L’Europa di Giorgia Meloni: tra pragmatismo e spinte identitarie

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


I rapporti tra Roma e Bruxelles nel 2024 sono stati caratterizzati da una costante negoziazione di carattere prettamente politico, alla ricerca di reciproche concessioni. La narrativa e l’azione del governo Meloni sono state improntate a un dialogo pragmatico e a una collaborazione condizionata, offrendo sostegno alle iniziative europee, ma reclamando al contempo un ruolo di primo piano per l’Italia nella definizione delle politiche comuni.

Le dimensioni principali attraverso cui si è articolato l’approccio alla politica europea del governo sono state la cautela sulle questioni economiche e di bilancio, l’adesione ferma alla politica europea di sostegno all’Ucraina contro l’aggressione di Mosca, e il protagonismo nella ridefinizione delle politiche in materia di migrazione e asilo.

Fin dall’inizio del suo mandato, Giorgia Meloni e il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti hanno improntato la politica economica dell’Italia alla prudenza, in sostanziale continuità con quanto fatto dal precedente governo Draghi. Del resto, la necessità di mantenere rapporti costruttivi con Bruxelles è un imperativo per un Paese con alti livelli di indebitamento come l’Italia, soprattutto nella delicata fase di realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) finanziato dal NextGenerationEU. Tuttavia, si sono registrate alcune prese di posizione eterogenee rispetto al consenso europeo che trovano spiegazione in un approccio ideologico a beneficio di dinamiche politiche nazionali, a partire dalla mancata ratifica dell’Italia della proposta di riforma del Meccanismo europeo di stabilità a dicembre 2023.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Politica estera: dall’Ucraina ai Balcani

Per quanto riguarda il conflitto russo-ucraino, il governo italiano si è schierato fin dagli inizi al fianco di Kyiv nella risposta all’aggressione di Mosca, aderendo alla posizione europea e partecipando a tutte le iniziative di sostegno al governo ucraino. Nel corso del 2024, l’impegno italiano si è focalizzato anche sulla ricostruzione dell’Ucraina, sia attraverso lo Strumento per l’Ucraina sia attraverso aiuti bilaterali. L’Italia, tra l’altro, ospiterà la prossima edizione della conferenza, che si terrà a Roma nel luglio del 2025.

Sulle politiche migratorie la premier italiana è riuscita a costruire un rapporto di collaborazione in particolare con la presidente von der Leyen, facilitata dalla progressiva focalizzazione dell’azione europea sugli aspetti securitari e sulla gestione esterna del fenomeno, a scapito degli aspetti più legati all’integrazione e alla redistribuzione interna dei migranti. Questo approccio si è concretizzato in una serie di accordi sulle migrazioni con Paesi terzi, ma anche nel protocollo bilaterale, che ha suscitato notevole attenzione a livello UE, tra Italia e Albania in materia migratoria. Il via libera del governo italiano al nuovo Patto dell’UE sulla migrazione e l’asilo, adottato dal Consiglio dell’UE a maggio, è stato un ulteriore messaggio di collaborazione costruttiva inviato alle istituzioni europee da Giorgia Meloni.

Le sfide politiche europee e il futuro delle relazioni

L’Italia è stata tra i principali promotori della politica di allargamento dell’UE, in particolare verso i Balcani occidentali. In linea con questa posizione, l’Italia è stata tra i Paesi che più hanno spinto per l’apertura dei negoziati di adesione con la Bosnia-Erzegovina nel Consiglio europeo di marzo 2024, e ha sostenuto la Presidenza di turno ungherese del Consiglio dell’UE nel secondo semestre 2024 per l’apertura dei negoziati di adesione con l’Albania.

La campagna elettorale italiana per il rinnovo del Parlamento europeo ha visto le principali forze di governo scendere in campo con messaggi politici differenti, addirittura antitetici, anche in ragione della loro appartenenza a famiglie politiche diverse a Strasburgo. I diversi approcci tra i partiti di governo italiani emersi durante la campagna per le elezioni del Parlamento europeo hanno quindi generato tensioni nel processo di nomina della nuova leadership dell’UE. Nonostante il rafforzamento elettorale di Fratelli d’Italia (che si è confermato primo partito in Italia con il 28,8 per cento dei consensi) e le buone relazioni coltivate da Giorgia Meloni con i leader dei partiti europeisti, il governo italiano ed Ecr si sono rivelati in ultima analisi ininfluenti per la formazione delle maggioranze politiche al Consiglio e al Parlamento europeo, funzionali alla scelta della nuova classe dirigente dell’Unione.

In un primo momento, al Consiglio europeo di fine giugno, Meloni è rimasta esclusa dagli accordi sulle massime cariche e ha quindi votato contro la nomina di Antonio Costa a presidente del Consiglio europeo e contro la candidatura di Kaja Kallas per la carica di Alto rappresentante, astenendosi invece sulla ricandidatura di von der Leyen a presidente della Commissione. Quest’ultima è arrivata alla prova del voto in Parlamento sostenuta da una maggioranza centrista, moderata e pro-europea, formata dal Partito popolare europeo, dai Socialisti e Democratici, dai Liberali e dai Verdi, che ha totalizzato 401 voti. Dopo l’annuncio dei risultati Fratelli d’Italia ha dichiarato il proprio voto contrario — una scelta che è sembrata confinare il partito all’opposizione a livello europeo, abbandonando in apparenza l’approccio pragmatico in Europa e il ruolo di ponte tra i conservatori e l’ala più radicale della destra continentale.

Tuttavia, nella formazione della nuova Commissione, von der Leyen ha quindi indicato il candidato italiano e membro di Fratelli d’Italia Raffaele Fitto per uno dei posti di vicepresidente esecutivo, con portafoglio alla coesione e alle riforme. L’appoggio di von der Leyen alla nomina di Fitto non è mai venuto meno, neppure quando attorno a essa si è materializzata l’opposizione di Socialisti e Democratici, Liberali e Verdi. Sembra dunque che il rapporto fiduciario tra Giorgia Meloni e la nuova presidente della Commissione von der Leyen non si sia rotto del tutto, nonostante la posizione ambigua del governo italiano sulle nuove istituzioni europee.

Nel 2025, il cambio di amministrazione negli Stati Uniti potrebbe rappresentare un elemento di grande cambiamento anche per le dinamiche politiche italiane e per le relazioni del governo con i partner europei. Giorgia Meloni dovrà trovare la non facile quadra tra il rinnovo di una salda relazione transatlantica, la tenuta interna della sua maggioranza e l’impegno per il mantenimento dell’unità europea.

Questo articolo è un estratto dell’annuale Rapporto sulla politica estera italiana 2024, realizzato dall’Istituto Affari Internazionali. La presentazione del Rapporto si terrà il 6 febbraio alle 17:30 presso la sede dello IAI, con una tavola rotonda che vedrà la partecipazione di politici, giornalisti ed esperti nazionali.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link