La possibilità di usufruire dell’aliquota al 50% solo per il prossimo anno. Dal 2026 in poi scenderà al 36%. Per le seconde case la riduzione è al 36% già dal prossimo anno, al 30% per gli anni 2026 e 2027. Ok al bonus mobili
Il governo nella Legge di Bilancio fa una parziale retromarcia sul bonus ristrutturazione, che resterà al 50% in dieci anni su un tetto di 96 mila euro almeno per le prime case. Per le seconde case viene invece confermata la discesa prevista al 36%. Dietro questa scelta, anticipata nei giorni scorsi dal viceministro all’Economia Maurizio Leo, c’è la considerazione che il bonus presenta un rapporto costo/benefici favorevole per le casse pubbliche; senza bonus sicuramente si fanno meno lavori e, soprattutto, meno lavori fatturati.
Da chi fu istituito
Il bonus ristrutturazione è stato istituito dal Governo Prodi 1 nel 1998 e da allora, secondo stime che abbiamo illustrato qui, è stato usato almeno 19 milioni di volte e nel solo decennio 2013-2022 ha indotto lavori per almeno 176 miliardi di euro, soldi sui quali lo Stato ha incassato Iva, Ires delle imprese e Irpef dei dipendenti delle imprese.
Gli altri bonus
Viene confermato per altri 12 mesi il Bonus Mobili. Rinnovato per un altro anno l’Ecobonus con aliquota unica al 50% solo per la prima casa. Ok anche al Sismabonus Acquisti. Infine Superbonus al 65% solo con CILAS presentata entro il 15 ottobre 2024, anche se tra l’elefantiasi delle procedure sono le stesse che servivano per il 110%, l’impossibilità di ricorrere alla cessione del credito, l’aumento delle rendite e l’imposta sulle plusvalenza in caso di rivendita dell’immobile non si capisce a chi potrebbe mai interessare.
Come cambiano le aliquote
Il testo di legge prevede la possibilità di usufruire ancora dell’aliquota al 50% per gli interventi di ristrutturazione ma solo per il prossimo anno. Dal 2026 in poi scenderà al 36%. Per le seconde case, invece, la riduzione è al 36% già dal prossimo anno, aliquota destinata a ridursi ulteriormente al 30% per gli anni 2026 e 2027. Non scenderà invece il tetto di spesa ammesso all’agevolazione che resta pari a 96mila euro a prescindere dalla destinazione dell’immobile. La novità è che da ora in poi queste agevolazioni possono essere riconosciute esclusivamente a coloro che sono titolari dei diritti di proprietà o altri diritti reali sulla prima casa. In pratica viene applicata la stessa restrizione già adottata per il Superbonus per le villette, riservato appunto dallo scorso anno solo ai proprietari. Esclusi, come precisato dalla circolare 13/2023 dell’Agenzia delle entrate la possibilità di usufruire della detrazione da parte dei familiari conviventi.
Come aumenteranno le rendite?
E a proposito di aumento delle rendite, si attendono precisazioni su come dovranno muoversi i contribuenti che non hanno chiesto l’adeguamento al termine dei lavori per il Superbonus. Innanzitutto c’è da chiarire se l’adeguamento si dovrà chiedere per il solo Superbonus e non anche per gli altri lavori, visto che il ministro Giancarlo Giorgetti aveva parlato di aumento per gli immobili ristrutturato con il contributo pubblico.
Non è chiara la modalità di calcolo
Inoltre sarebbe opportuna più chiarezza sulle modalità di calcolo dell’incremento di valore e in particolare sulle modalità per riportare i costi attuali ai valori 1988/89. Le regole infatti ora prevedono che il costo dei lavori, considerando al 100% i lavori di nuova installazione (ad esempio il cappotto termico) e al 50% le opere di sostituzione (ad esempio il cambio degli infissi), siano riportati ai valori 1988/89, cioè dell’epoca in cui sono state definite le rendite tuttora vigenti. Il valore dell’immobile allora era definito moltiplicando per 100 la rendita. Se i costi di ristrutturazione, ricalcolati con i criteri sopra indicati, superano il 15% del valore si procede alla riclassificazione dell’immobile.
Il nodo delle sanzioni
E poi ci sarebbe il nodo delle sanzioni, perché l’adeguamento, già previsto dalla legge di Bilancio 2024 ma largamente disatteso, andava fatto entro 30 giorni dalla fine dei lavori. Infine, per restare nell’immobiliare, è stato prorogato il bonus per i mutui agevolato gli under 36 e una serie di categorie disagiate con il rifinanziamento del fondo Consap fino al 2027. Con la discesa dei tassi registratasi negli ultimi mesi e che, perlomeno per i mutui variabili, molto probabilmente si consoliderà si tratta di uno strumento decisivo per rendere accessibile l’acquisto di una casa per i giovani.
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