L’immagine dell’Everest è cambiata negli ultimi anni. Per molti alpinisti ed esperti esiste una data simbolica, a seconda dei punti di vista della profanazione o dell’apertura a tutti della montagna più alta del mondo: il 30 aprile 1985, quando il milionario texano Dick Bass, senza una vera formazione alpinistica e a ben 55 anni di età, ma investendo un sacco di soldi in sherpa ed equipaggiamento, divenne la persona più anziana ad aver scalato l’Everest. Da lì è cambiato tutto.
Se un tempo la scalata della montagna più alta del mondo era appannaggio di pochi alpinisti esperti, oggi la scena è ben diversa. Grazie all’accessibilità aumentata, le foto di lunghe code sulla cima e gli selfie scattati tra un respiro e l’altro a più di 8.800 metri, l’Everest sembra essere alla portata di chiunque. Ma è davvero così? Facciamo chiarezza su cosa serve per affrontare questa sfida, analizzando costi, tempi, abilità necessarie e soprattutto i pericoli che accompagnano ogni passo verso la vetta.
Costi per scalare l’Everest: un sogno che ha un prezzo
Immagina di essere sulla cima dell’Everest, circondato dalla neve e dal silenzio, con una vista che spazia dall’Asia al Tibet. Un sogno, certo, ma anche una realtà costosa. Il permesso di scalata, che deve essere rilasciato dal governo del Nepal (versante sud) o del Tibet (versante nord), può costare tra i 10.000 e i 15.000 dollari. Ma questo è solo l’inizio. La logistica di una spedizione sull’Everest è complessa e richiede un supporto continuo: guide esperte, portatori di attrezzatura, ossigeno supplementare e assistenza medica d’emergenza. Il costo totale di una spedizione commerciale, che include tutti questi servizi, può variare tra i 30.000 e i 100.000 dollari.
Tuttavia, nonostante questi prezzi da capogiro, l’Everest è diventato un obiettivo per molti che non hanno grande esperienza pregressa di alta montagna. Oggi, diverse agenzie di viaggio organizzano spedizioni per chiunque sia disposto a pagare, ponendo come unico requisito di accesso, fondamentalmente, una buona forma fisica. Questa svolta “commerciale” è stata oggetto di aspre polemiche, il cui picco fu raggiunto con la tragedia delle spedizioni commerciali del 1996, raccontata nel celebre memoir di Jon Krakauer Aria Sottile da cui più di recente è stato tratto il film Everest.
Non dimentichiamoci che nel 1953, quando Sir Edmund Hillary e Tenzing Norgay raggiunsero per la prima volta la vetta, non esistevano strutture turistiche o agenzie pronte a far “salire” chiunque avesse il portafoglio giusto. Solo pochi erano capaci di farcela, e oggi, sebbene le tecniche siano migliorate, la montagna non ha smesso di essere pericolosa.
Tempi per la scalata: preparazione e pazienza
Se pensi che scalare l’Everest possa essere fatto in pochi giorni, ti sbagli di grosso. La preparazione per affrontare il gigante himalayano dura almeno 6-8 settimane. Il processo inizia con l’acclimatazione all’altitudine: l’Everest è a 8.848 metri, e salire così in alto significa che il tuo corpo dovrà adattarsi lentamente alla scarsità di ossigeno. La salita vera e propria prende circa 2-3 settimane, ma dipende molto dalle condizioni meteorologiche e dalla velocità con cui il team riesce ad adattarsi. La maggior parte degli alpinisti resta nel campo base per una buona parte del tempo, dove le attività di acclimatazione si alternano a giorni di riposo. Inoltre, il tempo per la scalata finale può essere influenzato da una serie di fattori, inclusi inverni rigidi, tempeste di neve e finestra meteorologica favorevole.
La storia della scalata dell’Everest è piena di suspense e drammi, a partire dal tentativo di Hillary e Norgay, che ci provarono più volte prima di raggiungere la cima. La combinazione di esperienza, pazienza e fortuna è fondamentale. Ma per chi sogna di farlo oggi, la realtà è che questi tempi non sono cambiati. Il rischio è ancora presente, e ogni passo verso la vetta deve essere ponderato con attenzione.
Requisiti fisici e abilità alpinistiche: non è una passeggiata
Scalare l’Everest non è una sfida che può essere affrontata da chiunque, semplicemente perché è fisicamente ed emotivamente estenuante. Non si tratta solo di essere in buona forma fisica, ma di avere esperienza. Molti alpinisti che tentano di scalare l’Everest sono già esperti di altre montagne di 8.000 metri o hanno esperienza nell’alpinismo su ghiaccio. La resistenza cardiovascolare è fondamentale, ma lo è altrettanto la forza muscolare per trasportare l’attrezzatura. La capacità di adattamento all’altitudine è cruciale per prevenire il mal di montagna acuto, una condizione che può colpire anche gli alpinisti più esperti.
E poi c’è l’aspetto psicologico: l’Everest è una sfida mentale. La solitudine, il freddo estremo, e la pressione psicologica possono fare la differenza tra il successo e il fallimento. Tenzing Norgay, il leggendario sherpa che raggiunse la vetta con Hillary, ha raccontato di aver visto alpinisti in crisi mentale, incapaci di procedere anche se fisicamente in grado.
I pericoli e la mortalità: perché l’Everest è così pericoloso
Non c’è dubbio che scalare l’Everest comporti rischi estremi. L’altitudine estrema, il freddo, e le condizioni imprevedibili sono solo alcuni dei pericoli che gli alpinisti devono affrontare. Ma ciò che rende l’Everest davvero mortale è la combinazione di affollamento e deperimento fisico. Nel 2021, ad esempio, sono stati registrati 10 decessi a causa di affollamenti nelle fasi finali della scalata, con alpinisti che si sono trovati bloccati in fila per ore, senza ossigeno sufficiente.
La mortalità tra coloro che tentano di scalare l’Everest è relativamente alta. Negli ultimi anni, si stima che circa 1 su 10 degli alpinisti che raggiungono la cima muoiano durante o dopo la discesa. Le cause di morte sono varie: da problemi legati al cuore e al sistema respiratorio, a incidenti con il ghiaccio e, purtroppo, a malattie provocate dall’altitudine.
Conclusioni: Scalare l’Everest è per pochi, ma non impossibile
Quindi, davvero chiunque può scalare l’Everest? La risposta è complicata. Se hai il denaro, il tempo e la volontà di allenarti duramente, allora sì, potresti farcela, ma solo con una preparazione adeguata e l’accompagnamento di esperti. La montagna più alta del mondo rimane un’impresa da affrontare con rispetto, con preparazione fisica e mentale, e con un forte spirito di adattamento. Non è solo una questione di arrivare in cima: è una sfida che ti cambia profondamente, e non va presa alla leggera.
L’Everest rimarrà sempre una prova di forza e resilienza, ma è anche un richiamo per tutti coloro che desiderano vedere fino a che punto possono spingersi. Se decidi di affrontarla, ricorda: non si tratta solo di scalare la montagna, ma di capire chi sei quando arrivi sulla sua vetta.
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