i dati di Legambiente premiano la Puglia – Ambient&Ambienti

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Mal’Aria 2025 di Legambiente è un campanello di allarme per procedere a trasformare e migliorare la qualità dell’aria in molte città italiane. In questo caso la regione Puglia ha una buona situazione a livello di PM10 e NO2.

Legambiente diffonde i dati di bilancio di Mal’Aria di città sull’inquinamento atmosferico nei capoluoghi di provincia.

Lo fa in occasione in occasione dell’avvio della campagna itinerante Città2030, appena partita da Milano, che avrà il compito di capire come cambia la mobilità e come si stanno preparando alle scadenze del 2030 i principali capoluoghi italiani. Città2030 fino al 18 marzo farà tappa in 20 città, per promuovere una mobilità sostenibile e a zero emissioni e per chiedere città più vivibili e sicure: a Milano (4- 14 febbraio), proseguirà verso Genova (11 -12/02), Firenze (13 -14/02), Prato (14/02), Modena (22/02), Bologna (24/02), Torino (27/02), Padova (28/02-1/03), Perugia (28/02-1-2/03), Pescara (05/03), Trieste (06/03), Napoli (7/03), Messina (7-8/03), Olbia (7-8/03), Avellino (10/03), Reggio Calabria (13/03), Brindisi (14/03) e per concludersi a Roma (17-18). Completano il programma le tappe speciali a Cassino e Pomigliano d’Arco, dedicate alla crisi del settore automotive.

LEGGI ANCHE: Esce il Rapporto Città-Clima di Legambiente: sempre più inondazioni al Nord e grave siccità al Sud

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Le città dove i livelli di PM10 sono alti

Entro il 2030 i Paesi dell’Unione dovranno trasformare le città e migliorare la qualità della vita di chi le abita, così come previsto dal Green Deal europeo. “Solamente cinque anni ci separano dai nuovi limiti europei sulla qualità dell’aria, ma le città italiane sono drammaticamente impreparate: l’aria resta irrespirabile e i livelli di inquinamento attuali sono ancora troppo distanti dai parametri che entreranno in vigore nel 2030” scrive Legambiente nel comunicato – “Il bicchiere mezzo pieno è rappresentato dal fatto che nessuna città capoluogo di provincia ha superato nel 2024 il limite normativo stabilito in 40 microgrammi per metro cubo come media annuale, il rovescio della medaglia – ovvero il bicchiere mezzo vuoto – lo si ottiene se si prendono a riferimento i valori suggeriti dall’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che nelle sue linee guida indica in 15 µg/mc la media annuale da non superare. In questo caso, purtroppo, circa il 97% dei capoluoghi di cui si è riusciti a ricostruire la media annuale (95 su 98 capoluoghi esaminati) non rispetta tale valore. Con conseguenti danni alla salute delle persone che vivono e lavorano in queste aree urbane”.

Nord Italia, sempre più stretto tra attività industriali e allevamenti intensi, Sud, a parte Napoli e Palermo, sembra che si respiri meglio

Il report Mal’Aria ha analizzato nei capoluoghi di provincia i dati del 2024 relativi alle polveri sottili (PM10) e al biossido di azoto (NO2).

E’ emerso che 25 città, su 98 di cui si disponeva del dato, hanno superato i limiti di legge per il PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo). Il PM10 è emesso principalmente dalla combustione di combustibili solidi per il riscaldamento domestico, dalle attività industriali, dall’agricoltura e dal trasporto su strada. E in base al territorio ed alle caratteristiche in cui questi settori emissivi si sviluppano, il peso di uno o dell’altro settore incide in maniera differente.

Al primo posto troviamo Frosinone (Frosinone scalo) per il secondo anno di fila con 70 giorni oltre i limiti consentiti, seguita da Milano con 68. Al terzo posto assoluto si posiziona Verona, seguita da Vicenza a 64. Seguono Padova, Venezia e poi Cremona, Napoli, Rovigo, Brescia, Torino, Monza, Modena, Mantova, Lodi, Pavia, Catania, Bergamo, Piacenza, Rimini, Terni, Ferrara, Asti e Ravenna. Se per le medie annuali di PM10 e NO2 nessuna città supera i limiti previsti dalla normativa vigente, lo scenario cambierà con l’entrata in vigore della nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, a partire dal 1° gennaio 2030. Per il PM10, sarebbero infatti solo 28 su 98 le città a non superare la soglia di 20 µg/mc, che è il nuovo limite previsto. Al 2030, 70 città sarebbero dunque fuorilegge. Tra le città più indietro, che devono ridurre le concentrazioni attuali tra il 28% e il 39%, si segnalano Verona, Cremona, Padova e Catania, Milano, Vicenza, Rovigo e Palermo. Il PM10 è emesso principalmente dalla combustione di combustibili solidi per il riscaldamento domestico, dalle attività industriali, dall’agricoltura e dal trasporto su strada. E in base al territorio ed alle caratteristiche in cui questi settori emissivi si sviluppano, il peso di uno o dell’altro settore incide in maniera differente.

La situazione di NO2 in Italia

Il quadro non migliora con il biossido di azoto (NO2): questo inquinante è principalmente dovuto al trasporto su strada che, emettendo NO2 vicino al suolo e prevalentemente in aree densamente popolate, contribuisce notevolmente all’esposizione della popolazione a concentrazioni che nuocciono alla salute. Senza dimenticare il contributo all’inquinamento dato dai processi di combustione nell’industria e nella fornitura di energia.

Ad oggi, il 45% dei capoluoghi (44 città su 98) non rispetta i nuovi valori di 20 µg/m³. e il valore più alto si è registrato a Palermo che ha fatto registrare 59 µg/mc come media annuale, seguita da Napoli con 54 µg/mc, Genova 48 µg/mc, Bari1 (Cavour) 46 µg/mc e Catania 42 µg/mc. giusto per citare le peggiori.

“I dati del 2024 confermano che la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento” – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – “con troppe città ancora lontane dagli obiettivi target. Le conseguenze non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia. Alla luce degli standard dell’OMS, che suggeriscono valori limite molto più stringenti rispetto a quelli di legge attuali e che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone, la situazione diventa è ancora più critica: il 97% delle città monitorate supera i limiti dell’OMS per il PM10 e il 95% quelli per l’NO2. L’inquinamento atmosferico, infatti, è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 morti premature solo in Italia”. 

I consigli di Legambiente per cambiare il passo ed uscire dall’emergenza smog

Servono politiche strutturali che incidano tutti i settori corresponsabili dell’inquinamento, con alcune priorità che sono:

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  • Il mare cristallino de La Salina dei Monaci a Torre Colimena

    Ripensare la mobilità urbana, mettendo le persone al centro: da un lato potenziare con forza il trasporto pubblico che deve essere convertito con soli mezzi elettrici entro il 2030, dall’altro avviare uno stop progressivo ma anche incisivo ai veicoli più inquinanti nei centri urbani, creando una rete diffusa di aree pedonali e percorsi ciclopedonali, perseguendo il modello della “città dei 15 minuti”, creando Low Emission Zones e usando politiche come Città30, già attivata con successo a Bologna, Olbia e Treviso.

  • Accelerare la riconversione degli impianti di riscaldamento, mappando quelli esistenti e programmando l’abbandono progressivo delle caldaie a gasolio, carbone e metano in favore di sistemi come le pompe di calore a gas refrigeranti naturali;
  • Intervenire sul settore agrozootecnico, specialmente nel bacino padano dove le condizioni geografiche e meteorologiche favoriscono l’accumulo di inquinanti, riducendo gli allevamenti intensivi e le conseguenti emissioni di metano e ammoniaca attraverso l’implementazione di buone pratiche come la copertura delle vasche e il controllo degli spandimenti;
  • Integrare le politiche su clima, energia e qualità dell’aria, considerando anche il ruolo del metano nella formazione dell’ozono troposferico.

Per la soleggiata e arieggiata Puglia che beneficia di acque fresche e chiare e di un’aria che sa di mare e poco inquinata, il consiglio è quello di continuare su questa strada sapendo che, rispetto a molte città del Nord, ha tra le mani un vero paradiso.





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