Filippo Mele Blog: BASILICATA. C’E’ ANCHE IL FIGLIO DI MARCELLO PITTELLA, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE, TRA I 117 INDAGATI DELL’INCHIESTA SUI TITOLI DI STUDIO E DI ABILITAZIONE FALSI. E DALLE INTERCETTAZIONI SPUNTANO LE “CERTEZZE” ASSICURATE A CHI SI ISCRIVEVA AI CORSI: “PROCEDIAMO NOI”

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LA PRIMA PAGINA DEL QUOTIDIANO DEL SUD, EDIZIONE DI BASILICATA, DI OGGI
IL PROCURATORE MAURIZIO CARDEA

FONTE ILQUOTIDIANODELSUD.IT

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

POTENZA, TITOLI DI STUDIO
FALSI. TRA GLI INDAGATI ANCHE IL FIGLIO DI PITTELLA

PINO PERCIANTE

INCHIESTA SUI TITOLI DI
STUDIO FALSI A POTENZA CHE HA PORTATO A 7 ARRESTI TRA BASILICATA E CAMPANIA,
DALLE INTERCETTAZIONI EMERGE IL SISTEMA ARCHITETTATO.

Vi era la certezza di
raggiungere il risultato. E’ uno degli aspetti che emergono dalle indagini sull’associazione
a delinquere finalizzata a reati di falso che giovedì ha portato a sette
arresti tra Basilicata e Campania. Tra i 117 indagati anche Adam Federico
Pittella, figlio dell’ex governatore lucano, attuale presidente del consiglio
regionale, Marcello Pittella. Da un’intercettazione verrebbe a galla la
certezza fornita dalla responsabile di una scuola di formazione di Potenza,
Ilaria Galotta, di superare gli esami. Nel confronto tra la responsabile della
scuola, Ilaria Galotta, e la potenziale cliente, la prima spiega alla
studentessa che per quanto riguarda gli esami «procediamo noi». «E se poi non
dovesse andare bene?», chiede la potenziale cliente.

La Galotta ribadisce:
«Procediamo noi», e risata della responsabile della scuola, la quale poi
aggiunge: «Si, appositamente, proprio perché sono sette moduli e non sono
semplici! Dal terzo modulo in poi sono molto molto complicati quindi chi viene
bocciato poi insomma… è costretto a ripagare di nuovo la certificazione. Per
eliminare questa cosa procediamo noi». «Perfetto ho capito – le dice la cliente
– io pago il corso, però se poi vengo bocciata non faccio …io non faccio nulla
pensate tutto voi». E la Galotta: «Procediamo noi signora, semplice! Procediamo
noi».

Proprio questa frase, vale a
dire «procediamo noi», è stata interpreta dagli investigatori come la
rassicurazione sul superamento delle prove d’esame ed è costata gli arresti
domiciliari a Galotta, 32 anni, di Potenza, commissaria cittadina di Fratelli
d’Italia dal 2023 e rimasta alla guida dei meloniani potentini fino a qualche
giorno, per la precisione fino al 26 gennaio scorso, quando è stato eletto il
segretario cittadino del partito, Alessandro Galella, che è anche consigliere
regionale. L’intercettazione tra Galotta e la sua cliente risale al 16 ottobre
del 2023. Al momento non sono emersi elementi per ritenere che le accuse a
Galotta – che la scorsa estate si era anche candidata senza successo con
Fratelli d’Italia al Comune di Potenza per un posto da consigliere – abbiano
una relazione con la sua attività politica.

Galotta, che gestisce
l’omonima scuola di formazione, e gli altri sei arrestati (tra cui anche il
compagno della donna, Stefano Dragonetti, di 33 anni) avrebbero favorito oltre
cento persone (a loro volte iscritte nel registro degli indagati
dell’inchiesta) nel conseguimento di titoli di studio e abilitazioni
professionali. Vi erano ambiti nei quali le agevolazioni erano più efficaci.
Uno di questi ambiti era il settore sanitario in cui è stata comprovata in modo
fasullo la presenza di alcuni studenti durante i tirocini obbligatori. per
ottenere la qualifica di Operatore socio sanitario (Oss).

Secondo l’accusa gli indagati
sono riusciti anche a superare i controlli dell’organismo che rilasciava i
titoli di studio. Gli altri ambiti in cui i sette arrestati agivano erano
quelli universitario e informatico Anche in questo caso garantivano l’esito
positivo di esami on line e corsi per attestati informatici, arrivando persino
a sostituirsi ai candidati nelle prove via web. Si contesta, infatti, che negli
esami on line in ambito informatico alcuni indagati si siano sostituiti agli
iscritti nel corso delle prove d’esame per assicurare il superamento della
prova stessa; in ambito universitario, invece, sarebbe stato manipolato l’esito
degli esami previsti dal piano di studio riferiti a corsi di laurea on line
svolgendo le prove da remoto mediante un applicativo («Iperiur remote»).

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Un sistema illegale ma
efficace per quella che la Procura di Potenza, guidata da Maurizio Cardea,
ritiene essere un’associazione a delinquere dedita a reati di falso per far
ottenere in modo illecito titoli di studio e abilitazioni professionali. E
proprio quei risultati garantiti erano stati in grado di richiamare clienti da
varie regioni italiane, in particolare da Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, e
Sicilia, oltre che da Basilicata e Campania, le due regioni dove hanno sede gli
istituti finiti sotto inchiesta. Gli investigatori del Nucleo di polizia
economico finanziaria della Guardia di Finanza di Potenza, nei mesi di
indagini, anche informatiche, sono arrivate a più di un centinaio di
beneficiari dei titoli ottenuti in modo illegale e poi utilizzati per
partecipare a selezioni lavorative o ottenere punteggi aggiuntivi nelle
graduatorie. Titoli da giovedì mattina non più utilizzati perché finiti sotto
sequestro.

Il procuratore ha parlato di
un’indagine nata dalla denuncia di una signora (una mamma) che si sarebbe vista
chiedere mille euro per un corso a cui non era nemmeno interessata. La donna si
era rivolta al «Centro studi Galotta» per capire se c’era modo di aiutare il
figlio a entrare nelle forze armate. Da qui l’avvio degli accertamenti che
hanno portato a scoprire la presunta associazione.

«I promotori
dell’associazione – si legge in una nota diffusa giovedì a margine dalla
conferenza stampa in Procura – hanno svolto un vero e proprio ruolo di scouting
della clientela, localizzata in ben 6 Regioni d’Italia in trattenendo, altresì,
rapporti con altri istituti formativi localizzati tra le province di Potenza e
Napoli, gestiti sempre da correi. Le condotte contestate -chiosa la Procura –
si pongono in contrasto con valori, costituzionalmente protetti, quali
principio di eguaglianza e pari opportunità sul lavoro, oltre, al diritto alla
salute».

Durante la conferenza stampa
è stato spiegato che in un caso si scoperto che uno dei «clienti» degli
arrestati risultava all’estero mentre questi ultimi partecipavano a un corso a
suo nome. Un ulteriore riscontro alle ipotesi investigative- si legge nelle
carte dell’inchiesta – si riferisce ad un’altra cliente che il 14 dicembre del
2023 – secondo i dati forniti dall’Istituto che rilasciava i titoli di studio –
dalle 13.24 alle 14.57 avrebbe sostenuto on line la prova d’esame, mentre –
secondo i dati forniti dalla struttura scolastica – dalle 12.23 alle 18.30 di
quel giorno si trovava nel suddetto istituto «come da timbratura del
cartellino». Secondo il giudice per le indagini preliminari «la sussistenza di
un gruppo organizzato per commettere una serie di reati» è «affermazione
ampiamente confermata dalle risultanze investigative.

Le complessive acquisizioni
consentono di ritenere infatti – prosegue il gip – che la pluralità di illeciti
di cui si è detto fino ad ora non fossero scollegati tra di loro, ma fossero il
frutto di un vero e proprio accordo criminoso, di portata generale, tra più
soggetti organizzati. Del resto, le intercettazioni comprovano l’esistenza di
frequenti rapporti dei sodali tutti riconducibili alla programmazione e
all’esecuzione delle attività delinquenziali programmate dalla stessa
consorteria».

Il gip aggiunge: «Lo
specifico contesto nel quale i singoli delitti sono maturati e le modalità della
loro esecuzione rappresentano di certo indici della esistenza di un ben preciso
vincolo associativo che si estrinsecava secondo una sperimentato schema
operativo. Il gruppo del quale si parla, per il vincolo non precario che legava
fra loro i suoi componenti, per il numero delle persone coinvolte e per la sua
organizzazione presentava certamente tutte le caratteristiche che consentono di
affermare la configurabilità del reato associativo».



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