Alle prossime elezioni la Groenlandia non vuole interferenze dall’estero

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Il prossimo 11 marzo si terranno le elezioni per il parlamento locale della Groenlandia, l’isola che fa parte della Danimarca ma che ha ampi margini di autogoverno. Negli ultimi mesi la Groenlandia è finita al centro di questioni internazionali a causa dell’atteggiamento sempre più minaccioso del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che vorrebbe prenderne il controllo. L’attuale parlamento ha anche approvato una legge che impedisce il finanziamento dei partiti groenlandesi dall’estero, proprio per «salvaguardare l’autonomia del paese» da possibili interferenze esterne.

La data delle elezioni è stata annunciata dal primo ministro groenlandese Múte Egede, che guida un governo di coalizione sostenuto dal partito di sinistra Inuit Ataqatigiit e dal socialdemocratico Siumut. Nel parlamento, composto da 31 seggi, sono presenti cinque forze politiche: tutte sono favorevoli all’indipendenza della Groenlandia dalla Danimarca, che verosimilmente sarà un tema centrale nella campagna elettorale. I vari partiti differiscono però sui tempi e sui modi con cui l’indipendenza dovrebbe essere raggiunta: al momento solo il partito di opposizione Naleraq propone un distacco immediato dalla Danimarca.

La questione dell’indipendenza è tornata di maggiore attualità a causa delle molte dichiarazioni aggressive di Trump. Il presidente statunitense sostiene che gli Stati Uniti dovrebbero prendere il controllo della Groenlandia, e non ha escluso di ricorrere alla forza per farlo, usando in più occasioni una retorica esplicitamente nazionalista e neocoloniale. A inizio gennaio Trump ha anche inviato in Groenlandia suo figlio maggiore, Donald Trump Jr., in una specie di visita esplorativa.

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Nel presentare la nuova legge contro i finanziamenti stranieri ai partiti locali, il primo ministro Egede non ha mai nominato espressamente Trump, ma ha detto che preservare l’autonomia della politica groenlandese è una necessità vista «l’attuale situazione» e che il paese è «particolarmente vulnerabile» ai tentativi di influenzare le elezioni e i processi decisionali.

Kangaamiut in Groenlandia (Ida Marie Odgaard/Ritzau Scanpix via AP)

La Groenlandia ha 56mila abitanti e la sua politica è finanziata quasi totalmente con fondi pubblici. Donazioni private che in altri paesi sarebbero di moderata entità possono essere influenti e decisive: per questo la nuova legge limita anche le donazioni provenienti da privati residenti sull’isola, che non possono essere superiori a circa 2.700 euro. Ogni partito politico può ricevere al massimo 27mila euro di donazioni da privati ogni anno. Il parlamento ha introdotto anche nuove limitazioni all’acquisto di terre e abitazioni e agli investimenti da parte di persone straniere.

Come detto, oltre alle dichiarazioni di Trump durante la campagna elettorale si parlerà molto anche della possibile indipendenza dalla Danimarca, che la governa da secoli. Fino alla metà del Novecento la Groenlandia era di fatto una colonia danese, poi in vari passaggi ha acquisito sempre più autonomia. Dal 1953 ha proprie istituzioni di governo interne, e dal 1979 ha un suo parlamento che ora verrà rinnovato. Nel 2009 al governo locale sono stati dati ampi margini di autonomia in politica interna, e da quell’anno l’unica lingua ufficiale è quella groenlandese, totalmente diversa dal danese. Secondo i sondaggi la maggioranza della popolazione sarebbe favorevole all’indipendenza, ma il 45 per cento si opporrebbe se questa peggiorasse le condizioni generali di vita.

Al momento l’economia della Groenlandia è piuttosto fragile, basata sulla pesca e sui sussidi provenienti dalla Danimarca. Il suo territorio è però ricco di cosiddette “materie prime critiche” necessarie per costruire i microchip e vari altri componenti tecnologici, ma anche per la transizione energetica. Il cambiamento climatico sta facendo aumentare le temperature anche in Groenlandia, facendo sciogliere i ghiacciai e rendendo più agevole l’estrazione di materiali dal sottosuolo. Questo la rende particolarmente ambita, in primo luogo proprio dagli Stati Uniti di Trump.

– Leggi anche: Trump e la Groenlandia, per chi non ci ha capito niente



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