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Quando si parla di sicurezza e criminalità a Milano, spesso si sente dire che la città è diventata pericolosa solo negli ultimi anni. Ma è davvero così? Uno sguardo alla storia criminale del capoluogo lombardo dimostra che la delinquenza non è certo una novità e che le radici di molti fenomeni risalgono a decenni, se non secoli fa. Vediamo insieme come la criminalità ha attraversato le epoche, tra bande, mafia e rapine leggendarie.


La violenza nella storia: un elemento sempre presente

La violenza fa parte della storia umana da sempre. Se guardiamo ai miti e alle narrazioni antiche, troviamo episodi di omicidi, tradimenti e punizioni esemplari. Da Caino e Abele nella Bibbia al codice di Hammurabi (risalente a quasi 4000 anni fa), la necessità di stabilire leggi e punizioni è sempre stata un pilastro delle società umane.

Anche Milano ha visto momenti di grande violenza già nei secoli passati. Nell’Ottocento, ad esempio, il “mostro della stretta Bagnera”, Antonio Boggia, terrorizzava la città con omicidi e truffe ai danni di donne ingenue. Era un tempo in cui le strade non erano illuminate e la giustizia era meno efficace di oggi, favorendo il proliferare di criminali spietati.

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Dagli anni ’50 ai ’70: la mala milanese e le sue regole 

Quando i “terùn” erano i criminali 

Negli anni del boom economico, la percezione della criminalità era legata all’immigrazione dal sud Italia. A Milano si diceva che “non c’era omertà” come al Sud, ma in realtà la mala milanese aveva le sue regole e i suoi codici. La Ligera, la criminalità organizzata della città, seguiva una logica di rispetto e fedeltà ai membri della banda, con un forte senso di appartenenza.

Un esempio è il celebre ritornello della canzone popolare “Porta Romana Bella”, risalente all’Ottocento e poi aggiornata negli anni ‘50, che faceva riferimento alla capacità dei malviventi di sparire prima che arrivasse la polizia:
“777 fanno 21, arriva la volante e non c’è nessuno”.


Milano e la mafia: un legame lungo decenni 

Se oggi si parla della criminalità legata agli immigrati, negli anni ‘50 e ‘60 il problema principale era la mafia. Milano divenne un punto di riferimento per esponenti di spicco del crimine organizzato, molti dei quali espulsi dagli Stati Uniti.

Nel 1958 il mafioso Joe Adonis, espulso dagli USA, si stabilì in via Albricci. Lo stesso accadde con Salvatore Gambino e, più tardi, con Luciano Leggio, capo dei corleonesi, arrestato nel 1974 in via Ripamonti. Non solo singoli criminali, ma anche vertici della mafia si riunivano a Milano, come dimostrato da incontri documentati in via General Govone, a cui partecipò anche Totò Riina.


Le grandi rapine: dai colpi ai film 🎬💰

Gli anni ‘50 e ‘60 furono caratterizzati da rapine spettacolari, spesso paragonabili a quelle dei film hollywoodiani. La più celebre fu la rapina di via Osoppo a Milano nel 1958, che fruttò 114 milioni di lire (quasi 2 milioni di euro attuali). Questo colpo ispirò il film “Audace colpo dei soliti ignoti”, dimostrando quanto la criminalità fosse ormai parte della cultura popolare.corriere sera rapina via osoppo milano


Gli anni ’70: Turatello, Vallanzasca e la Milano criminale 🔫🎲

Francis Turatello e il mito del boss elegante 🎩👑

Negli anni ‘70 la criminalità milanese si organizzò in bande ben strutturate. Due erano i gruppi principali: quello di Francis Turatello, detto “Faccia d’angelo”, e quello di Renato Vallanzasca, noto come “il bel René”.

Turatello era il classico boss affascinante e carismatico, con un forte legame con il mondo dello spettacolo. Franco Califano si esibiva nelle sue bische clandestine e persino i Decibel di Enrico Ruggeri gli dedicarono una canzone:
“Hai caricato il revolver più bello ed entri nel posto più chic. L’hai visto fare anche da Turatello, Arsenio Lupin, Diabolik”.


Le bische di Milano: quando il crimine si nascondeva nel lusso 🎲🏛️

A Milano le bische clandestine erano ovunque, nascoste dietro circoli culturali o sportivi. Alcuni dei luoghi più noti erano:

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  • Via Panizza (zona corso Vercelli)
  • Corso Sempione (vicino alla sede RAI)
  • Viale Elvezia (davanti all’Arena)
  • Via Savona
  • Via Cellini

E poi c’erano quelle all’aperto, in zone oggi considerate tranquille: piazza Cartagine, piazza Piemonte, stazione Centrale.


La guerra tra Turatello e Vallanzasca: tradimenti e vendette 🔥⚔️

Nel 1977 i due boss vennero arrestati, e nel 1981 Turatello fu assassinato in carcere a Nuoro. Vallanzasca invece, dopo una serie di evasioni e tentativi di reinserimento, è in prigione da allora.

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Curiosamente, nonostante la rivalità, i due si riconciliarono nel 1979, quando Vallanzasca si sposò in carcere e scelse proprio Turatello come testimone.


Epaminonda e il massacro di via Moncucco 💣🔪

Dopo l’arresto di Turatello, il suo ex collaboratore Angelo Epaminonda, detto “il Tebano”, prese il controllo della criminalità milanese. Per affermarsi, eliminò brutalmente i rivali con omicidi e stragi.

Uno degli episodi più cruenti fu la strage del ristorante “La Strega” in via Moncucco nel 1979: otto morti per eliminare fedelissimi di Turatello. Nel 1981, Epaminonda organizzò un’altra strage, in via delle Rose, per vendicare una rapina subita dalla sua bisca.

Nel 1984 Epaminonda fu arrestato e iniziò a collaborare con la giustizia, rivelando dettagli su oltre 50 omicidi e su come la criminalità organizzata milanese avesse intrecci con la politica e l’imprenditoria.


Milano, città criminale o solo una narrazione? 🎭📜

Questa lunga storia ci insegna che Milano ha sempre avuto criminalità, ma il modo in cui la percepiamo cambia nel tempo. Oggi si punta il dito sugli immigrati, ieri erano i meridionali, prima ancora la mala locale. Ma la verità è che la sicurezza di una città non si misura solo con la percezione, bensì con dati concreti e contesto storico.

Chi dice che “prima era meglio” forse ha dimenticato la Milano degli anni ‘70, dove si sparava per strada e le rapine erano all’ordine del giorno. Oggi, con tutti i problemi esistenti, la città è sicuramente più controllata e sicura.

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