L’accidentato percorso del Taglio dei Tassi – PLTV.it


di Fabio Picciolini, esperto consumerista

In 9 mesi il tasso di riferimento principale è sceso al 2,50%: una riduzione significativa che ha alleggerito i costi dei finanziamenti pubblici, delle imprese e delle famiglie.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Il taglio da 0,25% deciso dalla Bce il 6 marzo scorso non è certamente l’ultimo, quindi la prospettiva del 2% non è un’illusione; ma le scelte future saranno assunte in un  quadro economico diverso, forse contraddittorio: la Bce potrebbe prendere decisioni in tempi più lunghi, per certi versi inaspettate considerando che se n’è sempre “fregata” dei consigli, più o meno interessati, per decidere solo sulla base dei dati in suo possesso.
L’inflazione scende meno e meno rapidamente del previsto; anzi nell’ultimo periodo è, pur di poco, aumentata: il target del 2% dovrebbe essere raggiunto solo nel 2026. La combinazione di prezzi dell’energia e dazi è una miscela esplosiva per esportazioni e prezzi dei prodotti energetici e di consumo.

Le previsioni di crescita economica sono state ridotte, la recessione che ha colpito la Germania è un brutto segnale ma anche altri Paesi Ue non stanno meglio: se si togliessero i pochi decimali derivanti dal New Generation Eu (il Pnrr per l’Italia), più di uno stato membro dell’Unione sarebbe in recessione.
Riguardo la crisi industriale, sullo Stivale siamo giunti al 23esimo mese consecutivo di indici industriali negativi, ma non ci sono denari per favorire la ripresa; in Germania per finanziare la spesa (inclusa quella bellica) si sta rompendo invece un tabù storico, il vincolo del debito. L’Europa  è  ricorsa già 3volte al mercato, con finanziamenti o garanzie (InvestYou, Sure, NGUe): pur essendo un debitore primario (tripla A), per quanto ancora potrà ricorrere all’indebitamento – anche alla luce della spesa in difesa militare – senza rivedere gli stanziamenti al proprio bilancio?

Francoforte, nell’orientamento di politica monetaria, deve valutare una soluzione per Paesi con una situazione finanziaria completamente diversa.
A partire proprio dall’andamento dei tassi di interesse: quelli di mercato hanno visto l’inversione dell’Euribor (breve termine) rispetto all’Eurirs (medio-lungo termine) con il primo tornato sotto il secondo, addirittura superiore al valore di riferimento Bce. Molti osservatori hanno previsto un’impennata dell’Eurirs fra circa 5 anni e un mantenimento del livello per gli anni successivi: sarà una nuova crisi o un fatto temporaneo? Solo il tempo potrà dirlo ma, nel frattempo, istituzioni e mercato devono prepararsi ad affrontare questo scenario, per cui potrebbero esserci – come affermato all’inizio – decisioni inaspettate e forse contraddittorie da parte della presidente Christine Lagarde.

L’erario vede aumentare i rendimenti dei titoli pubblici, aumentandone il costo. Le aziende hanno finito o stanno finendo le riserve di liquidità accumulate in epoca Covid con le erogazioni pubbliche. I deteriorati sono sia pur di poco aumentati e il credito alle imprese è concesso ancora con il contagocce. Presto, inoltre, entreranno in vigore i più stringenti criteri di Basilea 3Plus.
Negli aspetti micro: le transazioni immobiliari sono in ripresa, insieme al costo delle case; salgono gli importi medi richiesti, ma pure le durate; le surroghe rappresentano larga parte del business, mentre i mutui green ancora una nicchia. Il potere d’acquisto delle famiglie è ancora sotto il livello pre-pandemico come dimostra, al contrario dei mutui, il calo dell’importo delle rate nel credito al consumo. Un quadro con aspetti positivi importanti che fanno immaginare un futuro meno grigio del recente passato, ma ancora lontano dal bel roseo che piacerebbe a tutti.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

8 Marzo: Credit Gender Gap stabile a 70 Mld, nei Mutui qualcosa sta cambiano

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