Una guerra senza esclusione di colpi. L’attacco del governo al procuratore di Roma Francesco Lo Voi genera un vulnus insanabile che ha un precedente solo nell’era Berlusconi. Quando i parlamentari del Pdl si spinsero fino a fare un sit-in davanti al palazzo giustizia di Milano per protestare contro il processo Ruby. Ma in questo caso, e già prima della notifica alla premier Giorgia Meloni, al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a quello dell’Interno Matteo Piantedosi e al sottosegretario con delega ai servizi Alfredo Mantovano, per la scarcerazione e il rimpatrio con volo di Stato del generale libero Almasri, la battaglia era cominciata. E ora è partita una mobilitazione nei confronti del magistrato che non può certo essere definito una “toga rossa”. Con i consiglieri laici di centrodestra del Csm, Isabella Bertolini, Claudia Eccher, Daniela Bianchini, Enrico Aimi e Felice Giuffrè, che chiedono al comitato di presidenza del Consiglio di aprire una pratica a suo carico per la trasmissione degli atti al tribunale dei ministri. I fascicoli che hanno coinvolto esponenti del governo non sono mai stati aperti d’iniziativa, dai pm di Roma, ma sempre sulla base di esposti. E le nuove polemiche adesso sorprendono Lo Voi creandogli, dopo gli attacchi personali, imbarazzo e rammarico per le accuse che ritiene immotivate. A cominciare dalla vicenda dei voli di Stato, previsti per prassi per tutti i magistrati che siano a rischio sicurezza, e sospesi per il procuratore di Roma dallo scorso febbraio. Ma recentemente a questa sorprendente circostanza se n’è aggiunta un’altra. I carteggi tra il governo e Lo Voi e il ricorso del capo dei pm di Roma sono finiti sui giornali. E prima della decisione di trasmettere la denuncia dell’avvocato Li Gotti, procedendo all’iscrizione della premier e dei ministri, c’era già stato un altro incidente per il quale il governo annunciava iniziative nei confronti del procuratore: il deposito, in un fascicolo di un atto che riguarda le verifiche dell’intelligence sul capo di Gabinetto della premier. E così il capo dei pm della procura più grande d’Italia, un moderato, è finito in una bufera che non riesce a spiegarsi.
I VOLI
È di febbraio 2023 la lettera con la quale, dopo il diniego del sottosegretario Mantovano (magistrato e collega anche della corrente di destra di Lo Voi) che sospende i voli per il procuratore, Lo Voi si rivolge all’Ufficio Voli di Stato. Sono gli stessi giorni in cui il nome Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia dell’esecutivo Meloni viene iscritto sul registro degli indagati della procura di Roma per la rivelazione da parte del deputato Giovanni Donzelli delle intercettazioni in carcere dell’anarchico Alfredo Cospito. Per Delmastro la procura chiederà per due volte l’archiviazione, finché il gip non gli impone di formulare una richiesta di rinvio a giudizio, ma intanto Lo Voi cerca di fare valere le proprie ragioni sottoposte con un ricorso al Consiglio di Stato. Di fatto, i voli sono sempre stati concessi ai magistrati per motivi di sicurezza: da Giancarlo Caselli ad Antonio Di Matteo a Giuseppe Pignatone. Eppure Fratelli d’Italia compatto chiede chiarimenti a Loi Voi accusandolo di essersi vendicato gli avvisi di garanzia sul caso Almasri.
IL CASO CAPUTI
Poi c’è il caso Caputi. A far pensare a all’avvio di un’iniziativa disciplinare del ministro della Giustizia, preceduta dall’invio di ispettori a carico di Lo Voi è stato il deposito, alcuni giorni fa, di alcuni documenti dell’Aisi in un fascicolo che vede indagati alcuni giornalisti per rivelazione di notizie coperte dal segreto. A presentare una denuncia era stato il capo di gabinetto della premier, Gaetano Caputi, dopo alcuni articoli con notizie riservate sulla sua situazione patrimoniale. Durante le indagini è emerso che tre agenti dell’Aisi avevano fatto verifiche su Caputi, ma erano stati autorizzati dai vertici. Atti depositati, che secondo una legge del 2007 non dovevano finire nel fascicolo dopo la chiusura delle indagini e che sono venuti in possesso degli stessi giornalisti che li hanno pubblicati. Una vicenda che ha generato imbarazzo, con il governo che giura vendetta ed espone Lo Voi al rischio di un’iniziativa disciplinare promossa dal ministro della Giustizia.
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