Milano e i milanesi (e tutti coloro che usano i mezzi pubblici del capoluogo lombardo) ringraziano l’UE: grazie alla pressione legale attuata su Apple, l’ATM ha creato un sistema di abbonamento digitale che funziona direttamente dall’app.
Quello di cui parliamo è il lancio, avvenuto da alcuni giorni, di un programma iPhone (ma c’è anche la versione per Android ) che sfrutta l’apertura dell’NFC dei telefoni imposta dalle leggi antitrust europee per leggere i documenti senza passare obbligatoriamente dal Wallet.
Per accedere ai tornelli delle linee della metropolitana basta aprire l’app sullo smartphone tenendo in primo piano il wallet digitale. Chi ha un telefono Android con NFC può appoggiarlo al lettore contactless mentre, per gli smartphone che ne sono sprovvisti, gli utenti possono visualizzare il QR Code da far leggere all’apposito lettore sul tornello.
La scelta di ATM arriva dopo una lunga preparazione e si inserisce in una strategia più ampia di digitalizzazione. L’azienda ha infatti già mandato in pensione i vecchi biglietti cartacei sostituendoli con tessere magnetiche ricaricabili nel corso del 2024.
Le perplessità
La scelta di basare tutto su una app proprietaria anziché sui wallet di sistema di Apple e Google ha però sollevato anche qualche perplessità. In particolare, l’app deve essere in primo piano e il telefono acceso, mentre i wallet di sistema funzionano anche a telefono spento o quasi scarico.
Le polemiche che si sono scatenate tra gli utenti più esperti di tecnologia sui forum non tengono probabilmente conto del fatto che la colpa potrebbe non essere di ATM ma del funzionamento imposto da Apple e Google stesse.
Anche in altre situazioni in cui i grandi player sono stati obbligati ad aprire i loro sitemi (è il caso di Airtag e Dov’è) le funzioni che concesse ai concorrenti (e che avevamo anticipato qui nel caso di NFC) sono meno evolute e mutilate rispetto a quelle sulla base delle quali fa operare quelle integrate nelle sue app.
L’apertura c’è, insomma, ma fino ad un certo punto: il limite minino sotto al quale non si può andare ma anche il massimo per non cancellare i vantaggi strategici dei sistemi proprietari.
Nel caso di iPhone c’è un elemento in più di cui tenere conto. In questo momento non è del tutto certo che sia già stata sfruttata l’apertura imposta dall’Ue. Nel sito di ATM, sepolto in alcuni codicilli, si legge
L’abbonamento digitale sfrutta le tecnologie Bluetooth (su iPhone) e NFC (su telefoni Android). Queste funzioni si abilitano dal menu Impostazioni”
Sembra quindi che tecnicamente l’app Apple usi, in qualche modo, non la più evoluta tecnologia di prossimità ma la meno flessibile connessione radio. Perchè questo avvenga su iPhone e non su Android resta misterioso
Questa scelta e altre sono al centro di varie critiche.
As esempio: con la nuova app è possibile creare una nuova tessera digitale oppure digitalizzare quella esistente, che come abbiamo detto viene invalidata nel processo. Inoltre, si possono rinnovare e caricare gli abbonamenti direttamente da applicazione, senza più dover attivare la tessera fisica agli appositi totem come accadeva in precedenza.
La novità sta dividendo gli utenti perché, una volta fatto il salto in avanti, non si può più tornare indietro: per gli abbonati la tessera diventa solo un pezzetto di plastica inutile, come una carta di credito scaduta.
L’esempio giapponese
L’esperienza asiatica, e in particolare quella giapponese, offre spunti interessanti per capire l’evoluzione di questi sistemi. La Suica Card delle ferrovie JR East, lanciata nel 2001, ha fatto da apripista per l’integrazione tra trasporto pubblico e pagamenti elettronici. Il sistema, basato sulla tecnologia FeliCa di Sony, permette non solo di viaggiare ma anche di fare acquisti nei negozi convenzionati. La stessa tecnologia è stata poi adottata da altre città asiatiche, come Hong Kong con la sua Octopus Card e Singapore con la EZ-Link.
La digitalizzazione dei titoli di viaggio non è solo una questione di comodità per gli utenti. L’eliminazione del contante e la riduzione delle code agli sportelli permette un notevole risparmio sui costi operativi. I dati raccolti dai sistemi digitali consentono inoltre di ottimizzare le frequenze dei mezzi e pianificare meglio il servizio. La possibilità di aggiornare tariffe e regole in tempo reale rende il sistema più flessibile e adattabile alle esigenze che cambiano.
Inoltre, diminuisce anche la possibilità di “barare”, cioè di eludere i sistemi di autenticazione all’entrata e all’uscita della metropolitana, perché si possono usare tornelli con tecnologie diverse e più raffinate. Questo aumenta il flusso di cassa perché riduce l’elusione.
Le proteste non mancano
La tessera fisica per molti è un oggetto semplice e funzionale che non ha bisogno di batterie. Oltretutto, è disponibile per tutti, e non serve uno smartphone. Le prestazioni dell’app sono buone ma non eccezionali e il passaggio è irreversibile. Alcuni utenti si lamentano perché avrebbero preferito utilizzare il proprio wallet di sistema sullo smartphone. Altri sottolineano che l’app è un sistema chiuso che richiede più passaggi dei sistemi standard.
Il dibattito tra app proprietarie e wallet di sistema tocca questioni cruciali di sicurezza e privacy. I wallet come Apple Pay utilizzano tecnologie come il Secure Element, un chip dedicato che cripta i dati sensibili. Le app proprietarie devono invece implementare le proprie soluzioni di sicurezza. La scelta di ATM di mantenere il controllo completo del sistema ha pro e contro: maggiore controllo ma minore interoperabilità con altri servizi.
Come nasce il mondo delle card
Facciamo un salto nella storia. La digitalizzazione dei sistemi di trasporto è forse la più grande rivoluzione della fine del Ventesimo secolo. È un fenomeno globale iniziato ad Hong Kong nel 1997 con la Octopus Card. Da allora i sistemi di “Automated Fare Collection” si sono evoluti passando dalle smart card contactless alle app e ai wallet digitali. ATM ha scelto una strada meno praticata da altri (e che ha un costo maggiore, visto che deve implementare tutta una parte della app che sarebbe in realtà utilizzabile molto più semplicemente con due chiamate alle API del Wallet di Apple e di Google) che permette di mantenere il controllo completo del sistema ma richiede più impegno agli utenti.
C’è un aspetto ulteriore: la app deve essere sempre aggiornata, anno dopo anno, per supportare tutte le possibili evoluzioni dei due sistemi operativi e delle tecnologie hardware sottostanti. Cosa che, invece, usando il wallet non è necessaria, perché Apple e Google in quel caso si impegnano a gestire tutti gli aggiornamenti e le innovazioni, mantenendo stabile l’interfaccia applicativa verso il fornitore del servizio, cioè ATM in questo caso.
L’azienda dei trasporti milanesi promette continui aggiornamenti e miglioramenti del sistema. La possibilità di integrare in futuro anche i wallet di sistema non è esclusa, in realtà, ma al momento non è tra le priorità. Nel frattempo, chi vuole può continuare a utilizzare la tessera fisica senza alcun problema. La coesistenza dei due sistemi permette di soddisfare le esigenze di tutti gli utenti. L’unica cosa è che non si può avere contemporaneamente la tessera fisica e quella virtuale nella app di ATM.
La strada della digitalizzazione dei trasporti pubblici è ormai tracciata ma le modalità sono ancora oggetto di discussione. Il caso di Milano dimostra come le scelte tecnologiche possano dividere gli utenti tra innovatori entusiasti e tradizionalisti prudenti. La vera sfida per le aziende di trasporto sarà trovare il giusto equilibrio tra innovazione e inclusività. Nel frattempo, il dibattito tra sostenitori dell’app proprietaria e fautori dei wallet di sistema continuerà ad animare le discussioni tra i pendolari milanesi più nerd e tech.
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