Danone usa le ostetriche per promuovere i propri prodotti nei supermercati inglesi

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Negli anni Cinquanta del secolo scorso Nestlé usava finte infermiere per dare alle mamme consigli sull’alimentazione infantile e campioni omaggio negli ospedali del cosiddetto terzo mondo. Denunce e boicottaggi vari, seguiti dalla promulgazione da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità del Codice internazionale sulla Commercializzazione dei sostituti del latte materno, posero fine a questa pratica, destinandola alla spazzatura della storia.

Ora Danone, che a Nestlé contende il primato globale nelle vendite dei sostituti del latte materno, recupera quell’usanza con tre variazioni: le operatrici sanitarie sono vere, si sono spostate nei supermercati e vanno all’assalto delle mamme nel “primo mondo”.

Secondo il British medical journal, Tesco, una delle più importanti catene di supermercati britanniche, ha accettato di ospitare (dietro lauto compenso, immagino) delle ostetriche targate Danone presso il negozio Tesco extra di Cheshunt, nell’Hertfordshire, per delle sessioni sulla sana alimentazione rivolte a donne in gravidanza e con bambini.

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Le ostetriche vestono un’uniforme con la scritta Aptaclub, un club online di Danone che mira a promuovere Aptamil, il marchio di formule per l’alimentazione infantile (dette anche, impropriamente, latti artificiali) della ditta.

Danone dice che intende solo fornire “competenze nutrizionali imparziali”, che le sue uniformi sono facoltative e che è felice di “prendere in considerazione il feedback“, ma è evidente che il progetto serve a promuovere i suoi prodotti, tra l’altro relativamente costosi in questo settore di mercato britannico.

L’Autorità britannica per la concorrenza e il mercato ha pubblicato un’indagine sull’industria della formula che evidenzia una “mancanza di informazioni tempestive, chiare e imparziali sulla formula per i genitori” e afferma che questi sembrano pagare “oltre il dovuto” per questo tipo di prodotti. I prezzi delle formule infantili nel Regno Unito sono aumentati tra il 18% e il 36%, a seconda della marca, tra dicembre 2021 e dicembre 2023.

Tesco ha dichiarato che intende continuare il progetto pilota in altri due negozi nei primi mesi di quest’anno, “fornendo lo stesso supporto da parte degli operatori sanitari”.

L’ostetrica che ha informato il British medical journal, chiedendo l’anonimato, e che ha lasciato il lavoro con Tesco dopo diversi turni, ha detto che era ben pagata: quaranta sterline l’ora, il doppio di quello che guadagna nel suo lavoro di comunità. Ha anche detto: “Non voglio essere associata alle ditte di formula che infrangono il Codice internazionale. Non è etico. Quella era la linea che non potevo oltrepassare: le donne si fidano di me perché sono un’ostetrica”.

Le sale di consultazione sanitaria del negozio Tesco ospitano le sessioni gratuite di consulenza sull’alimentazione dei neonati, ma anche servizi a pagamento, come una consultazione da 45 sterline con un medico sulla gestione dei sintomi della menopausa. Prenotando una sessione con “Aptaclub di Danone”, i genitori possono parlare con un professionista della salute in privato per trenta minuti. Il modulo di prenotazione online rimanda a una pagina a marchio Aptaclub e i volantini Aptaclub sono disponibili nella sala d’attesa.

Danone sta usando il nome e il logo del suo baby club per promuovere il suo servizio e quindi indirettamente per promuovere i suoi prodotti. La riconoscibilità del marchio e l’associazione con professionisti sanitari qualificati suggeriscono che questo è un marchio di cui ci si può fidare.

Questa fedeltà al marchio contribuisce alla disponibilità delle famiglie a pagare prezzi più alti alla cassa, visto che Aptamil è il prodotto più costoso sul mercato. Non è giusto far credere ai genitori, nel bel mezzo di una crisi del costo della vita, che se vogliono fare il meglio per i loro bambini dovrebbero comprare Aptamil.

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Adriano Cattaneo è un epidemiologo in pensione. Ha lavorato per molti anni in Paesi e comunità a basso reddito nel campo della salute materno infantile, con particolare attenzione alla nutrizione. Ha concluso la sua carriera professionale presso l’Istituto materno infantile Burlo Garofolo di Trieste.


Questo intervento di Adriano Cattaneo inaugura un nuovo spazio su Altreconomia a cura del movimento “NoGrazie”. Ecco la presentazione a cura di Adriano Cattaneo e Mariolina Congedo.

“Non abbiamo né capi né finanziatori, non abbiamo né soldi né uno statuto, non c’è un presidente né un direttivo, ci sentiamo liberi di dire e scrivere ciò che vogliamo. Ci chiamiamo NoGrazie perché fin dalla fondazione, nel 2004, abbiamo pensato che così fosse giusto rispondere alle ditte farmaceutiche e di altri prodotti sanitari che offrivano al personale di salute, e continuano a farlo, soldi, beni e servizi: dalla biro alla cena conviviale, dal finanziamento per partecipare a un congresso ai fondi per una ricerca. Per queste ditte, che per risparmiare inchiostro e mostrarci anglofili, ma anche per indicare che si tratta di un insieme di imprese sovranazionali, chiamiamo Big Pharma, investire un euro su vari portatori di interessi, medici in primis, significa ottenere un ritorno di almeno tre euro in vendite e profitti. I medici e le altre categorie di sanitari esposti al marketing di Big Pharma si considerano immuni dall’influenza commerciale. Non è così. In un vecchio studio del 2001 si chiedeva a un campione di medici statunitensi quanto i rappresentanti delle ditte influenzassero le loro scelte prescrittive. Solo l’1% rispondeva ‘molto’. Ma quando agli stessi medici si chiedeva quanto i rappresentanti delle ditte influenzassero le scelte prescrittive di altri medici, era il 51% del campione a rispondere ‘molto’. In modo simile, quando a 190 studenti di medicina italiani è stato chiesto se pensassero che i medici possano essere influenzati dalle parole e dai regali dei rappresentanti delle ditte, il 24% ha risposto ‘Sì’, riferendosi a se stessi, ma questa percentuale è salita al 71% riferendosi ai colleghi. Vediamo la pagliuzza nell’occhio degli altri e non ci accorgiamo della trave nel nostro. Ci rifiutiamo di pensare che siamo influenzabili dal marketing, ma lo siamo. Pensiamo che i conflitti di interessi non ci tocchino, mentre lavorano sotto traccia a favore di Big Pharma. E, purtroppo, i conflitti di interessi sono tanto più pericolosi quanto più ci si sente immuni da essi.

Il nostro obiettivo? Contribuire a rendere la ricerca e la pratica medica e sanitaria, in particolare per quanto riguarda l’uso di farmaci, indipendente da interessi commerciali. Per mantenere le distanze da Big Pharma, per evitare che la salute sia gestita dagli interessi di mercato, i NoGrazie non accettano regali di alcun genere, evitano conflitti di interessi, segnalano informazioni distorte e marketing ingannevole, informano operatori e studenti, diffondono letture critiche sui determinanti sociali e commerciali di salute. Lo fanno attraverso una Lettera che esce con frequenza mensile ed è spedita a oltre 1.500 indirizzi e-mail (per riceverla basta iscriversi su www.nograzie.eu, ed è gratis), tramite lo stesso sito internet visitato da 500-1.000 persone al mese e un account di Facebook che ha circa 2.600 followers. Chi volesse entrare a far parte del gruppo non deve far altro che chiederlo su http://www.nograzie.eu/contatti/. Con la stessa facilità con cui si entra a far parte del movimento, se ne può uscire.

Mediante questa collaborazione con Altreconomia, ci auguriamo di sollecitare interesse ai temi di cui sopra anche in un pubblico generale, di non professionisti della salute. Perché, se è vero che gli operatori della salute sono in prima fila nelle relazioni con Big Pharma, è altrettanto vero che i danni conseguenti a queste relazioni pericolose ricadono poi su tutta la popolazione, e in particolare su chi è privo degli strumenti culturali per essere critico e documentato nelle scelte”.

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