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Nuovi problemi legali per Mimmo Lucano, condannato dalla Corte dei Conti per un danno erariale di circa 781 mila euro. I giudici contabili accusano l’ex sindaco e altri 26 funzionari e soci di cooperative per la gestione dei centri di accoglienza in Calabria tra aprile 2011 e dicembre 2012. La somma da risarcire alla Presidenza del Consiglio dei Ministri supera i 4 milioni di euro.
La Corte ha ritenuto Lucano responsabile in quanto sindaco di Riace all’epoca dei fatti, nonostante una precedente condanna a un anno e sei mesi per altre accuse di immigrazione clandestina.
Le indagini e le accuse
Le indagini, avviate dalla Guardia di Finanza nel 2017, riguardavano il centro di accoglienza di Amantea e l’indebita erogazione di fondi a soggetti non legittimati per fornire rifugio a migranti provenienti dal Nord Africa. Salvatore Mazzeo, dirigente della Protezione Civile della Regione Calabria, è considerato dagli inquirenti come ideatore del sistema, che prevedeva convenzioni con pagamenti giornalieri per migrante tra i 40 e i 46 euro al giorno.
Secondo le accuse, le somme venivano distribuite senza gare o verifiche formali, con un tacito accordo tra il soggetto attuatore e i contraenti.
Il ruolo di Mimmo Lucano
I giudici contabili hanno scritto:
“L’emergenza migranti in Calabria era stata oggetto di un accordo illecito tra Mazzeo e i rappresentanti dei soggetti privati o pubblici… senza effettuare una gara anche informale e senza avere i requisiti per garantire le prestazioni stabilite… percepivano compensi e remunerazioni non dovuti ed esorbitanti rispetto ai servizi offerti”.
Riace, sotto la guida di Lucano, ha giocato un ruolo chiave in questo sistema. Sebbene non ci siano prove di un’intesa truffaldina da parte del sindaco, Lucano è stato giudicato parte della condotta illecita.
La risposta di Lucano
Lucano ha risposto alle accuse dichiarando:
“Si tratta di un’operazione di denigrazione per trasmettere un messaggio diverso da quello che è in realtà accaduto. All’epoca, da sindaco, ho contestato le pratiche dello Sprar, perché non avevano i presupposti per un’effettiva integrazione.”
L’europarlamentare ha annunciato il suo ricorso in Cassazione contro la sentenza dei giudici contabili.
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