Roma e la Grecia, mito e religione – Tebok Kai

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Carta di credito con fido

Procedura celere

 


un testo scritto da Paolo Murino

Tutt’oggi esiste un rilevante fraintendimento riguardo la vicinanza, se non addirittura la perfetta sovrapposizione, dell’apparato mitico e religioso romano con quello greco. Sono infatti riscontrabili notevoli differenze, almeno fino all’età augustea, quando, per esigenze politiche, Roma trovò utile accorpare il suo, al vastissimo impianto religioso e mitologico greco.

Roma e la Grecia: mito e religione.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Una delle più interessanti e macroscopiche semplificazioni relative alla cultura occidentale è quella del luogo comune che considera le religioni e le mitologie di Roma e Grecia come identiche. Una semplificazione che ha comunque trovato, nel corso dei secoli, ragioni legate a diversi fatti e processi storici.

L’identificazione con il pantheon greco per buona parte lo si deve alla volontà di Augusto di completare un processo di ellenizzazione iniziato già diversi secoli prima: al tempo dei già frequenti contatti della Roma repubblicana con le città etrusche e della Magna Grecia, e alla fine delle guerre puniche, con intenzioni politico-strategiche a supporto della prima espansione in ambito mediterraneo. Il primo imperatore di Roma accentua il processo che sembra avere aspetti decisamente mistificatori, soprattutto quando la quasi totalità degli dèi greci vengono identificati (con una certa difficoltà, naturalmente) con gli omologhi romani, come in effetti avviene con Zeus-Giove, Poseidone-Nettuno, Ermete-Mercurio, Atena-Minerva, Efesto-Vulcano, ec.  Non risponde però alla comune interpretatio romana, quella solitamente effettuata nei confronti degli dèi stranieri appartenenti ai nuovi popoli con cui Roma viene man mano a contatto, risultando essere un’operazione più complessa, volta a presentare -nei vasti territori da poco conquistati, dall’est e al sud del Mediterraneo- la civiltà romana come continuatrice a tutti gli effetti di quella ellenica, già da molto tempo ben diffusa in quei luoghi. In questa direzione, si indirizza l’opera stessa di Virgilio, che reclama le antichissime origini dardane di Roma, grazie all’utilizzo in chiave propagandistica del mito di Enea, per avvicinare, e poi identificare Roma al mondo ellenico e orientale. Un processo che poi genererà una vera fusione delle due civiltà, in ambiti diversissimi, come anche in campo mitico e religioso.

In tempi moderni, si verificarono delle semplificazioni, in materia, quando, dal 1600 fino a buona parte del XIX secolo, gli studi di Storia antica vennero relegati all’ambito antiquario, tanto che il nuovo Regno d’Italia ebbe non poche difficoltà quando volle costituire un ambito accademico per gli studi storici che fosse degno di questo nome. Così, per diversi decenni, la mancanza di una vera formazione archeologica danneggerà la lettura e l’interpretazione della gran mole di materiali ritrovati, reperti artistici che inizieranno a riempire i musei e le collezioni, e che saranno considerati “greco-romani” al di là della loro effettiva e diversa origine: greca, etrusca, italica, magnogreca o romana…

La religione romana non è una copia di quella greca
Ad Maiora Vertite

Nel Novecento, in Italia, il regime fascista diede poi il colpo di grazia ad ogni tipo di studio che non fosse indirizzato all’esaltazione della civiltà romana sopra ogni altra, privilegiando in particolare quella specificatamente imperiale, per fini politici congeniali al recente impero fascista. Il fine doveva essere l’identificazione della nuova Italia – appunto con velleità imperiali – con il potente stato romano dei primi secoli dell’impero.

Considerare tutto ciò, permette di comprendere meglio quella semplificazione nella lettura storica che perdura tutt’oggi, soprattutto nel senso comune e che riguarda ancora l’ambito religioso e mitico romano greco.

Per ritrovare i veri caratteri della religione romana, esenti dall’ellenizzazione in qualche modo imposta dalla politica espansionistica già in età repubblicana e poi augustea, e dalle mistificazioni posteriori, bisognerebbe dunque tornare indietro nel tempo.

Ma è bene però considerare fin da subito, che la religione romana è per sua natura incline alle contaminazioni, intese in questo caso come appropriazioni di divinità e miti che vengono accorpati, senza però alterare la struttura e le caratteristiche tradizionali del culto. Roma mostra una tendenza, praticamente dalla fondazione dell’Urbe, a integrare culture e saperi eterogenei, dovuta dall’essere nata essa stessa da gruppi diversi provenienti dall’ambito latino, etrusco e sabino.

Dalla loro età arcaica, i Romani prendono l’abitudine di assimilare dèi altrui, come di dare nomi stranieri a divinità proprie. Questa è la pratica dell’Interpretatio, che gli Etruschi già usavano non solo con dèi greci e italici ma anche con quelli punici, come si evince dalle lamine di Pyrgi, dove la Iuno etrusca si identifica con l’orientale Astarte. A Roma, in epoca monarchica, i Tarquini di origine etrusca portano la triade nell’Urbe: la tradizionale triade indoeuropea, in una variante di derivazione italica, visto che gli Etruschi l’avevano a loro volta importata forse dagli Umbri.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Dovremmo considerare che l’impianto religioso indoeuropeo sembra essere comune a molte popolazioni del continente, ma, come osservava George Dumézil, gli antichi miti originali vennero declinati dai vari popoli che si formarono, secondo le loro caratteristiche peculiari. Così, i Greci costruiscono un complesso costrutto mitico grazie alla loro fertile e vivace fantasia, i Germani generano drammi cosmici, i Celti racconti epici, mentre gli Italici e ancor più i Romani, si mostrano impermeabili ai giochi di fervida immaginazione, concentrandosi soprattutto sul rito, considerato essenzialmente come celebrazione di un accordo tra il popolo (o città) e divinità.

Proprio Dumézil è tra i primi studiosi a respingere per i Romani, in età arcaica, l’ipotesi di una ellenizzazione della religione, dimostrando quanto già possedessero un pensiero religioso strutturato e sofisticato.

La religione romana non esiste!
Ad Maiora Vertite

La prospettiva di pensiero e la concezione di religione sono diverse: per il Romano, esiste un rapporto piuttosto tenue tra la singola persona e il dio, perché il rito viene officiato dai sacerdoti e dai cittadini come comunità, con l’intenzione di ottenere per la città una pace con gli dèi: la pax deorum. Si officia il rito, solitamente, in un altare esterno al tempio, per celebrare in questo modo davanti al popolo; esattamente il contrario di quello che veniva fatto in Grecia, dove invece l’altare era posizionato all’interno delle mura templari. A Roma, il rito, oltre che cittadino, può essere però della famiglia o -meglio ancora- appannaggio di una gens, entrambe, a tutti gli effetti, vere istituzioni romane, a cui appartengono tutti i cittadini, perlomeno quelli di estrazione non plebea.

In comune con i popoli italici, Roma mostra, in molteplici aspetti della sua cultura e in particolare in ambito religioso, un forte senso pratico e utilitarista, incentrato sul bene della città come fine ultimo.

Quella romana non nasce con le teogonie o le cosmogonie presenti entrambi nei complicati miti di altre religioni. L’interesse dei Romani è unicamente su Roma, non ponendosi complicate domande sull’origine del mondo e degli dèi, tanto che l’apparato mitologico romano racconta solo miti riguardanti la città, e gli dèi -ma soprattutto gli uomini- agiscono all’interno di questa funzione, ai tempi della fondazione e dell’epoca arcaica; tuttalpiù si accenna ad una precedente storia antichissima del Lazio, la patria dei Latini. I miti romani trattano dunque quasi totalmente di eroi di stirpe umana piuttosto che degli dèi o di portentosi semidei, apparendo così molto diversi rispetto a quelli provenienti dall’Ellade; in effetti, a Roma, il mito è considerato, sotto ogni punto di vista, un fatto storico. L’eroe è prima di tutto un romano, che trasmette un insegnamento etico e morale per tutta la cittadinanza; sostanzialmente è un patriota che sacrifica sé stesso compiendo un atto di straordinario valore, sempre a favore della città e del popolo romano.

A differenza poi di numerosi popoli mediorientali che praticavano la guerra contro i nemici e gli dèi di questi, i Romani ricercavano, tramite la pratica della evocatio, una sorta di captatio benevolentiae officiata nel tentativo di guadagnare la protezione delle stesse divinità degli avversari a vantaggio delle proprie legioni: il sacerdote, o il capo militare, prometteva agli dèi -della città assediata o dell’esercito nemico- dei templi e dei culti dedicati addirittura nella stessa Roma, nel caso questi avessero però dato prova di elargire il loro favore ai Romani.

Aquilonia (293 BC). The last pitched battle between Samnites and Romans , Auto-dubbed
Tribunus

Altra caratteristica riguardante la pratica religiosa romana consiste nella grande attenzione nei confronti del culto, alla sua forma e alla correttezza riguardo la sua celebrazione; un’attenzione che si presenta come priorità comune anche per altri popoli italici.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Un esempio piuttosto esplicito di quest’attenzione romana nei confronti del culto è riferito da Tito Livio, quando tratta dei giorni precedenti alla battaglia di Aquilonia, svolta durante la Terza Guerra Sannitica. I Sanniti, avvertendo l’importanza cruciale dello scontro, decidono di istituire una formazione scelta di combattenti, votati al sacrificio tramite solenne giuramento: la Legio Linteata. Viene officiato un rito solenne da sacerdoti, che immolano vittime animali, i cui resti si accumulano all’interno di un recinto sacro insieme ai corpi di chi viene giustiziato per aver rifiutato il giuramento. Il Console Lucio Papirio Cursore, al comando dell’esercito romano, trova empia la commistione tra i cadaveri degli uomini e i resti delle vittime sacrificali, che mischia sangue umano a quello di animali. Basta rimarcare ai propri soldati la grave empietà del gesto sannita, per infondere loro ardore e spirito combattivo. Sembra chiaro che, per qualunque romano, un atto così empio potesse pregiudicare l’esito di una imminente battaglia, in questo caso a loro favore…  

Segue, sempre nell’episodio raccontato da Livio, il ricorso ad una sorta di divinazione da parte dei Romani, ma, in genere, l’importanza di questa sembra essere relativa. Almeno fino ad una certa età repubblicana, il Romano non cerca, a differenza di Etruschi e Greci, l’interpretazione di un responso legato ad un determinato fatto o prodigio, ma si risponde a questo con procedure e riti ben stabiliti e collaudati. Come scrive Raymond Bloch: “all’inizio di ogni anno venivano annunciati i prodigi osservati e, dopo un’accurata espiazione di essi, la vita politica e militare della città poteva riprendere il suo corso normale.”

***

Scrive Jacob Burckhardt, riguardo alla religione greca: “quando poi i singoli culti si intrecciarono più intimamente con la vita politica delle varie poleis, il panteismo perdette ogni possibilità di successo…

Una considerazione di questo genere non potrebbe essere fatta in un contesto romano e più generalmente italico.

Questo perché le divinità antropomorfe greche -con i loro caratteri peculiari e i loro fantasiosi racconti mitici a riguardo- dovettero far molta fatica a prendere piede nella penisola, proprio per la diversa concezione di divinità che le popolazioni latine e italiche possedevano. Nella Roma arcaica, ad esempio, gli dèi non avevano statue con volto umano. Giove era identificato addirittura con una pietra ferrosa che, se veniva sfregata, emetteva bagliori che lo associavano al fulmine; Marte era identificato in una lancia, che a volte si animava, vibrando o muovendosi; Vesta invece era fuoco. Erano dèi con caratteri e volti nascosti, con cui si veniva a patti, grazie all’accurata celebrazione di riti la cui origine risaliva a tempi ancora più antichi.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Di presenze divine erano pieni i posti, i luoghi: i boschi, i laghi, i fiumi, le case, le strade e i loro crocicchi, i villaggi e le città.

Una concezione che permise ai Romani, probabilmente, di sentire come presenti e operanti le divinità anche di altri luoghi lontani, come le nazioni e le città straniere, anche nemiche.

Quando Roma cominciò a espandersi, gli abitanti delle colonie (romane e italiche) fondate in luoghi spesso molto distanti dalla madrepatria, oltre la triade capitolina e qualche divinità tra le più importanti, tendevano ad onorare anche altre divinità, ovvero quelle che avvertivano come proprie del luogo in cui ora abitavano e che magari potevano essere di provenienza indigena.

Una consuetudine antica, questa, derivante dalla religione arcaica che aveva a che fare con spiriti e geni, la cui potenza non era poi superiore più di tanto rispetto all’uomo, ma con cui era comunque utile propiziarsi il favore, nel quotidiano: Mani, Lari, Penati, Lemuri, divinità quasi sempre considerate al plurale, perché indistinte ma sentite come presenti nelle case, e concepite come legate alla famiglia o alla gens. Con tutte queste divinità, in ambito familiare o pubblico, i Romani attuano ciò che regola sia i rapporti sociali che quelli religiosi, ovvero il sistema del dono e del contro-dono; esattamente come i generali davanti alle mura delle città assediate, con la già citata evocatio.

Sarebbe importante tener conto che, anche nella tarda età imperiale ormai cristiana -poco tollerante nei confronti delle vecchie religioni- istituti sacerdotali, auguri e indovini, continuarono ad esistere: il sacro fuoco di Vesta, venne spento solo nel 394 d.C. da un editto dell’imperatore Teodosio. Oltre al fuoco simbolo di Roma e al collegio sacerdotale delle Vestali, vennero chiusi i templi pagani. La nuova religione non dava spazio ad altri culti, anche se più antichi e identitari.

Auguri e indovini continuarono ad essere interpellati, nelle case private, fino a che queste pratiche dovettero mutarsi in clandestine per sopravvivere, vista l’opposizione dello stato, per poi gradualmente fondersi con forme di superstizioni popolari, nell’arco dei secoli.

Parte del culto degli antichi dèi, dei geni e delle anime degli antenati, si nascose comunque nel folklore, finendo per essere poi assorbito nei culti dei santi. Ciò avvenne soprattutto nei villaggi sparsi nelle campagne -i pagus– dove il paganesimo -che da loro prende il nome- resistette più che nelle città, forse proprio nei caratteri più arcaici, romani e italici, dell’antica religione.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Bibliografia

Marcello Barbanera, “Archeologia degli italiani”. Editori Riuniti, 1998.

Jacob Burckhardt, “Storia della civiltà greca. Vol. 1, Tomo 2”. Sansoni, 1992.

Ugo Enrico Paoli, “Vita romana: usi, costumi, istituzioni tradizioni”, Oscar Saggi Mondadori, 1990.

Henri-Charles Puech, “Le religioni nel mondo classico”. Oscar Mondadori, 1992.

Raymond Bloch, “La religione etrusca” e “La religione romana”.

John Scheid, “La religione a Roma”. Universale Laterza, 1993.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Ad Maiora Vertite: “La religione romana non è una copia di quella greca”.

Ad Maiora Vertite: “La religione romana non esiste!”.

Tribunus: “Aquilonia: l’ultima battaglia campale tra Sanniti e Romani”.

© 2024 tebokkai
(CC BY-NC-ND)

Born and raised in Pisa, Paolo Murino has been living in Milan since 1981. He worked as an art director and copywriter. He published Due pard, a noir novel, and a short story in a collection of Milanese noir authors, Ladri a Milano Vol. II. He works as an editor and ghostwriter for 99Edizioni and Rosso China.For nearly two decades he coached children, ages five to eight, of a historic rugby team in Milan. His young players grew up listening to his entertaining and motivational tales.

Photo Credit: Nils 

All texts and some images presented on this blog are the property of http://www.linguavera.org. These educational articles can be used for didactic purposes only. Translating these articles for publication on other websites or publications in print is strictly forbidden. Republishing full texts from this blog is not allowed. Publishing excerpts from any article part of this blog on other websites or publications in print requires permission. These texts cannot be used for commercial or promotional purposes. Citation of the original source is required. Do not remove copyright.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link