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di JAROD
L’editoria è il cuore pulsante della democrazia perchè sorregge un potere che i cittadini hanno dato al controllo ed alla difesa della collettività attraverso una stampa libera ed indipendente. Che tale spesso non è sia per motivi oggettivi ( la crisi del settore, l’intrusione di editori che utilizzano i giornali per migliorare i loro affari) sia per il venir meno di comportamenti adeguati e coerenti col ruolo che la Costituzione stessa ha dato ai giornali. E sopratutto ora, nell’era digitale, in cui le notizie viaggiano alla velocità della luce e spesso si mescolano a fake news,c’è da discutere se la Politica non debba intervenire per ristabilire e fortificare questo strumento di democrazia, che non può nè essere abbandonato nelle braccia di imprenditori interessati ad altro, nè lasciato soccombere in nome di una informaxzione social manovrata a forze potenti ed occulte. L’ABC di questo processo può partire dall’accettazione ovvia di una differenza tra il fatto e l’opinione, Il giornalismo ha il compito di garantire una narrazione fedele della realtà, mentre l’opinionismo offre chiavi di lettura interpretative. Due ruoli distinti ma complementari, che richiedono un rigoroso codice etico per preservare la qualità dell’informazione. Ma cosa accade quando questi confini si sfumano? E quali sono le responsabilità di chi informa e di chi interpreta?
Il giornalista è, per definizione, un ricercatore della verità. Il suo dovere primario è quello di indagare, verificare e riportare i fatti con rigore e obiettività. In un mondo dove la disinformazione è sempre in agguato, il giornalista dovrebbe essere un garante di affidabilità, resistendo alle pressioni politiche, economiche e ideologiche.
Verità e accuratezza di ogni informazione pubblicata deve essere verificata e fondata su prove concrete. Il giornalismo non può essere una cassa di risonanza per le fake news.
Un giornalista deve operare senza condizionamenti esterni che possano comprometterne l’imparzialità, così come deve deve essere consapevole dell’impatto delle proprie parole e agire con senso di responsabilità sociale .
Il diritto di cronaca non deve mai trasformarsi in un mezzo per violare la privacy o strumentalizzare la sofferenza altrui, nel pieno rispetto della dignità umana .
Nel contesto attuale, dove i social media rendono virali notizie non verificate, il giornalista ha il compito di distinguere l’informazione dalla propaganda, ponendosi come baluardo della verità.
A differenza del giornalista, l’Opinionista non si limita a riportare i fatti, ma li analizza, li interpreta e li colloca in un contesto più ampio. Il suo ruolo è essenziale per stimolare il dibattito pubblico e offrire prospettive diverse su eventi complessi. Tuttavia, con la libertà di espressione arriva anche la responsabilità morale.
L’’opinionista , partendo dall’oggettività di un fatto, esprime la sua chiave interpretativa, che,in partenza si sa esseer frutto di opinione personale. Nel senso che anche un’opinione deve essere fondata su elementi reali e non su supposizioni infondate. La libertà di opinione non giustifica la diffusione di odio, pregiudizi o discriminazioni. Un opinionista deve dichiarare eventuali conflitti di interesse che potrebbero influenzare la sua narrazione.
Talvolta il confine tra l’opinionista/analista a Portavoce di intressi imrenditoriali e politici, se non partitici, è davvero effimero.
Questa deriva rende il confronto pubblico sempre più povero, polarizzato e privo di reale valore informativo. L’opinionismo diventa così uno strumento di condizionamento piuttosto che di crescita culturale e democratica.
Se il giornalista racconta la realtà, l’opinionista ha il compito di interpretarla, senza mai distorcerla. La sottile linea tra analisi critica e manipolazione dell’informazione è il banco di prova dell’etica di chi si occupa di editoria.
Uno dei problemi più gravi del panorama mediatico contemporaneo è la fusione tra informazione e opinione. Sempre più spesso assistiamo a giornalisti che inseriscono giudizi personali nei loro articoli e opinionisti che presentano interpretazioni soggettive come verità assolute. Questo fenomeno, amplificato dai social network e dalla polarizzazione politica, genera confusione nel pubblico e mina la credibilità dell’editoria, sfaldando i confini si alimenta il pericolo della disinformazione
La soluzione?
Un ritorno alla distinzione netta tra chi informa e chi commenta. Un giornalismo rigoroso e indipendente è essenziale per garantire un dibattito pubblico sano, così come un opinionismo responsabile è necessario per evitare la deriva della propaganda.
Per preservare l’integrità dell’informazione, è indispensabile un codice deontologico rigido, accompagnato da sanzioni per chi lo viola.
Ogni giornalista e opinionista deve aderire a principi chiari di verità, indipendenza e trasparenza.
La diffusione intenzionale di notizie false o manipolate deve comportare richiami, sospensioni e, nei casi più gravi, l’esclusione dalla professione.
Senza una forte autoregolamentazione, il rischio è quello di un’editoria sempre più asservita agli interessi di parte, con conseguenze disastrose sulla fiducia del pubblico nei media.
Occorrerebbe oggi più che mai un Patto Morale per il Futuro dell’Editoria
L’informazione è un bene pubblico. Il giornalismo e l’opinionismo, pur operando su piani diversi, devono entrambi rispondere a un imperativo morale: servire la verità e rispettare l’intelligenza del pubblico.
Nel tempo delle fake news, della polarizzazione estrema e dell’infodemia ( valanga di informazioni non verificate NDR), il ritorno a un’informazione etica è l’unica strada per preservare il ruolo dell’editoria come strumento di crescita culturale e democratica anche in realtà piccole come la Basilicata, E non è estraneo a questo ragionamento il dovere per una Regione di intervenire per creare le condizioni minime di un giornalismo di qualità, aiutando il settore a crescere e creando le premesse per una contribuzione premiale, che riconosca e sorregga gli sforzi migliori di rappresentanza dell’opinione pubblica.
Solo attraverso un rinnovato impegno per la correttezza e il rispetto della realtà sarà possibile restituire dignità e credibilità al mondo dell’informazione.
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