Una delle vittime di Almasri denuncia il governo Meloni per favoreggiamento

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“L’esecutivo ha vanificato la possibilità di ottenere giustizia”. A Perugia aperto un fascicolo per la denuncia di Li Gotti e l’esposto di Lo Voi

Una nuova denuncia è stata presentata contro le più alte cariche del governo coinvolte nella vicenda della liberazione del torturatore libico Osama Almasri. A presentarla, alla procura della Repubblica di Roma, è Lam Magok Biel Ruei, cittadino del Sud Sudan. Lam Magok, che è stato vittima delle torture dell’uomo che era a capo del direttore del famigerato penitenziario di Mittiga e rimandato in Libia a bordo di un volo di Stato, lunedì mattina ha messo a disposizione dei magistrati un atto di nove pagine con una serie di allegati in cui, raccontando della sua vicenda, accusa il Presidente del Consiglio e i capi dei dicasteri di Giustizia e Viminale. L’accusa è di “favoreggiamento”, lo stesso reato che l’avvocato Luigi Li Gotti ha ipotizzato nella denuncia presentata quasi due settimane fa. “Il Governo italiano mi ha reso vittima per una seconda volta” di “queste atrocità di cui sono testimone”, afferma. L’esecutivo – a detta del denunciante – ha “vanificato la possibilità di ottenere giustizia sia per tutte le persone, come me, sopravvissute alle sue violenze, sia per coloro che ha ucciso sia per coloro che continueranno a subire torture e abusi per sua mano o sotto il suo comando”. Nella denuncia, che finirà all’attenzione del Procuratore di Roma Francesco Lo Voi, l’avvocato Francesco Romeo parla di “inerzia di Nordio” che, a suo dire, “avrebbe potuto e dovuto chiedere la custodia cautelare del criminale ricercato dalla Corte penale internazionale”. Una mancata iniziativa, è il ragionamento del legale, che assieme al “decreto di espulsione firmato dal ministro dell’Interno, con l’immediata predisposizione del volo di Stato per ricondurre il ricercato in Libia, hanno consentito ad Almasri di sottrarsi all’arresto e di ritornare impunemente nel suo Paese di origine, impedendo così la celebrazione del processo a suo carico”. Per il legale di Lam Magok, attualmente ospite di una struttura di Baobab Experience, “esiste un comunicato ufficiale della Corte penale internazionale del 22 gennaio scorso che dimostra che le autorità italiane erano state non solo opportunamente informate dell’operatività del mandato di arresto, ma anche coinvolte in una precedente attività di consultazione preventiva e coordinamento volta proprio a garantire l’adeguata ricezione della richiesta della Corte e la sua attuazione”. 

Ed inoltre, “in quello stesso comunicato si riporta che le autorità italiane hanno chiesto espressamente alla Corte penale di non commentare pubblicamente l’arresto di Almasri, dimostrando, quindi, di esserne a conoscenza”. “Il silenzio del ministro Nordio è stato chiaramente funzionale alla liberazione di Almasri”, aggiunge Lam Magok che attende ora la decisione del capo dei pm di piazzale Clodio. Lo Voi dovrà valutare l’incartamento e ha davanti a sé due opzioni: o avviare un nuovo procedimento oppure, alla luce del fatto che i profili penali sono gli stessi, inviare la denuncia al tribunale dei Ministri che già indaga dopo la denuncia presenta dall’avvocato Luigi Li Gotti. E sulla quale, dopo l’esposto dell’avvocato Mele, ora indaga la procura di Perugia, competente su tutti i procedimenti che riguardano i magistrati romani: sul tavolo del procuratore Raffaele Cantone è infatti arrivato l’esposto dell’avvocato Luigi Mele nei confronti del collega Luigi Li Gotti (che lo ha denunciato a sua volta all’ordine degli avvocati) e del procuratore di Roma. Il fascicolo è a modello 45, vale a dire senza ipotesi di reato o indagati. Nei confronti di Li Gotti, l’esposto dell’avvocato Mele ipotizza i reati di calunnia aggravata, attentato contro gli organi costituzionali e vilipendio delle istituzioni; nei confronti del procuratore, invece, nell’esposto si ipotizzano l’omissione d’atti d’ufficio aggravata e l’oltraggio a un corpo politico. Lam Magok, che è stato vittima delle torture dell’uomo che era a capo del direttore del famigerato penitenziario di Mittiga, lunedì mattina ha messo a disposizione dei magistrati un atto di nove pagine con una serie di allegati in cui, raccontando della sua vicenda, accusa il Presidente del Consiglio e i capi dei dicasteri di Giustizia e Viminale di “favoreggiamento”.

Foto © Imagoeconomica

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