Gli investimenti bellici dell’Unione europea 2025 raddoppiano. La Banca europea, forzando il suo mandato, moltiplica il finanziamento alla Difesa: e il miliardo di finanziamenti bellici 2024 diventeranno due, forza la presidente dell’istituto di credito Ue Nadia Calviño. Tutti sulla scia del ‘ministro Ue lituano’ che sogna il 5% del Pil alla Difesa? Poi la questione armi italiane a Kiev, conti pasticciati, mentre l’Ucraina corre rischi sempre più gravi.
Europa armata raddoppia a guerra persa
La Banca europea degli investimenti raddoppia la quota di finanziamento dedicato al settore difesa. Una cifra forse piccola sui quasi 100 miliardi per infrastrutture e transizione green, concede il manifesto, ma «cifra importante visto che il mandato dell’istituto non era certo quello di armare il continente», contesta Andrea Valdambrini. «Ma le pressioni della Commissione Ue e di alcuni paesi membri, la fa slittare verso una Banca europea degli armamenti». (https://www.remocontro.it/2025/01/30/militarismo-baltico-sulleuropa-5-per-la-difesa/). Lunedì i capi di governo a Bruxelles con l’Italia spinge  sulla ‘flessibilità nelle spese militari’ rispetto agli obblighi del Patto di stabilità .
Stanziamenti Ue per nuove armi?
Insomma, usare gli stanziamenti Ue per la crescita acquistando nuove armi? Sul tema, confusione a destra e a sinistra. Vedi la proposta dell’ex commissario europeo Paolo Gentiloni che si lascia scappare che «un fondo europeo da 500 miliardi farebbe la differenza». L’ovvio mentre in Ucraina i russi avanzano nel Donetsk meridionale, e i vertici di Kiev rivelano i timori di una crisi. Trump non ha ancora reso nota la sua strategia per la tregua in Ucraina, e a Kiev sospettano che non ne abbia ancora una, salvo la certezza della lesina si armi e soldi. Mentre al fronte la situazione peggiora vistosamente, con le truppe ucraine costrette ad arretrare per non essere prese nelle ‘sacche’ dalle truppe russe in avanzata.
Non pacifisti ma ‘frugali’
Un’Europa potenza militare alternativa alla Nato è l’ipotesi è avversata da sempre dai ‘Paesi frugali’ ed è facile prevedere da Paesi come la Germania, in corsa verso il voto anticipato di fine febbraio, non prenderà decisioni fino all’insediamento del nuovo cancelliere. Dalla ‘ministra degli Esteri Ue’ Kallas al commissario alla difesa Kubilius, di cui abbiamo già detto molto male, alcuni vertici dell’Unione forse pretendono di superare Trump sul Pil per spese militari (gli Usa sono al 3,7%). Ieri Lituania ed Estonia hanno deciso di aumentare la spesa per la difesa oltre il 5% del Pil. Obiettivo sfiorato dalla sola Polonia, mentre Italia e Spagna tra gli altri restano ben sotto il 2%.
Per quei miliardi ci vuole un drago
Rilancio industriale solo armandoci? Il ‘rapporto Draghi’ che la presidente Von der Leyen spesso cita quasi a cavalcarlo, parlava 7- 800 miliardi di euro l’anno, salvo il mistero sul dove farli uscire, e a scapito di cosa d’altro. Di sviluppo delle capacità militari avrebbe già parlato Giorgia Meloni in una telefonata col tedesco Scholz, proprio in vista del vertice informale di lunedì. E sul nuovo corso ‘politico militare Ue’ prende atto e si adegua la stessa presidente della Bei. Pur ricordando di «non essere il ministero della Difesa», Calviño si giustifica parlando di «finanziamenti in difesa soltanto ampliati e di ammissibilità dei progetti». Con molto su cui  discutere.
Regole europee a convenienza
Obiettivo nascosto, mettere le mani sulla riserva aurea della Bei. Richieste della Commissione Ue per far fronte alle spese della guerra in Ucraina. Lo statuto prevede/prevederebbe infatti che la Bei non possa finanziare progetti di uso esclusivamente militari ma solo accompagnati anche da quello civile. Rispettando formalmente il mandato, lo scorso anno l’istituto si era già mosso per sovvenzionare progetti sempre di più parte della corsa agli armamenti. La spagnola Calviño cita per giustificarsi: la spesa per satelliti dual-use in Polonia, la ristrutturazione dei porti danesi per esigenze delle imbarcazioni Nato e gli investimenti in nuova tecnologia militare.
Basta trucchi, si cambino le regole
Eventuale cambio di statuto della Bei per finanziare direttamente il settore Difesa. «C’è l’urgenza e la volontà di guardare alla questione ed esplorare il più possibile i modi per usare la Banca», ha confidato un diplomatico, chiarendo poi che «è ancora troppo presto per parlare di consenso». Però la direzione politica è chiara. Ieri, la Commissione ha sbloccato un miliardo di fondi per progetti di ricerca e sviluppo nel settore della difesa. Mentre un gruppo di europarlamentari italiani si è incontrato per rilanciare l’iniziativa pacifista. Contro l’Europa che -critica a sinistra-,  «invece di mettere al centro la pace si concentra su produzione di armi e piani di guerra».
E la armi italiane all’Ucraina?
L’Italia, tra i pochi Paesi al mondo, impone il segreto di Stato alle armi all’Ucraina. Paranoia da segreti sistematicamente violati da Kiev quando ringrazia nei dettagli. O peggio? Intanto il costo globale dell’ impegno militare italiano in Ucraina rimane un mistero. Le stime ufficiali indicano una spesa di circa 3 miliardi di euro, ma l’Osservatorio sulle Spese Militari Italiane (Milx) denuncia l’esistenza di ‘costi nascosti’, non contabilizzati chiaramente, che porterebbero superare i 4 miliardi. Oscurità nelle voci di bilancio. Una situazione che solleva interrogativi sulle reali implicazioni economiche del coinvolgimento italiano nel conflitto, rileva InsideOver.
Costi diretti e indiretti
Ai 3 miliardi dichiarati si aggiunge un contributo di circa 1,4 miliardi destinato all’European Peace Facility, strumento dell’Unione Europea per il sostegno alla difesa in contesti di crisi. Ma il dato più significativo, secondo Milx, riguarda le spese per il ripianamento delle scorte militari, nascoste nei programmi di riarmo nazionali. 14,5 milioni per munizioni di artiglieria 2023, ad esempio. Dove le avremmo sparate? Il Servizio Bilancio del Senato aveva già sollevato il problema in occasione dell’ultimo invio di armi all’Ucraina. La Corte dei Conti ha messo in discussione la reale ‘neutralità finanziaria’ delle operazioni, denuncia Giuseppe Gagliano
Nuovo che compri per il vecchio che dai
Parliamo di 4,29 miliardi ufficiali 2024. Più 43% in soli tre anni. La vera questione sollevata da Milx riguarda l’impossibilità di distinguere quanto di questo aumento dei costi sia dovuto al supporto militare all’Ucraina e quanto sia invece legato a esigenze interne di rinnovamento delle forze armate. La mancanza di trasparenza rende difficile comprendere se il governo stia sottovalutando l’impatto economico delle operazioni o se semplicemente non ci sia un controllo adeguato sulle spese. La mancanza di chiarezza sui costi reali, più l’aumento sproporzionato delle spese militari, solleva dubbi sulla gestione complessiva della difesa nazionale.
Ucraina presto, per avere su cosa trattare
Ma torniamo a Kiev. Giorni fa il capo dell’intelligence militare ucraina Kirylo Budanov, ha dichiarato che «se non ci saranno negoziati seri prima dell’estate, potrebbero iniziare processi molto pericolosi per l’esistenza stessa dell’Ucraina». A Kiev mancano i soldati, le azioni di reclutamento coatto della polizia in tutto il Paese si fanno sempre più violente e lo scoramento della popolazione rispetto al possibile esito della guerra è tangibile. Per ‘Urkainska pravda’, da sempre vicina a Zelensky, la percentuale di quanti vorrebbero un cessate il fuoco immediato è salita al 50% della popolazione. Difficile trovare una via d’uscita alternativa ed è per questo che diverse voci della società ucraina iniziano a porsi il problema.
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