Il punto della situazione di Domenico Salerno…..
L’invasione dei turisti mordi e fuggi a Roccaraso non può essere ridotta a fenomeno circoscritto ad una periferia poco rappresentativa e come mero fatto di una provincialità dei partecipanti. I fatti sono noti e riportati dalla stampa nazionale. Una influencer, più esattamente tiktoker, che si esprime in dialetto che di napoletano ha poco perché fatto solo di termini derivanti dall’involgarimento di desinenze popolaresche, ha magnificato la località turistica di Roccaraso, peraltro da sempre meta sciistica dei napoletani e non solo, e, sostenendo che si poteva realizzare una giornata divertente con pochi euro ha determinato l’afflusso di migliaia e migliaia di turisti della domenica. Oltre 200 bus sono arrivati nella cittadina abruzzese, senza utilizzare le attrezzature sciistiche ma inondando di frittate di maccheroni tutta la vallata. Questo esercito di pseudo vacanzieri ha lasciato tonnellate di rifiuti, quantità di plastica, mozziconi di sigarette e inquinamento ambientale che nemmeno in una stagione intera di turismo invernale si sarebbero realizzati. E’ in corso un’indagine della magistratura perché vengono ipotizzati reati tipo il riciclaggio perché di fatto sarebbero stati ripuliti soldi di natura malavitosa; ma non è questa la sede per approfondire tale aspetto. Qui preme un’analisi dell’avvenimento da un punto di vista sociale, di modalità di comportamento, di modi di essere. Nasce spontaneo il pensiero della grande bellezza dell’arte in senso ampio che nasce dalla Campania e da Napoli, diventata, giustamente, una delle mete più ricercate dei turisti italiani e stranieri. Ma la grande bellezza dell’arte, dei luoghi e dei panorami ha come contraltare la nefandezza dei comportamenti di una massa di incolti e vandali di cui ci si può solo vergognare. Ed è proprio la vergogna che ha attanagliato i napoletani che da sempre hanno combattuto e combattono per rendere civile un posto meraviglioso che come dicevano illustri uomini di cultura è un paradiso abitato da diavoli. La influencer che ha provocato tutta la vicenda Roccaraso ha fatto una dichiarazione significativa; ha detto: “noi esistiamo”. Affermazione che sbatte in faccia alla borghesia napoletana tutta la verità e gli errori commessi. La colpa della cafonaggine è un retaggio dei tempi che non si riesce ad estirpare. La Capria ha parlato di Armonia perduta e sicuramente il corto circuito tra borghesia (diciamo ceto colto) e i lazzari a partire dalla rivoluzione del 1799 ha generato situazioni di ghettizzazione che hanno reso sempre più ampia la forbice di disparità tra le due classi sociali. I colti e magari benestanti hanno voluto imitare i lazzari sul terreno del folklore e della napoletanità ma di fatto non si sono impegnati per cercare di rendere uniforme o almeno amalgamato il tessuto sociale delle due anime cittadine. Il tentativo di imitazione lasciava sempre trasparire il distacco effettivo che la classe più agiata aveva nei confronti del popolo minuto. Il ”signore” di via dei Mille finiva per guardare con compiacenza ma anche compatimento il napoletano della Vicaria o di Secondigliano, il resto veniva bollato come “cafoni”. Anche la politica si è uniformata a questa corsa all’errore e alla dimenticanza. Le prime operazioni di restaurazione della Grande bellezza risalgono a Napoli all’attività della giunta comunale con Sindaco Antonio Bassolino. Fu privilegiato il centro della città, ma Scampia fu dimenticata. Il Sindaco non arrivato dalla politica, De Magistris, che era stato eletto grazie all’attivismo delle Associazioni, fu condannato dal suo stesso populismo fatto di proclami senza una vera gestione della cosa pubblica e l’abbandono della città ridotta a un colabrodo urbanistico e sociale, peggiorato anche dalla mancanza di fondi, ma incapace anche di incassare i fitti dei beni comunali. Oggi con il Sindaco Manfredi le risorse finanziarie ci sono e si riscontrano alcune positività come l’Università che apre sedi a Scampia e per la Città Metropolitana l’impegno per Caivano anche grazie al Governo Centrale. Anche la regione non ha aiutato il realizzarsi di una crescita complessiva delle varie anime sociali, laddove il Presidente De Luca su questo piano ha preferito privilegiare la città di Salerno che rappresenta il suo personale feudo, laddove il problema di fondo, non risolto, è ancora oggi costituito dalla distanza di visioni e di comportamenti dei borghesi e del resto del popolo. Non è da sottovalutare l’affermazione della signora De Crescenzo “esistiamo”. Una tiktoker abile che usa strumenti moderni di comunicazione può produrre molti effetti in più rispetto ad un paludato accademico, magari con la r moscia e la puzza sotto al naso e che crede di essere il centro dell’universo laddove finisce solo con il parlarsi addosso incensato dai suoi pari produttori di aria fritta, che però giova dirlo, almeno non puzza come le fritture del popolo. La politica e la scuola sono gli unici possibili deterrenti per ampliare la bellezza e limitare la cafonaggine, ma ci vuole tempo e soprattutto volontà, e, considerando che i futuri politici e insegnanti non possono che essere espressione di quanto avviene oggigiorno, le speranze sono veramente flebili. Ci dovremo rassegnare che vincerà la cafonaggine? Domanda retorica, e di difficile risposta. Il futuro è anche in ciò che potrà esprimere l’interculturalità e magari come gli amici stranieri che vivono e praticheranno Napoli e non solo, ci potranno garantire il non fallimento del sistema previdenziale forse ci aiuteranno nell’opera di amalgamare borghesi e cafoni partendo perché no, da un corretto uso della lingua napoletana.
di Domenico Salerno
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