Autonomia Differenziata: occorre un’operazione verità

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La sentenza della Corte Costituzionale che rende inammissibile il referendum sulla legge ‘spaccaitalia’ sembra aver generato una sorta di crisidi identità nei movimenti contro l’Autonomia Differenziata e in tutti quelli che si sono spesi per il referendum abrogativo.

Certamente, conoscendo la tignosa caparbietà di Calderoli, Zaia e company, la battaglia contro questo sciagurato progetto non è finita e occorre vigilare, specialmente sul PD, ma da sempre ritengo che accompagnare questa lotta senza combattere i presupposti culturali che hanno portato alla pretesa di alcuni territori del Nord di praticare una comoda secessione di fatto non si raggiunga nessun risultato utile.

Certo la battaglia referendaria sarebbe stata l’occasione per fare una operazione verità sul Sud e sui motivi del crescente divario, ma questa operazione non è più rinviabile e sarebbe bello utilizzare il capitale umano e sociale che contro questa legge si è unito e che rischia effettivamente di disperdersi.

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Perché è fondamentale questa operazione verità?

Chi ha più di 60 anni ricorderà quel misterioso strumento che usciva dal taschino degli ingegneri che, con devozione quasi religiosa e inforcate le lenti da vicino, consultavano neanche fosse l’oracolo di Delfi. Si tratta del regolo calcolatore. Una sorta di righello di legno, materiale non deformabile con le temperature, reso refrattario all’umidità con trattamenti a base di paraffina e cera, con un verso laccato bianco, una asta scorrevole e una lente di ingrandimento scorrevole anche essa. Nella parte laccata nitidi segni e numeri neri. Non sorridete a questi ricordi da boomer perché con quel righello di legno sono stati costruiti i grattacieli di Manhattan e l’uomo è andato sulla luna. E infatti, semplicemente scorrendo l’asta centrale e leggendo nel vetrino i risultati si riuscivano a compiere operazioni esponenziali e logaritmiche in base e ed in base 10, oltre alle operazioni matematiche di base.

Fatto è che mentre in tutti i negozi di articoli tecnici tra tecnigrafi, china e pennini campeggiavano tra gli scaffali fino al 1975 nel giro di pochi mesi scomparvero per lasciare posto alle calcolatrici da tasca come i Casio e la mitica HP 12C.

Nelle scuole di management si raccontava la storiella delle due principali aziende produttrici di regoli calcolatori che improvvisamente da floride si trovarono sull’orlo del fallimento. Entrambe si chiesero: Cosa sappiamo fare per sopravvivere? Una si rispose: “Sappiamo costruire strumenti di precisione”. Si mise a competere con Casio e HP e fallì in poco tempo. L’altra rispose: “Siamo bravissimi a lavorare il legno”. In breve tempo diventò un punto di riferimento per tutte le industrie utilizzatrici di legname e prosperò. Se non ti chiedi chi sei e cosa sai fare e non ti dai la giusta risposta sei votato al fallimento.

Se pensiamo a cosa fare per il nostro Sud e come immaginare il nostro futuro non possiamo evitare di chiederci: Come mai il Sud è precipitato così indietro nella scala delle economie nazionali e mondiali? Quali sono le ragioni del divario Nord Sud? La risposta che ci daremo è quella che ci guiderà nell’ipotizzare il nostro futuro.

Nel 2016 Emanuele Felice pubblicò, edizioni Il Mulino, un libro dall’ambizioso titolo: Perché il Sud è rimasto indietro. In soldoni lo storytelling è: il Sud è rimasto indietro per questioni antropologiche , il Nord ha già troppi guai e quindi o il Sud si arrangia da solo scegliendo meglio la classe dirigente politica e cambiando la propria cultura o amen; perché il Nord ha già dato. All’epoca governatore pugliese era Emiliano (PD), in Calabria Mario Oliviero (PD), in Basilicata Marcello Pittella (all’epoca PD), in Campania De Luca (PD), in Molise Di Laura (PD), in Abruzzo D’Alfonso (PD), in Sicilia Crocetta (PD), in Sardegna Francesco Pigliaru (PD). Qualcuno di questi chiese: “Ce l’hai con me?”

Ma a quanto pare gli elettori hanno dato ragione a Felice e oggi, tranne, e ancora per poco, Emiliano e De Luca, e di recente la Sardegna tutti i governatori del Sud sono di destra.

La narrazione di Felice era però utile al governo Gentiloni e al PD nazionale, meglio dire del Nord, per fare nel febbraio 2017, con il favore delle tenebre, il primo accordo sulla autonomia differenziata tra il Governo e alcune regioni del Nord, di cui due del PD. E devo dire giustamente perché se la ragione del divario è antropologica non c’è nulla da fare e che il Sud si arrangi altrimenti affossa la genia operosa e incolpevole del Nord.

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Felice ebbe qualche tempo dopo in premio la carica di responsabile economico del PD fino alla vigilia del Governo Draghi anch’esso portatore della autonomia differenziata (attenti a fidarsi del PD!)

Il PD e il sindacato si sono spesi molto contro questa legge, ma per tutta la Seconda Repubblica si sono proposti come partito dell’establishment del Nord. E hanno appoggiato tutto il peggio del liberismo e dello svilimento della volontà popolare, pur di governare e non mettersi contro la stampa di sistema e, come si vede in Basilicata, con De Filippo, Margiotta e compagnia cantando, e a livello nazionale, con Franceschini, gli stessi a comandare sono quelli che hanno svenduto il Sud e che hanno taciuto quando Felice li umiliava.

Chi è padrone della storia è padrone del futuro di un popolo

Se da 165 anni ci raccontano che noi terroni siamo delle capre, e noi ci crediamo, inutile sognare di fare il ballerino alla Scala. Non possiamo fare altro che acconciarci a un futuro da capre. Ovviamente io non la penso affatto così, e da anni mi oppongo alla narrazione di comodo che possiamo sintetizzare: non è colpa del Nord se al Sud sono terroni!

E quindi tornando alla questione del regolo calcolatore prima di fare programmi e piani occorre riappropriarci della nostra storia, quella vera e, non solo della storia ma anche della cronaca facendo operazioni verità sulla spesa pubblica, sulla dotazione infrastrutturale e sul ruolo riservato al Mezzogiorno dallo Stato unitario del 1860 ad oggi, che sono le vere cause del divario Nord Sud.

Parafrasando Matrix questa per il Sud è l’ultima occasione, se rinunciamo alla verità non ce ne saranno altre. «Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai, persino a Zaia e Calderoli. Pillola rossa, capisci che paese delle meraviglie potrebbe diventare il Sud, e vedrai quant’è profonda la tana della menzogna. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo». Scegliete: pillola azzurra o rossa?



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