Nuova stretta sui prestiti alle imprese, torna lo spettro dei crediti deteriorati

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#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


di
Thomas Bendinelli

Nonostante il tasso di deterioramento dei prestiti sia salito al 2,1%, Streparava di Confindustria Brescia frena: le nostre aziende sono ancora patrimonialmente solide.

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A fine giugno il tasso di deterioramento dei prestiti per le società non finanziarie si è attestato al 2,1%, in forte crescita rispetto allo 0,7% del giugno 2023. I valori di giugno portano i prestiti deteriorati a livelli simili al biennio 2028-2019 e sono ancora ben lontani dai massimi raggiunti tra il 2013 e il 2014, quando i prestiti deteriorati sfiorarono il 9 per cento.

A osservarlo è un focus realizzato dal Centro Studi di Confindustria Brescia e contenuto nella ventunesima edizione del Booklet Economia. «La crescente velocità di formazione dei crediti deteriorati sperimentata nel tessuto produttivo locale ha iniziato a manifestarsi nel corso della seconda metà del 2023 — rileva Paolo Streparava, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Credito, Finanza e Fisco —, per poi accelerare sulla scia della debole congiuntura di questi mesi e degli alti tassi d’interesse applicati dagli istituti di credito. Si tratta di un processo verosimilmente destinato a proseguire anche nel prossimo futuro, alla luce delle forti incognite che affliggono l’industria bresciana, penalizzata dalle difficoltà riscontrate in alcuni importanti segmenti del comparto metalmeccanico locale».




















































La crescita del tasso di deterioramento dei prestiti alle imprese va di pari passo con l’aumento delle sofferenze: a fine giugno 2024, esse hanno raggiunto, nel settore industriale bresciano, la cifra di 112 milioni di euro, in forte risalita dai minimi storici raggiunti alla fine del 2022 (81 milioni). A Brescia la loro incidenza sul totale dei prestiti (1,2%) rimane comunque bassa, sia rispetto al passato, sia nei confronti della Lombardia (1,4%) che dell’Italia (1,4%).

Il quadro si inserisce all’interno di uno scenario di forte sgonfiamento dello stock di prestiti concessi dalle banche alle aziende: sempre a fine giugno, l’ammontare degli impieghi a disposizione delle imprese industriali bresciane, ammonta a 9,6 miliardi di euro, evidenziando una flessione del 12,9% sullo stesso periodo del 2023. Si tratta di una dinamica molto più accentuata rispetto a quanto rilevato in Lombardia (-6,2%) e in Italia (-8,0%).

I dati sopra descritti ovviamente non fanno sorridere, ma Streparava invita comunque a mantenere uno sguardo positivo: «Soprattutto — afferma l’imprenditore franciacortino — alla luce anche delle importanti riserve di liquidità a disposizione del made in Brescia, che ricoprono un ruolo centrale per gli investimenti dei prossimi anni».

L’analisi di Confindustria Brescia rileva infatti che la liquidità a disposizione del sistema produttivo locale è ai massimi storici: a giugno di quest’anno i depositi bancari e il risparmio postale detenuti dalle imprese hanno raggiunto la cifra di 18,4 miliardi di euro, il valore più elevato da quando è disponibile la serie. Alla base di tale performance vi sarebbe, in particolare, la ridotta propensione a investire (penalizzata dagli alti tassi e dalle incerte prospettive economiche per i mesi a venire).

Quanto rilevato nell’ambito delle imprese non trova però piena corrispondenza all’interno dell’aggregato delle famiglie consumatrici, dove i depositi bancari e il risparmio postale registrati a fine giugno (26,7 miliardi) risultano in flessione rispetto al valore massimo (28,6 miliardi) raggiunto a marzo 2022. L’avvio di una politica di riduzione dei tassi decisa a livello di banche centrali dovrebbe modificare la situazione, aumentando anche gli investimenti e la domanda di finanziamento da parte delle imprese.

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