotto (anche grazie a Mike Bongiorno)
È il 1968 quando Paolo, morto a soli 64 anni nel 2008, assume la guida dell’azienda e inizia la sua rivoluzione. L’impresa familiare cresce e diventa negli anni ’70 di livello nazionale. Negli anni ’80 mette a punto «il prosciutto cotto perfetto» e gli dà un nome: Gran Biscotto, con un marchio a fuoco sulla cotenna come fino ad allora faceva solo il Consorzio di Parma.
Poi l’idea di promuovere il prodotto in televisione, e le promozioni di Mike Bongiorno diventano un pezzo di storia televisiva. Gli Anni Ottanta sono anche il decennio in cui Rovagnati continua la sua crescita producendo oltre 20 tipi diversi di prosciutti cotti. Queste innovazioni comportarono un ampliamento della struttura produttiva e impianti sempre più all’avanguardia. Dal 2010 sotto la guida degli eredi – Ferruccio e, appunto, Lorenzo – l’azienda si fa internazionale, comincia a esportare in molti Paesi europei ed extra europei come Francia, Belgio, Germania, Irlanda e Stati Uniti d’America e supporta la crescia con acquisizioni come quella dello storico marchio di affettatrici Berkel e di Pineider. Il 2020 è l’anno dell’espansione, con l’apertura del primo stabilimento produttivo all’estero, a Vineland in New Jersey. Il 2025, invece, è l’anno della tragedia: quella che priva Rovagnati del suo amministratore delegato a pochi passi dal castello di Castelguelfo, una delle acquisizioni più care al padre Paolo.
Da Mattei a Balocco, gli altri imprenditori morti tragicamente
Da Enrico Mattei a Pietro Ferrero, passando per i Trussardi e Alberto Balocco, Lorenzo Rovagnati è solo l’ultimo in ordine di tempo tra gli industriali italiani che hanno perso la vita tragicamente. Enrico Mattei, fondatore dell’Eni che rivoluzionò l’industria energetica italiana, il 27 ottobre 1962 morì in un incidente aereo avvenuto nei pressi di Bascapè, in provincia di Pavia, in circostanze mai del tutto chiarite e oggetto di numerose speculazioni. Era a bordo di un velivolo anche Luca Giovanni Fossati, proprietario e presidente dell’azienda alimentare Star, morto l’8 ottobre 2001 nel disastro aereo di Linate. Fossati si trovava a bordo di un Cessna 172 che era intenzionato ad acquistare per un volo di prova, ma il velivolo tagliò la strada a un aereo della compagnia scandinava Sas pronto a decollare. Il bilancio finale dell’incidente fu di 118 vittime. Un incidente stradale è risultato fatale ad Andrea Pininfarina, presidente dell’azienda produttrice di carrozzerie per automobili. L’imprenditore è morto il 7 agosto 2008 a Trofarello, in provincia di Torino. Era a bordo della sua Vespa quando, mentre si recava a lavoro, è stato investito da un’auto guidata da un pensionato, morendo sul colpo. Pietro Ferrero, nipote del fondatore della multinazionale dolciaria, è morto nel 2011 mentre si trovava in bicicletta, sua grande passione, in Sudafrica. Ferrero fu colto da un infarto morendo a 48 anni. In circostanze particolarmente tragiche ha perso la vita Alberto Balocco, amministratore delegato dell’omonima azienda dolciaria, deceduto il 26 agosto 2022 all’età di 56 anni. Balocco era in mountain bike in Val Chisone, diretto al colle del Sestriere, quando è stato colpito da un fulmine improvviso insieme all’amico che era con lui. Entrambi sono morti sul colpo. Uniti da un tragico destino a pochissimi anni di distanza Nicola e Francesco Trussardi, padre e figlio alla guida della maison bergamasca. Nicola Trussardi era alla guida della sua auto quando è rimasto vittima di un incidente sulla tangenziale di Milano il 14 aprile 1999, a 56 anni. Appena 4 anni dopo il figlio Francesco, che all’epoca aveva appena 29 anni, ha trovato la morte in un altro incidente stradale, avvenuto mentre era alla guida della sua Ferrari.
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