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L’organo di controllo amministrativo francese, chiamato la Court des Comptes, ha pubblicato nel settembre 2024 un rapporto, che afferma che la mancanza di fondi sta limitando in modo drammatico l’attuazione della legge, che prevede che le opere d’arte, rubate dai nazisti agli ebrei tedeschi, vengano restituite alle loro famiglie o agli eredi.
A questo proposito, il governo francese ha creato un dipartimento specialistico, sei anni fa, che ha solo sei dipendenti. Il suo budget annuale è di 220.000 €, che è del tutto insufficiente per effettuare tutte le indagini e le ricerche, che mettano in evidenza le opere di origine sospetta. Al proposito, è stato fatto un confronto con l’organismo equivalente tedesco, che ha un budget di 12milioni, nel 2024.
Secondo questo rapporto, in pratica quasi nessun museo pubblico francese ha avviato la procedura di ricerca sull’origine di opere d’arte, acquisite dal 1933 al 1945. Solo due grandi musei, il museo del Louvre ed il Quai D’Orsay hanno assunto degli specialisti, che indagano su queste sospette provenienze.
Per confronto, il Rijksmuseum, in Olanda, ha sette ricercatori specializzati. Appare così evidente il paradosso legato al fatto che la Francia abbia approvato una delle leggi più restrittive su questi argomenti, ma non abbia messo a disposizione risorse sufficienti, rendendo in pratica tale legge priva di applicazioni pratiche.
Al proposito, è bene notare che questa legge prevede anche che le case d’aste ed i commercianti di opere d’arte effettuino le stesse valutazioni, circa la possibile provenienza illecita di opere d’arte poste in vendita, documentando la ricerca in modo appropriato.
Ad oggi praticamente nessuno di questi soggetti ha dato pratica attuazione alle disposizioni di legge.
Come dice l’antico proverbio: “Le leggi son, ma chi pon mano ad elle?”
Adalberto Biasiotti
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