Criticare l’islam non è razzismo

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È stata lanciata in questi giorni l’ottava edizione del premio “Swiss Stop Islamization Award”, ideato dal sottoscritto per ricompensare ogni anno tre persone o associazioni o media che in Svizzera e nei Paesi circostanti si battono con coraggio contro l’islamizzazione culturale, politica e sociale dell’Europa, e contro quei fanatici islamisti che, nell’intento di conquistare il mondo, ostacolano con ogni mezzo l’integrazione dei musulmani cosiddetti moderati o laici , cercando di reislamizzarli e radicalizzarli.

Nel 2018, quando lanciai la prima edizione di questo premio, un vecchio amico che aveva letto la notizia sul Blick mi rimproverò di aver passato “il confine di entrata nel fanatismo intollerante” e di essermi trasformato in un “fanatico razzista”. E ruppe un’amicizia che durava da mezzo secolo. Gli risposi che con quella sua drastica decisione aveva dimostrato l’opportunità di premiare quei pochi coraggiosi critici dell’islam che, invece di essere ringraziati per i pericoli a cui si esponevano nell’interesse di noi tutti, venivano spesso trattati come lebbrosi, boicottati dalla stampa e condannati all’isolamento sociale. Inutilmente cercai di fargli capire che criticare una religione o un’ideologia, come pure i loro fanatici seguaci, non è razzismo, così come ad esempio non erano razzisti verso tutti i tedeschi coloro che ai tempi di Hitler a ragion veduta criticavano il nazismo ed i nazisti.

Del resto chi conosce un po’ l’islam, i suoi testi sacri pieni di violenza e di odio verso i non musulmani (ma anche verso i musulmani non praticanti e quelli che vorrebbero cambiare religione) e le sue subdole strategie per conquistare il mondo con le buone o con le cattive, non può che aver paura di questa ideologia totalitaria, razzista e misogina mascherata da religione. Perché se è vero che esistono dei musulmani moderati, è anche vero che l’islam non è moderato.

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Solo gli ignoranti della materia e gli ingenui, fra cui molti giornalisti e politici dell’area rossoverde (i cosiddetti “islamogauchistes”), credono davvero che l’islam sia una religione come le altre, una religione di pace, amore e tolleranza, una religione la cui espansione in Europa (misurabile a vista con la crescente diffusione di donne velate e la moltiplicazione delle moschee) non deve destare preoccupazione.

Per loro gli islamofobi sono dei razzisti, dei provocatori anti-musulmani. Ma dato che islamofobia non significa “odiare i musulmani” bensì “aver paura dell’islam”, tutti coloro che legittimamente credono che questo dogma sia incompatibile con i valori della nostra società e temono le conseguenze di un’islamizzazione del loro Paese, dovrebbero essere fieri di dichiararsi islamofobi, come ha detto di sè uno dei vincitori del premio, il palestinese cristiano Sami Aldeeb, che sa di cosa parla essendo forse il più grande esperto di islam in Svizzera.

Finora 42’000 franchi sono stati assegnati ai 22 vincitori del premio, fra i quali, va sottolineato, vi sono 4 musulmani o ex-musulmani (Magdi Cristiano Allam, Shafique Keshaviee, Souad Sbai e Boualem Sansal). Per il finanziamento dell’ottava edizione, che conta 8 candidati (fra cui 3 musulmani o ex-musulmani), è stata lanciata una raccolta di fondi, con l’obiettivo di raccogliere 6’000 franchi, ossia 2’000 per ognuno dei tre vincitori.

Fra i “nominati” della nuova edizione avrei voluto inserire anche il francese René Marchand, che purtroppo è deceduto lo scorso 15 novembre all’età di 89 anni. Marchand, giornalista e grande esperto di islam, è stato uno dei pilastri della lotta contro l’islamizzazione della Francia e dell’Europa, e segnalo due dei suoi libri pubblicati nelle edizioni Riposte Laïque : “Reconquista ou Mort de l’Europe (2013) e “Pourquoi et comment interdire l’islam” (2017). Un libretto, quest’ultimo, in cui con argomentazioni convincenti si spiega perché e in che modo occorre proibire l’islam in Francia e Europa. Proprio nell’aprile scorso avevo inviato una copia di questo libretto di agevole lettura – che consiglio a tutti di leggere – a una ventina di persone, fra cui i dieci deputati ticinesi che siedono nel Parlamento nazionale.

Per il finanziamento dell’ottava edizione è stata lanciata una raccolta di fondi. L’obiettivo è di raccogliere 6’000 franchi e conto sulla generosità dei lettori del “Mattinonline” – già premiato nel 2023 – per garantire il successo a questa iniziativa unica nel suo genere in Svizzera e in Europa. Chi desidera sostenere questa iniziativa può farlo versando un contributo al seguente indirizzo: Movimento Politico “Il Guastafeste” – 6616 Losone – ccp 65-67871-6 – IBAN: CH62 0900 0000 6506 7871 6; con la menzione “Premio SSIA”.

I “nominati” per il 2025 sono otto: Giulio Meotti (Italia), Amar Bouberguig (Losanna), Fanny Idoux, ex Truchelut (Francia), il dr. Dominique Schwander (Vallese), Mireille Vallette (Ginevra), Hamid Zanaz (Francia), Alain Wagner (Francia), Hamed Abdel-Samad (Germania).

Giorgio Ghiringhelli 

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