Il Consiglio Valle è convocato in via ordinaria martedì 28 e mercoledì 29 gennaio 2025, dalle ore 9.00, per discutere un ordine del giorno composto di 63 oggetti.
Giorno della memoria
Il Consiglio Valle si è aperto con la commemorazione del Giorno della Memoria, in occasione dell’80° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz da parte delle truppe sovietiche avvenuta il 27 gennaio 1945.
La ricorrenza è stata istituita in Italia dalla legge n. 211 del 20 luglio 2000 per “ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
Per il presidente del Consiglio, Alberto Bertin, «ricordare le vittime della Shoah è un’occasione per riflettere sull’importanza di preservare i valori fondamentali della dignità umana, della libertà e del rispetto. La nostra epoca è profondamente segnata da conflitti, con tragedie umanitarie che si stanno consumando in molte parti del mondo: la nostra riflessione su quanto accaduto non è quindi solo un dovere verso il passato, ma uno strumento per prevenire l’odio e la discriminazione.»
Il capogruppo di FP-PD, Paolo Cretier, ha aggiunto: «Più di sei milioni di ebrei sono stati rinchiusi nei lager dai nazisti e, oggi finalmente come riconosciuto dalla Premier Meloni, con la collaborazione del fascismo. Nel vortice sono finite anche persone accomunate dalla volontà di superare l’oppressione: sono pagine tristi che non si possono cancellare e fare memoria è un dovere per far capire cosa la mente malata possa mettere in atto. Ancora oggi le cronache che arrivano anche dal cuore dell’Europa ci riportano di guerre religiose, territoriali ed economiche, e a soccombere sono sempre i civili, i deboli, gli inermi.»
Il capogruppo di Pour l’Autonomie, Aldo Di Marco, ha ricordato che «nei campi di prigionia e di sterminio nazisti furono rinchiusi ebrei, oppositori del regime, appartenenti a minoranze etniche e religiose e tutti coloro che il nazismo considerava diversi, rom, disabili, omosessuali… Vite umane spezzate o segnate a vita dalle crudeltà degli aguzzini. La memoria serve per ricordare uno degli episodi più bui del genere umano che con un’ideologia folle ha giustificato azioni aberranti: non si tratta solo del nazismo ma anche del fascismo italiano. Ora che i testimoni diretti ci stanno lasciando, tocca a tutti noi, più che mai, raccogliere l’eredità e rinnovare il ricordo. La memoria piena e condivisa è l’unico baluardo per arginare il negazionismo che purtroppo sta crescendo nel tempo in cui viviamo. È fondamentale ribadire il valore assoluto dei diritti umani, opponendoci alle troppe discriminazioni verso tutte le diversità. Crediamo che il 27 gennaio sia il momento per rinnovare l’impegno a combattere ogni forma di estremismo ideologico che ha come principio la prevaricazione dell’uomo sull’uomo.»
«Ho sempre il timore che questi momenti di commemorazione diventino uno sterile esercizio di memoria destinato a far parte della retorica, ma poi mi rispondo che ricordare ha un senso, soprattutto per i giovani che non hanno più testimonianze dirette – ha sostenuto la vicecapogruppo di Progetto Civico Progressista, Chiara Minelli -. La Giornata della Memoria ha la sua ragion d’essere perché la memoria viene tramandata per costruire una collettività, per capire come il nostro Paese ha potuto essere istituzionalmente razzista. Lavorare sulla memoria per costruire una società migliore è un imperativo: passare idealmente il testimone alle giovani generazioni è un esercizio di memoria attiva di ciò che è stato affinché il presente e il futuro si liberino dall’odio e dalle prevaricazioni.»
Il capogruppo di Rassemblement Valdôtain, Stefano Aggravi, ha ricordato «questi fatti e atti allucinanti» sottolineando che «è terribile e bisogna ricordare come la natura umana possa arrivare a perpetrare questi eventi terribili che, purtroppo, sono ripetibili nel tempo. Le azioni sono state portate avanti in forza di leggi, quindi anche alcuni stati di diritto possono giustificare la gratuita privazione della libertà e della vita. Il più grande male è quello dell’indifferenza e questa giornata deve essere un monito a rimanere lucidi e critici, mai impassibili.»
«La celebrazione di una memoria storica può avere diverse versioni, ma l’unica dignitosa è quella che serve al rafforzamento di una coscienza sociale – ha detto il consigliere Luca Distort (Lega VdA) -. Noi vogliamo essere parte di quell’umanità che ricorda e che sa riconoscere la verità per intero: è questa la grande sfida, perché il male opera nella storia come un virus opera in un organismo o come un tumore si insedia in un tessuto organico sano. Stigmatizzare il soggetto che ha ospitato il male è comprensibile, ma non rivela la volontà di andare alla radice del problema: noi dobbiamo essere in grado di combattere alla radice il male, in ogni sua manifestazione. Si tratta di saper riconoscere quel mistero del male che la millenaria tradizione cristiana riconosce annidato nella storia.»
«La Giornata della Memoria rappresenta un momento di profonda riflessione e un invito a non dimenticare affinché simili errori non si ripetano – ha commentato il consigliere Christian Ganis (FI) -. Ebrei rom, sinti, omossessuali, oppositori del regime sono stati, disumanizzati, trasformati in numeri da una dittatura folle. Bisogna riflettere sul ruolo delle Istituzioni che, in quel contesto, fallirono miseramente nel difendere i propri cittadini e per questo è necessario difendere sempre più i principi di democrazia e libertà. Ancora oggi assistiamo a conflitti che seminano morte e distruzione, a dimostrazioni di intolleranza e non dobbiamo dare spazio a ideologie estremiste e ai movimenti che fomentano l’odio. Abbiamo il compito di educare le nuove generazioni alla memoria sostenendo progetti educativi: una battaglia esistenziale che blocchi l’insorgere di rigurgiti antisemiti. A livello nazionale stiamo lavorando su questo punto: i valori democratici sono il fondamento della nostra azione.»
Per il capogruppo dell’Union Valdôtaine, Aurelio Marguerettaz, «la Giornata della Memoria non deve ricadere soltanto nel ricordo dei morti: dobbiamo ricordare i gesti individuali, ascoltare le storie personali perché ci fanno uscire dalla logica dei numeri e ci fanno entrare in una umanità che ci tocca profondamente. Questa Giornata ci deve servire a fermare i gesti di quei giovani che esaltano dei simboli di cui non conoscono nemmeno il significato: il fascismo e il nazismo fanno schifo e abbiamo il dovere di dirlo. Il 22 marzo si commemora la Jeune Vallée d’Aoste, di cui noi abbiamo l’eredità e che difendeva la nostra identità, la nostra lingua, il nostro particolarismo: valori negati sotto il fascismo.»
«La commémoration des atrocités de l’holocauste n’est pas seulement un acte de respect pour ceux qui ont souffert mais aussi une mise en garde contre l’indifférence et la haine qui l’ont rendu possible – a rappelé le conseiller Corrado Jordan (UV) -. Dans le contexte actuel, marqué par la présence croissante des idéologies politiques, revient une signification encore plus profonde: oublier c’est ouvrir la porte à la répétition des erreurs du passé, surtout en cette période où l’antisémitisme, le racisme et le négationnisme trouvent des nouvelles formes d’expression, souvent amplifiées par les médias sociaux et des discours politiques de division, des mouvements de droite parfois explicitement nostalgiques gagnent du terrain dans plusieurs pays. La préservation de la mémoire est un acte de responsabilité collective pour reconnaître les signes d’intolérance et discrimination.»
Per il consigliere Andrea Padovani (FP-PD), «il Giorno della Memoria ci invita a mantenere viva la consapevolezza storica, educando le nuove generazioni alla tolleranza e al rispetto reciproco. Le testimonianze dei sopravvissuti, le pietre d’inciampo nelle nostre città, i libri, i film e gli eventi commemorativi sono strumenti preziosi per coltivare una memoria collettiva che possa essere guida per il futuro. “Chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo”: che queste parole, incise in trenta lingue, sul monumento all’ingresso del campo di concentramento di Dachau ci spronino a costruire un mondo dove la dignità di ogni persona sia sempre rispettata. Ricordiamo, per scegliere ogni giorno la strada della pace e dell’umanità.»
La capogruppo di PCP, Erika Guichardaz, ha parlato dell’importanza «di non banalizzare questa Giornata con facili strumentalizzazioni ideologiche. La commemorazione non è uno sterile esercizio di memoria ma serve per sottolineare i valori di pace, uguaglianza e solidarietà che hanno unito persone diverse (comunisti, anarchici, monarchici…) nella lotta di Resistenza e nei campi di concentramento (ebrei, prigionieri politici, omosessuali…). Oggi ricordiamo anche i 33 morti del Col du Mont, operai mandati a morire. Ricordare i morti serve per ricordare i valori che hanno unito tutti gli oppositori nella lotta contro un folle nemico comune.»
Il capogruppo di Stella Alpina, Carlo Marzi, ha dichiarato: «Il Giorno della Memoria si fonda su due caratteristiche essenziali. Da un lato, è un momento per ricordare in modo indelebile l’arrivo dei sovietici nel campo di Auschwitz e, con esso, l’Olocausto degli ebrei. Dall’altro, rappresenta un monito: ci insegna che basta una sola vita sottratta in nome di un’ideologia per affermare con forza “no, mai più”. Questo giorno deve continuare a ricordarci che anche la perdita di una sola vita, se banalizzata, può innescare processi capaci di condurre agli orrori e agli abomini che abbiamo conosciuto.»
«L’antisemitismo non è morto ed è la ragione principale per cui è bene che se ne parli – ha commentato l’assessore Luciano Caveri (UV) -. Mai avrei pensato nella mia vita di vedere i rigurgiti antisemiti nelle piazze italiane. So che è collegato in maniera stretta alle vicende drammatiche della Palestina ma è inaccettabile che qualunque discorso di critica legittima nei confronti di Israele si trasformi nel tentativo di far uscire questa bestia che è stato l’antisemitismo. Sappiamo che è un fuoco che cova sotto la cenere e sono convinto che la scelta della nostra Regione di inviare le scolaresche in visita al campo di sterminio di Auschwitz sia giusta. Quel campo di sterminio alle cui porte ci furono per alcuni mesi dei giovani valdostani come militari, compreso mio papà. Visitare quei luoghi tristi e terribili, regno dell’atrocità umana, è una lezione per tutti, una specie di indispensabile vaccino in favore della democrazia.»
Il presidente della Regione, Renzo Testolin, ha concluso: «Una questione che cova ancora sotto la cenere e che potrà riattivarsi in qualsiasi momento se non prestiamo la dovuta attenzione. Il ruolo delle Istituzioni è quello di trasmettere alle nuove generazioni i percorsi che possono incontrare nella loro vita, facendo loro metabolizzare i concetti sull’atteggiamento che bisogna avere nei confronti del prossimo: sentimenti di accoglienza, di solidarietà che devono manifestarsi nel concreto del quotidiano. L’attenzione deve sempre essere alta, soprattutto nei cambiamenti che sembrano impercettibili, ma che poi si trasformano in qualcosa di irreversibile: quando ci si abitua ai comportamenti non corretti, si rischia di sottovalutarli. E questo può portare alle conseguenze che la storia ci ha messo di fronte.»
Attività legislativa
Norma di attuazione
Il Consiglio Valle ha espresso parere favorevole all’unanimità sullo schema di norma di attuazione dello Statuto speciale per la Valle d’Aosta in materia di concessioni di derivazione d’acqua.
L’atto, trasmesso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 31 ottobre 2024, è composto di quattro articoli che dettano disposizioni in materia di concessioni e di subconcessioni di derivazione d’acqua, a qualunque uso esse siano destinate. Una volta approvata dal Consiglio dei Ministri, la norma di attuazione consentirà al Consiglio di disciplinare, con legge regionale, l’assegnazione delle concessioni di derivazione d’acqua, definendo le modalità di assegnazione e la durata delle concessioni, i criteri per la determinazione dei canoni di concessione per l’uso, prevedendo anche la possibilità di affidamento delle concessioni a società a totale controllo pubblico.
Il parere sullo schema di norma di attuazione sarà ora trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per il prosieguo del suo iter, che si concluderà con l’approvazione del decreto legislativo da parte del Consiglio dei ministri.
Il dibattito in Aula
La consigliere Chiara Minelli, annunciando il voto positivo del gruppo PCP, ha parlato di «un atto molto importante su cui insistiamo da quasi sei anni. La prima bozza della norma era pronta fin dall’estate del 2019 ed è quella che, con poche modifiche non sostanziali, è arrivata a noi oggi. Si è accumulato un ritardo importante dovuto, in parte alla sostituzione dei componenti regionali e statali della Commissione paritetica, ma anche allo scarso impegno politico su questo punto. La norma è stata poi ripresa nel 2022 e tra luglio e settembre 2024, con finalità e tempistiche che non sono del tutto chiare, tant’è vero che lo schema riporta la data del 29 luglio, ma l’approvazione è del 30 settembre. Non siamo riuscite ad avere i verbali della Commissione che, secondo il Presidente Testolin, si è riunita solo due volte mentre il Presidente della Paritetica, Marini, ha detto che sono di più. Il testo allinea, finalmente, la Valle d’Aosta alle altre Regioni italiane ma stabilisce semplicemente che anche la nostra Regione possa disciplinare con proprie norme queste concessioni, superando i limiti attuali del nostro Statuto, e la potestà legislativa trasferita è delimitata da rigidi paletti. Non è un testo di grande valenza autonomista, in cinque anni ci si sarebbe aspettati qualcosa di più pregnante. Per fortuna è rimasto un elemento, anche se un po’ annacquato rispetto alla formulazione del 2019, che dà alla Valle d’Aosta un maggiore margine operativo rispetto a quello riconosciuto alle altre Regioni, consentendo di assegnare direttamente le concessioni a società a totale controllo pubblico, senza ricorrere alle pericolose opzioni delle procedure di gara. Si deve fin da ora approfondire la materia e, prima di scrivere la legge, bisogna sapere dove andare, anche riguardo alla partecipata Cva.»
«Un tema che avremmo voluto affrontare prima e non a ridosso della fine della Legislatura – ha commentato il capogruppo di RV, Stefano Aggravi, dichiarando il voto a favore -, che è frutto di un percorso travagliato, con un convitato di pietra che è la regolamentazione comunitaria. Occorre quindi fare chiarezza sul tema delle gare e sulla futura legge regionale. Chi oggi ci dice che possiamo bypassare le gare e fare delle riassegnazioni, ce lo deve spiegare: la direttiva Bolkenstein considera, infatti, la produzione di energia come un servizio, quindi le concessioni vanno messe a gara. Lo schema di norma di attuazione parla di tipologia di società controllata dal pubblico, non parla espressamente di Cva. La parte dello schema che parla di assegnazione delle concessioni va quindi letta in senso ampio. Questo è un testo che potrà permettere di fare comunque un buon lavoro e di concepire una legge sull’esperienza di altri. Sarà proprio il bando di gara che definirà le modalità di gestione e non sarà sicuramente un bagno di salute perché le concessioni sono estremamente appetibili in quanto molti di questi impianti sono ormai ammortizzati nel tempo e quindi l’investimento non è detto che sia solo manutentivo ma può essere anche proattivo. Io mi auguro che l’Italia si svegli e si ricordi che la prima fonte di energia rinnovabile, quella certa, è la fonte di energia idroelettrica.»
Il Capogruppo Paolo Cretier, annunciando il voto favorevole del gruppo FP-PD, si è soffermato sul risultato finale «che definisce le competenze normative della nostra Regione in materia di concessioni idroelettriche. Un tema di portata generale che ha un peso notevole e trasversale in ambito economico, sociale, occupazionale e ambientale. La gestione delle acque che, nel corso degli anni ha subìto modifiche molto importanti, anche a livello eurounitario necessitava di un aggiornamento significativo. Questo schema di norma prende in carico l’affido delle concessioni a società a totale controllo pubblico. Positiva è anche la possibilità della Regione di ritirare quote di energia a vantaggio di servizi pubblici e di disciplinare i canoni di derivazione con normative flessibili rispetto a quelle statali. Infine, il testo prevede un sistema di consultazione preventiva con le varie autorità che gestiscono le diverse fonti di energia e il sistema idrico. La Regione provvederà alla copertura della programmazione finanziaria nei prossimi bilanci: sono da espletare le procedure di riassegnazione delle concessioni.»
Il capogruppo di FI, Pierluigi Marquis, ha parlato di «un tema che è stato rivendicato da sempre dalla Valle d’Aosta: il riconoscimento della proprietà pubblica delle acque e la loro valorizzazione, che parte già dai decreti luogotenenziali e per cui la battaglia è stata costante nella storia a difesa degli interessi della nostra regione. Questo schema di norma è frutto del buon lavoro della Commissione paritetica che rafforza la competenza legislativa in materia: essere autonomisti non significa, però, fare ciò che si vuole, ma attenersi anche ai principi sovraordinati all’esercizio della nostra autonomia. La nostra capacità deve essere quella di legiferare successivamente per rafforzare la nostra autonomia. La norma di attuazione è di grande importanza e ci auguriamo che nella legge si vogliano garantire al meglio i ritorni per i valdostani. Infatti, i concessionari avranno l’obbligo di fornire 200 Kw/ora di potenza installata alla comunità: questo significa che la Regione avrà a disposizione 200 milioni di kwh annui da mettere a servizio dei valdostani, famiglie e imprese, attraverso una scontistica e attuare in questo modo le previsioni del progetto di legge che abbiamo presentato per ridurre i costi dell’energia in Valle d’Aosta. Questo è il miglior compromesso rispetto alla situazione da affrontare: noi ci auguriamo che nella definizione della successiva legge si metterà la Valle d’Aosta nelle condizioni di tutelare e valorizzare questa ricchezza che è importante non solo sotto l’aspetto finanziario.»
«Nonostante la fonte idroelettrica sia, ad oggi, una tecnologia matura e quasi completamente installata in Italia, rischia di perdere circa 15 miliardi di euro di investimenti, a causa dell’elevata incertezza sulle modalità di riassegnazione delle attuali concessioni e siamo molto contenti di aver portato in Aula oggi questo schema di norma di attuazione – ha dichiarato il consigliere Corrado Jordan (UV) -. In Italia, l’idroelettrico ha un ruolo centrale: significa sicurezza di approvvigionamento e sappiamo quanto questo sia importante in termini geopolitici. La materia delle concessioni è normata a livello eurounitario, ma ogni Stato ha definito autonomamente il proprio regime. Sembra che, tra i grandi Stati, sia solo l’Italia a voler/dover bandire le gare per le concessioni senza immaginare condizioni favorevoli per i concessionari uscenti, soprattutto quando questi sono pubblici. Perché la Francia ha prolungato la scadenza fino al 2041? Perché non riusciamo a prorogare le concessioni a fronte di garanzie di investimenti e ritorni ai territori dati dalle imprese attualmente concessionarie? Il rischio più grande sarebbe quello di aggiudicare delle concessioni a operatori non in grado di garantire i necessari equilibri con i territori e scarsamente sensibili alle loro esigenze future.»
«Voteremo lo schema di decreto legislativo sulle concessioni di derivazione d’acqua ben consapevoli, a differenza di qualcun altro, che potrebbe non essere da qui che potrà arrivare la soluzione al problema – ha affermato il consigliere Simone Perron (Lega VdA) -. Così come siamo ben consapevoli che la potestà energetica è potestà politica, perché è un tema storicamente strategico: una fonte così importante sul nostro territorio ci dà la possibilità di essere attore di primo piano anche a livello politico se lo gestiamo nella maniera corretta. Non vediamo alcuna contraddizione nell’avere una partecipata regionale che sia allo stesso tempo un grande attore del settore a livello nazionale: per noi non solo non è un’incongruenza, ma è motivo d’orgoglio nonché un vantaggio economico e fiscale. Il tema oggi non è interamente in mano nostra, le normative europee ci limitano e solo lo Stato centrale può trattare in maniera efficace. La Regione, in questo caso, ha svolto il proprio ruolo dal punto di vista legislativo e amministrativo, consapevoli della delicatezza dell’importanza del dossier.»
Il presidente della Regione, Renzo Testolin, ha evidenziato che «la norma deve attenersi a regole che sfuggono alla volontà locale e nazionale, limitando di fatto l’azione di questo Consiglio regionale, così come è stato rimarcato da tutti i gruppi politici. Abbiamo già avviato la riflessione sulla proposta di legge che, nonostante questi paletti fissati a monte della nostra volontà, ci consenta di beneficiare di un’autonomia normativa e soprattutto gestionale delle acque regionali. Rispetto alle altre norme di attuazione, la nostra mette nelle mani della Regione la possibilità di ricorrere alla concessione diretta in caso di affido a una società in house. La questione dovrà essere approfondita, ma ci differenzia in positivo dalle altre Regioni e ci consente di aprire una serie di valutazioni in prospettiva futura di estrema importanza. Questa norma di attuazione non è dunque un punto di arrivo ma, piuttosto, un punto di partenza: sarà la legge regionale che dovrà creare i presupposti per definire un sistema delle concessioni che sia all’altezza delle aspettative dei valdostani.»
Il capogruppo dell’UV, Aurelio Marguerettaz, ha precisato: «Le norme di attuazione vengono approvate se le due componenti, regionale e statale, concordano sul testo. Se vi è il parere negativo degli uffici ministeriali, le proposte rimangono velleitarie. L’idea che qualche collega ha rispetto alla mancanza di una volontà autonomista ci avrebbe portati direttamente a sbattere contro un muro, mettendoci nell’impossibilità di legiferare. Qualcuno ha quindi fatto una narrazione sbagliata, falsa e fuorviante. Le modifiche introdotte in questo schema ci hanno portato ad una norma definita, dove ognuno ha messo del suo. Noi avevamo perorato un percorso, con un’attività politica, ma poi si è dovuto trovare un compromesso con le norme in vigore. La norma di attuazione è stata approvata il 30 settembre: altre narrazioni sono fantasiose. Al di là di tutto quello che abbiamo ascoltato oggi, è con soddisfazione di tutto il Consiglio che esprimiamo il parere oggi. Questo è un punto di partenza e gli uffici regionali stanno già lavorando ad un testo di legge regionale per introdurre i criteri per il bando, che dovrà garantire una libera concorrenza e le condizioni migliori per la Valle d’Aosta.»
Procedimento amministrativo
Il Consiglio Valle ha approvato, con 19 voti a favore (UV, FP-PD, PlA, SA) e 16 astensioni (Lega VdA, RV, FI, PCP), un disegno di legge di modifica alle disposizioni in materia di procedimento amministrativo e diritto di accesso ai documenti amministrativi.
Il provvedimento, presentato dalla Giunta regionale il 4 dicembre 2024 ed esaminato dalla seconda Commissione “Affari generali”, si compone di ventinove articoli volti a modificare la legge regionale n. 19 del 2007 tenuto conto delle novità introdotte dalla normativa statale di riferimento.
Sul testo è stato respinto un emendamento del gruppo Lega Vallée d’Aoste.
Il dibattito in Aula
«Le modifiche alla legge n. 19/2007 – ha evidenziato il consigliere Antonino Malacrinò (FP-PD) nell’illustrare i contenuti in Aula – rispondono alle novità della normativa statale nell’ottica di semplificare ulteriormente il procedimento amministrativo che, rendendo l’apparato pubblico meno costoso e più capace di dare risposte ai bisogni della comunità, hanno inciso e modificato importanti istituti disciplinati dalla legge nazionale n. 241/1990, quali la conferenza di servizi, la segnalazione certificata di inizio attività (Scia), l’esercizio del potere sostitutivo e il silenzio assenso. Analoga esigenza di coordinamento è emersa per l’accesso documentale e di accesso civico generalizzato, come disciplinati dal decreto legislativo n. 33/2013 (Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni), e per le dichiarazioni sostitutive e dei relativi controlli sulle stesse (di cui al Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa). ln ultimo, si è provveduto a uniformare la norma regionale al nuovo quadro normativo in materia di protezione dei dati personali, con particolare riferimento al regolamento generale sulla protezione dei dati (Ue) 2016/679.»
L’assessore agli affari europei e innovazione, Luciano Caveri, ha evidenziato «il lavoro molto importante fatto dai famosi “mille esperti” previsti dal Pnrr. Nella nostra Regione, il gruppo di lavoro era composto da 14 esperti, tra cui giuristi di grande capacità che hanno fatto proposte su dossier particolarmente delicati perché molto eterogenei tra loro, in collaborazione piena con il Dipartimento legislativo della Giunta. La cabina di regia ha evidenziato delle situazioni contraddittorie nell’ottica di omogeneizzare i comportamenti degli enti pubblici rispetto alle istanze dei cittadini. Il gruppo di lavoro ha operato in maniera efficiente con l’obiettivo di ridurre i tempi, semplificare e dare maggiori certezze. Anche attraverso il Pnrr oggi si propongono delle migliorie che si incrociano anche con la progressiva digitalizzazione della pubblica amministrazione: due fattori che, insieme, porteranno ricadute positive per la popolazione.»
Il presidente della Regione, Renzo Testolin, ha parlato di «provvedimenti che richiedono un’attenzione particolare da parte degli uffici regionali per cercare di assorbire tutte le possibilità che derivano dalla normativa nazionale in modo che il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadino sia sempre più fluido e trasparente. Un testo che intende alleggerire il carico amministrativo per gli utenti e velocizzare i rapporti, con un focus sulla celerità della comunicazione con la Pa e lo stato di avanzamento degli atti. Un provvedimento tecnico, ma che fa parte di una buona amministrazione per dare risposte concrete ai suoi cittadini.»
Beni e attività culturali
Il Consiglio Valle ha approvato – con 24 voti a favore (UV, FP-PD, PlA, SA, RV) e 11 astensioni (Lega VdA, FI, PCP) – un disegno di legge che contiene disposizioni in materia di beni e attività culturali.
Il provvedimento, presentato dalla Giunta il 18 dicembre 2024 è stato esaminato dalla quinta Commissione “Servizi sociali” e si compone di 18 articoli divisi in quattro capi volti a modificare una serie di leggi di settore.
Il consigliere Andrea Padovani (FP-PD) ne ha illustrato i contenuti all’Aula: «Il disegno di legge ha l’obiettivo di semplificare il procedimento amministrativo e definire le modalità di erogazione dei contributi destinati a soggetti che operano sul territorio regionale per la promozione e la diffusione della cultura. La disciplina vigente in materia di contributi è datata e necessita, quindi, di modifiche mirate a garantire un’azione più coordinata e un’assegnazione più efficace, incentivando iniziative di valore scientifico e culturale e migliorando gli standard tecnico-qualitativi.
In particolare, vi è la necessità di coordinare la legge regionale n. 56 del 1983 (misure urgenti per la tutela dei beni culturali) con le numerose norme statali che hanno poi portato all’approvazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio e sue disposizioni attuative. Per quanto riguarda l’erogazione dei contributi per la promozione della cultura, la ragione delle modificazioni proposte è quella di semplificare il percorso che gli enti e le associazioni devono svolgere per l’ottenimento del sostegno a essi destinato, strutturando al contempo il processo istruttorio di competenza degli uffici, i tempi amministrativi e gli ulteriori aspetti procedimentali attualmente non disciplinati. Sono interessate da queste modifiche le leggi regionali riguardanti i contributi alle associazioni culturali valdostane (n. 79/1981), all’Università della terza età (n. 15/1984), per l’attività delle bande musicali e i corsi di orientamento musicale di tipo corale, strumentale e bandistico (n. 5/1986), per l’Alliance française en Vallée d’Aoste e il Centre mondial d’information pour l’éducation bilingue (n. 66/1993), per iniziative a carattere culturale e scientifico (n. 69/1993), per la Fondation Emile Chanoux (n. 36/1994), per l’attività teatrale locale (n. 45/1997), per la Fondazione Clément Fillietroz (n. 24/2002), per la Film Commission Vallée d’Aoste (n. 36/2010), per la valorizzazione degli ideali di libertà, democrazia, pace e integrazione tra i popoli (n. 6/2012).»
L’assessore ai beni e attività culturali, Jean-Pierre Guichardaz, si è soffermato «sull’importanza della cultura nella nostra regione che ci permette di custodire le nostre radici, tramandarle alle generazioni future e guardare al mondo con apertura e innovazione. Il patrimonio valdostano – che va dai beni storici e paesaggistici, ai festival musicali, al teatro e alla letteratura, fino alle arti visive e alle nuove forme di espressione culturale – lo rende unico nel suo genere. Sostenere la cultura significa investire, non solo nel nostro patrimonio materiale e immateriale ma anche nel benessere della comunità, nella coesione sociale, nello sviluppo puntando su benessere e sviluppo. Il testo, da un lato, agevola i processi istruttori per l’erogazione dei contributi e, dall’altro, armonizza il sistema con le normative nazionali e europee. Rendere più efficiente la collaborazione tra enti, associazioni culturali e amministrazione garantisce trasparenza. Questo è un primo passo che vuole abbracciare tutte le dimensioni culturali del mondo valdostano e che traccia la direzione di un sistema culturale più moderno e inclusivo, capace di valorizzare al meglio le risorse e chi opera nel nostro territorio.»
Interrogazioni a risposta immediata
Centralina idroelettrica a Oyace
La realizzazione di una centralina idroelettrica nel comune di Oyace è stata al centro di una interrogazione a risposta immediata presentata dal gruppo Progetto Civico Progressista.
«L’iter amministrativo per la sua realizzazione era stato sospeso dal giugno 2020 a seguito di un procedimento penale della Procura di Aosta, poi conclusosi nel 2021, a carico dell’ex Sindaco e di un imprenditore che hanno patteggiato un anno e sei mesi – ha ricordato la consigliere Chiara Minelli -. Con un provvedimento dirigenziale del 13 dicembre 2024 si è prevista la riattivazione del procedimento espropriativo per la costruzione e l’esercizio di un impianto idroelettrico. Visto che la vicenda ha destato e continua a destare preoccupazione in particolare nella comunità di Oyace, ma non solo, chiediamo alla Regione, che ha la competenza esclusiva sulla revoca delle concessioni, se la Giunta abbia deliberato o almeno discusso del permanere della validità degli atti con cui è stata disposta la pubblica utilità dell’opera in seguito al processo e alla relativa sentenza.»
Il presidente della Regione, Renzo Testolin, ha ricordato che «il procedimento espropriativo relativo alla realizzazione di una centralina idroelettrica nel comune di Oyace è stato sospeso in una fase avanzata dell’iter, vale a dire dopo l’adozione dei decreti presidenziali n. 433 e 444 del 15 maggio 2020, con i quali sono stati disposti, con il primo, l’esproprio e l’asservimento coattivo e, con il secondo, l’occupazione temporanea dei terreni necessari. Ad essere sospesi sono stati, infatti, gli adempimenti successivi previsti dall’articolo 20 della legge regionale 11/2004 in materia di espropri, che disciplina l’immissione nel possesso dei beni, da verbalizzare in contraddittorio con i controinteressati, quale condizione di efficacia del decreto e del trasferimento della proprietà e degli altri diritti reali. Il provvedimento dirigenziale è stato adottato su istanza di riattivazione del procedimento espropriativo da parte della Società, ciò all’esito di approfondita istruttoria volta a verificare il permanere della validità degli atti presupposti. Istruttoria che ha coinvolto diverse strutture regionali – oltre che il Comune di Oyace – e che ha evidenziato come gli atti in questione non siano stati oggetto di revoca, risultando pertanto validi ed efficaci. La struttura competente in materia di espropriazioni ha, pertanto, dovuto riattivare il procedimento.
Quanto alla revoca dell’atto concessorio, il relativo procedimento è stato avviato dalla Struttura gestione demanio idrico che, al termine di un’articolata istruttoria, non ravvisandone i presupposti oggettivi, ha disposto l’archiviazione del procedimento di revoca stesso. Per concludere quindi, né la Giunta regionale né il Presidente della Regione sono stati chiamati a deliberare o a decidere in merito a questa questione, i cui recenti sviluppi sono stati avviati, istruiti e conclusi dalle strutture amministrative competenti a termini di legge.»
La consigliere Minelli ha replicato: «Conosco l’iter, ma la mia domanda era un’altra: la Giunta ha deliberato o almeno discusso del permanere della validità degli atti a seguito della vicenda? Perché è grande lo sconcerto tra la comunità. I cittadini devono essere irreprensibili nell’osservanza delle norme, e se non lo sono vengono sanzionati; qui invece, dopo quattro anni, tutto riparte nel silenzio, come se niente fosse successo. Pensavo che se ne fosse almeno discusso in Giunta!»
Monitoraggio delle falde
Con una interrogazione a risposta immediata, il gruppo Rassemblement Valdôtain ha chiesto conto del monitoraggio delle falde acquifere.
«Con l’obiettivo di verificare lo stato delle acque potabili italiane – ha riferito il consigliere Diego Lucianaz -, la settimana scorsa Greenpeace Italia ha diffuso la prima mappa della contaminazione delle falde acquifere da Pfas, sostanze chimiche poli e per fluoro alchiliche, note anche come “inquinanti eterni”, usate in numerosi processi industriali e prodotti di largo consumo, che si accumulano nell’ambiente e che sono da tempo associate a gravi rischi per la salute. La Valle d’Aosta è stata interessata da due rilevamenti, di cui uno ad Aosta e uno a Châtillon, dove si sono riscontrati in entrami i casi preoccupanti quantitativi di Pfas anche se inferiori ai limiti di legge. Chiediamo quindi quali attività di monitoraggio o di rilevamento di sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate siano ad oggi condotte sul territorio regionale e quali ne siano i risultati.»
«Il documento di Greenpeace è stato ampiamente ripreso dai giornali spesso con titoli allarmati, se non proprio allarmistici – ha commentato l’assessore al territorio e ambiente, Davide Sapinet -. Non c’è realmente un’emergenza e la questione non è stata trascurata dalle Istituzioni italiane ed europee. La Commissione europea è intervenuta più volte per avviare programmi di rilevazione della presenza di Pfas nell’ambiente, per quantificare il problema, sia con provvedimenti e proposte per imporre restrizioni nell’impiego delle sostanze considerate più a rischio. Inoltre direttive europee e normative nazionali hanno fissato nel tempo limiti di Pfas specifici. L’iniziativa di Greenpeace ha riguardato Aosta e Châtillon. Nel primo caso è stato rilevato un quantitativo ricompreso nell’intervallo “11-20 nanogrammi per litro (ng/l), mentre nel secondo era di “1-10 ng/l”: valori ampiamente minori di quelli indicati dalla direttiva europea 2020/2184. La situazione non è dunque preoccupante. Dal 2018 l’Arpa ricerca i Pfas, compreso Pfoa, (acido perfluoroottanoico) nelle acque sotterranee delle principali falde acquifere regionali e nelle acque superficiali. Nel 2024, Arpa ha effettuato una più ampia campagna di ricerca nelle acque sotterranee, indagando più di 14 piezometri sul territorio regionale e rilevando un’unica positività nella plaine di Aosta, con valori al disotto dei limiti normativi. La Direttrice del Servizio igiene degli alimenti e della nutrizione dell’Ausl riferisce che, dal 2026, vigerà l’obbligo del rispetto dei limiti per i Pfas nelle acque potabili che dovranno essere rispettivamente pari a 0,50 microgrammi/l per ” Pfas -Totale” e 0,10 microgrammi/l per “somma di Pfas”. I gestori idropotabili, le autorità ambientali e sanitarie della Regione, ma anche gli operatori del settore alimentare che si approvvigionano da fonti di acqua proprie, avranno il compito di verificare costantemente la presenza di Pfas nelle acque per far sì che i parametri siano rispettati. L’argomento è attenzionato dal Tavolo di lavoro dedicato alla sicurezza idrica.»
«Resta da capire cosa ha fatto l’Arpa dal 2023 a oggi – ha replicato il consigliere Claudio Restano -. Non è una questione di poco conto. Noi siamo la Valle d’Aosta e non l’Europa e il nostro territorio è famoso per la qualità delle sue acque. Gradiremmo che su questo punto si facesse qualche cosa di più e, invece, dovremo aspettare il 2026 per avere chiarimenti ai nostri dubbi! Siamo molto delusi.»
Viabilità a Nus
Il gruppo Forza Italia ha presentato una interrogazione a risposta immediata sulla nuova viabilità di Nus all’incrocio tra via Risorgimento e la strada statale 26.
«Abbiamo appreso della protesta dell’associazione “La nave dei disperati” a seguito della realizzazione della nuova rotatoria sulla Statale – ha specificato il vicecapogruppo Mauro Baccega -, che costringe gli automezzi a svoltare verso Aosta, anche se si dirigono verso Torino, per raggiungere la rotonda all’altro ingresso del paese e a tornare indietro percorrendo inutilmente più di 2 chilometri. Forza Italia aveva già evidenziato una serie di criticità nei rapporti con l’Anas riguardo ad alcuni progetti da realizzare in Valle (tratto di strada statale 26 tra Quart e Saint-Christophe, variante sulla Statale 27 a Etroubles/Saint-Oyen), ma si avverte un certo silenzio da parte della Giunta. La viabilità su queste direttrici, incrementata anche dal passaggio di numerosi pullman e autobus, diventa sempre più complicata e pericolosa: vogliamo quindi che ci sia chiarezza su questa questione e vogliamo sapere se esistono uno o più documenti che sottolineano l’esigenza di modificare la viabilità secondo quanto richiesto dagli abitanti di Nus.»
L’assessore alle opere pubbliche, Davide Sapinet, ha ricordato che «l’intervento per la realizzazione della rotatoria era già inserito nell’accordo di programma tra Regione e Anas del 2005, con finanziamento e realizzazione in capo ad Anas. Il progetto è stato sviluppato in accordo tra Anas e Comune e ha subìto varie modifiche, prevedendo infine, nel progetto esecutivo appaltato, il divieto di svolta dall’innesto a ovest del paese in direzione Torino. All’iter progettuale complesso è seguito un altrettanto travagliato iter nella fase esecutiva, con ben due rescissioni contrattuali e un lungo periodo di sospensione dei lavori. Le possibili criticità conseguenti alla scelta della svolta da via Risorgimento sono state manifestate dall’attuale Amministrazione comunale ad Anas sin dall’avvio dei lavori, con una prima proposta del Comune di modifica che chiedeva la realizzazione di una terza corsia, e ribadite in ultimo nell’autunno scorso, con la richiesta di provvedere a modificare l’immissione ad est di via Risorgimento con la strada statale 26 (richieste e attività condivise anche dalle strutture regionali). La successiva risposta negativa di Anas, unita alla necessità di dover portare a conclusione l’intervento di costruzione della nuova rotonda (che per il suo iter lungo e travagliato ha anche rischiato di perdere i relativi finanziamenti) hanno necessariamente consigliato di rinviare la risoluzione di tale problematica ad una seconda fase, che è già stata avviata, legata agli interventi comunali di riqualificazione dell’area sportiva.
Il confronto è proseguito sino all’ultimo incontro, il 16 gennaio scorso, tra le competenti strutture dell’Assessorato, il Sindaco di Nus e le strutture di Anas, a cui ho partecipato personalmente presso l’area della nuova rotatoria. Per quanto attiene, nello specifico, all’innesto tra la viabilità comunale e la Statale 26, sono state esaminate varie alternative di interventi, che consentirebbero anche di migliorare la sicurezza dell’attraversamento pedonale verso il campo sportivo, oltre che consentire la manovra di inserimento in Statale in direzione Torino per le auto in uscita da via Risorgimento, come richiesto dai proponenti della petizione che il Comune di Nus ci ha trasmesso per conoscenza. Pur capendone gli obiettivi, ricordo che sarebbe stato sufficiente richiedere un momento di confronto per avere aggiornamenti puntuali e la certezza che Regione e Comune stavano lavorando e lavorano tutt’ora nella direzione auspicata dai firmatari della petizione. Come Assessorato, garantiremo al Comune di Nus tutto il supporto necessario ad una rapida risoluzione della problematica evidenziata.»
«Dal 2005 ad oggi sono passati ben 19 anni e sono cambiate tante cose – ha replicato il vicecapogruppo Baccega -. Ricordo le tante interlocuzioni con Anas su questo progetto e il buon senso ci fa capire che non può funzionare così come realizzato. Prendo atto del percorso che state facendo e mi dichiaro soddisfatto, ma vi invito ad accelerare la conclusione delle criticità evidenziate dai cittadini.»
Interrogazioni
Ampliamento dei volumi degli immobili
La Lega Vallée d’Aoste, con un’interrogazione, si è soffermato sulle procedure di ampliamento dei volumi degli immobili.
Il consigliere Luca Distort, richiamando la legge regionale n. 24 del 2009 in materia di semplificazione delle procedure urbanistiche e di riqualificazione del patrimonio edilizio (legge casa) e le sue delibere applicative, ha posto un quesito puntuale riguardo ai benefici di incremento volumetrico: «Alla luce delle variazioni e integrazioni, cosa prevede, attualmente, la disciplina qualora il volume esistente sia maggiore di 3001 metri cubi, nel caso di demolizione e ricostruzione? Si conferma che il beneficio di incremento volumetrico del 35% è applicabile solo al volume ammesso dal Piano regolatore generale (Prg) e non al volume esistente?»
L’assessore alle opere pubbliche, Davide Sapinet, ha specificato che «ad oggi, per i volumi di grandi dimensioni la formula da applicare per il calcolo del volume totale continua ad essere il volume di Prg più il 35% del volume esistente. Tale approccio consente un maggior controllo degli incrementi volumetrici su quegli edifici che già sono caratterizzati da dimensioni importanti, nel tentativo di contenere la realizzazione di edifici “fuori scala”. Ricordo il confronto in terza Commissione, che lo scorso agosto ha poi portato all’approvazione di alcune modifiche alla delibera del piano casa: modifiche che erano volte a controllare gli ampliamenti nei centri storici e a fornire strumenti per valutare il corretto inserimento degli incrementi volumetrici nel contesto architettonico, anche in considerazione del fatto che nei comuni di Courmayeur e Valtournenche l’applicazione del piano casa ha generato delle criticità. Siamo riusciti a raggiungere, come emerso dal confronto col Celva, una buona sintesi. Un percorso analogo lo stiamo facendo con la revisione della normativa urbanistica (n. 11/1998), il cui testo, che stiamo condividendo con gli Ordini professionali, le categorie e i Sindaci, è quasi ultimato.»
«La mia domanda non era un semplice quesito normativo – ha replicato il consigliere Distort -: sotteso a questo chiarimento c’è una criticità che era già stata sollevata da parte mia in Commissione e che è relativa al caso emblematico del progetto The Stone a Breuil-Cervinia. Avevo chiesto al presidente della terza Commissione di esaminare la legge casa alla luce di due perizie che rilevavano l’inapplicabilità della legge casa in questo caso specifico. Richiesta che è stata respinta così come è stata respinta una richiesta di documentazione all’Assessorato. Ho quindi chiesto al Comune di Valtournenche la copia delle perizie, dalle cui osservazioni emerge che l’intervento non avrebbe titolo normativo per un’evidente conflittualità data dal volume esistente. La pubblica amministrazione procede per atti e la risposta dell’Assessore è un atto sostanziale per chiarire gli elementi rilevati in perizia: ne farò buon uso.»
Le interrogazioni di Forza Italia erano su: stato dell’arte della realizzazione del parco fotovoltaico nell’area ex tiro a volo di Saint-Vincent; iscrizioni alla Sfom e al Conservatoire nell’anno scolastico 2024/25; azioni intraprese a seguito della pubblicazione del Rapporto lupo 2023; situazione attuale dell’epidemia di Bluetongue in Valle d’Aosta.
Le altre interrogazioni di Lega Vallée d’Aoste erano su: azioni per scongiurare l’occupazione di un immobile in località Panorama a Châtillon; interlocuzioni con il Comune di Aosta per l’eliminazione di una scritta all’interno della struttura Plus e solidarietà alle forze dell’ordine; risoluzione di disservizi sulla linea Aosta/Courmayeur.
Le interrogazioni di Progetto Civico Progressista erano su: tempistiche per la sostituzione del dirigente della Struttura valutazioni, autorizzazioni ambientali e qualità dell’aria; richiesta di una sede da parte di associazioni e realtà culturali; disagi per le temperature troppo basse nelle aule dell’Istituto Itpr Corrado Gex di Aosta; approfondimenti sul vettore idrogeno in Commissione consiliare; iniziative messe in campo dall’Azienda Usl in seguito agli episodi di aggressione agli operatori sanitari; riconoscimento della Carta europea della disabilità per l’accesso ai servizi regionali.
Le interrogazioni di Rassemblement Valdôtain erano su: attuazione dell’impegno sulle disposizioni in materia di trasparenza delle società partecipate; indennità di bilinguismo dei dipendenti del comparto unico regionale, dell’Usl e delle amministrazioni statali in Valle d’Aosta; miglioramento dell’accessibilità del castello di Verrès; realizzazione di un parco tematico nella zona del Crest del comprensorio del Monterosa Ski; interventi per il collegamento tra l’uscita dell’A5 e il piazzale del traforo del Monte Bianco nel tratto terminale della Statale 26; stato dei lavori per la realizzazione del Polo universitario della Valle d’Aosta.
Interpellanze
Zone produttive speciali e zone franche montane
Con un’interpellanza, Rassemblement Valdôtain ha voluto conoscere le azioni messe in campo a sostegno della proposta di legge statale e della norma di attuazione dello Statuto speciale per l’istituzione di zone produttive speciali e zone franche montane all’interno del territorio regionale.
Il capogruppo Stefano Aggravi ha richiamato la proposta di legge statale approvata dal Consiglio l’11 luglio 2024, «che è stata assegnata alla Camera dei Deputati il 10 settembre e al Senato il 26 settembre, ma il cui esame non è ancora formalmente iniziato. Sullo stesso tema, il Governo regionale si è impegnato ad approfondire il quadro normativo in essere sulle zone franche e ha elaborato una bozza di norma di attuazione dello Statuto di contenuto similare alla proposta di legge statale. Bozza che è stata trasmessa, previa condivisione in prima Commissione consiliare, alla Commissione paritetica. Si tratta di due percorsi paralleli, differenti ma con una comune finalità: avviare finalmente un dibattito tra la Regione e lo Stato centrale per identificare la “via moderna” di attuazione delle previsioni dell’articolo 14 dello Statuto speciale. Vorremmo quindi sapere se vi siano state interlocuzioni con il Governo italiano sul percorso per l’approvazione da parte del Parlamento della proposta di legge statale e se vi siano novità riguardo alla proposta di norma di attuazione. Vorremmo anche conoscere lo stato dell’arte della bozza di revisione degli Statuti speciali consegnata dai Presidenti delle Regioni e Province autonome al Presidente del Consiglio dei Ministri in occasione della seconda edizione del Festival delle Regioni, ospitato a Torino a inizio ottobre 2023.»
Il presidente della Regione, Renzo Testolin, ha informato che «la proposta di legge statale approvata da questo Consiglio a luglio scorso è stata “incardinata” sia al Senato che alla Camera e assegnata alle Commissioni competenti e quindi seguirà il suo iter. Prima di avere delle interlocuzioni con gli esponenti del Governo nazionale è dunque necessario che l’atto venga iscritto all’ordine del giorno. Con il Deputato Manes abbiamo cercato di sollecitare una calendarizzazione dell’analisi della proposta nella competente Commissione, con l’intenzione di essere auditi per esplicitare le nostre possibilità di sostenere questo tipo di percorso a livello locale e attivare eventuali interlocuzioni con il Governo per perorare il progetto della proposta normativa. Sulla questione della norma di attuazione, ci siamo attivati presso il Presidente della Commissione paritetica e con i componenti di parte regionale per sollecitare la discussione sulla norma e per il rilascio dei pareri dei competenti Ministeri, così come già peraltro comunicato nel corso di una recente audizione da parte del Presidente della Commissione paritetica. Infine, per quanto riguarda la bozza di revisione degli Statuti speciali la situazione non ha subìto avanzamenti. Ho avuto la sensazione che, dopo l’incontro dell’autunno scorso, ci sia stato un raffreddamento da parte del Ministero nella volontà di affrontare la situazione delle Regioni a Statuto speciale. Questo, a seguito della sentenza della Corte costituzionale sull’autonomia differenziata che ha ridimensionato il percorso dell’autonomia differenziata, ribadendo invece le caratteristiche e le peculiarità delle Regioni a Statuto speciale.»
«Sicuramente l’attendismo di Calderoli era funzionale a comprendere l’ordine delle cose su cui ragionare: il passaggio della sentenza della Corte costituzionale è tutt’altro che banale perché, così come scritta, la norma sull’autonomia differenziata, pareva creare una situazione più vantaggiosa per le Regioni a Statuto ordinario rispetto a quella delle Speciali – ha osservato il capogruppo Aggravi -. Sulle altre questioni è necessario tenere l’attenzione alta e faccio un appello ai nostri rappresentanti a Roma affinché, al di là delle differenze partitiche, operino in maniera sinergica per l’interesse della nostra Regione. Ci auguriamo che la proposta di legge statale possa vedere l’inizio già in questa fine di Legislatura e trovare un terreno pronto per il suo prosieguo. La partita più complessa riguarda i passaggi legislativi tributari, estremamente complessi, e sarà fondamentale comprendere se vi siano spazi di trattativa con il Governo nazionale su questo punto. Ognuno dovrà mettere sul tavolo una quota di budget per la sua attuazione, sia da piazza Deffeyes che da Palazzo Chigi, e qui sta la parte più complessa.»
Rilancio del Casino
Il rilancio della Casa da gioco di Saint-Vincent è stato al centro di un’interpellanza presentata dal gruppo Forza Italia.
«Con dicembre si è conclusa la procedura di concordato del Casinò e, con essa, si apre un nuovo scenario – ha ricordato il capogruppo Pierluigi Marquis -. È stato affidato a Finaosta l’incarico di predisporre uno studio giuridico per valutare la soluzione dell’affidamento della Casa da gioco e del Grand Hôtel Billia, che di recente hanno fatto registrare. Tuttavia, non è possibile immaginare un percorso di rilancio senza una strategia sinergica con il territorio di Saint-Vincent, le cui attività economiche sono oggi in forte sofferenza. La qualità del comprensorio è speculare al rilancio della Casa da gioco, perché queste due realtà vivono sinergicamente. Interpelliamo quindi il Governo per sapere quali azioni intenda mettere in campo.»
Il presidente della Regione, Renzo Testolin, ha sottolineato che «l’Amministrazione regionale si è da tempo attivata al fine di individuare un percorso di rilancio dell’attività della Casa da gioco, anche in relazione alle diverse prospettive di gestione una volta concluso il concordato. Il primo studio elaborato da Finaosta spa, su richiesta della Regione, ha fornito delle indicazioni, riducendo a due le possibilità di futura gestione post concordataria: o in continuità oppure l’attivazione di un percorso volto al reperimento di un gestore terzo. Questa seconda opportunità necessita di approfondimenti che sono stati oggetto di un incarico assegnato a Finaosta per l’effettuazione degli approfondimenti giuridici e amministrativi che dovranno dare i termini di fattibilità di questa scelta e, in caso positivo, gli elementi necessari per poter procedere con l’attivazione di un percorso di gara per il reperimento di un terzo gestore. Questo percorso è iniziato nel mese di dicembre: le tempistiche di consegna sono per settembre 2025 in modo da poter ipotizzare una selezione a partire dall’esercizio 2026.
La Casa da gioco si sta, invece, concentrando su una serie di attività che, nelle more della definizione del percorso di valutazione sulle future scelte di gestione, possano intervenire tramite un piano industriale sulle questioni che, con più urgenza, debbono essere oggetto di intervento, sia nell’organizzazione, sia nella logistica, sia negli interventi e investimenti fisici sulle strutture. Il tutto in discontinuità rispetto agli anni di concordato che non hanno permesso tutta una serie di investimenti e di iniziative di ammodernamento delle strutture nel suo insieme. Per questo piano industriale, la Società indicativamente ci fornirà lo studio entro la fine del mese di febbraio. È fondamentale in primis offrire una prospettiva alla Casa da gioco; senza di essa, vengono meno tutte le opportunità che questa può offrire al territorio di Saint-Vincent. Tali opportunità devono essere inserite in un contesto più ampio, valutando quella che dovrà essere una scelta strategica a lungo termine.»
Il capogruppo Marquis ha condiviso «la necessità di dare una prospettiva di solidità alla Casa da gioco. Tuttavia, l’Amministrazione deve saper dialogare con il territorio anche nella sua gestione degli eventi, al fine di non vanificare gli interventi realizzati, come ad esempio il Palais di Saint-Vincent che era nato come supporto al Casinò ma che oggi è dimenticato da quest’ultimo. Occorre veramente programmare in dialogo con il Comune di Saint-Vincent: le manifestazioni devono essere organizzate dove creano sviluppo, anche economico. L’invito che rivolgiamo è quello di valutare se, nel corso del 2025, vi sia la possibilità di intervento per rafforzare il legame tra Comune e Casa da gioco.»
Inquinamento elettromagnetico nelle scuole
Con un’interpellanza illustrata dal gruppo Rassemblement Valdôtain è stato affrontato il tema dell’inquinamento elettromagnetico nelle scuole.
«La normativa prevede che negli edifici in cui si verifica una permanenza superiore alle 4 ore giornaliere si debba misurare il valore di attenzione delle radiazioni elettromagnetiche – ha segnalato il consigliere Diego Lucianaz -. È il caso delle scuole, luoghi sensibili per eccellenza. Vorremmo quindi sapere in quante di queste è stato misurato nel 2024 il limite di esposizione alle Rem, oltre al valore di attenzione e l’obiettivo di qualità; quali enti hanno svolto le rilevazioni, con quale cadenza e con quali risultati; se è intenzione prendere in considerazione anche i collegamenti della rete satellitare per le scuole prive di collegamenti in fibra ottica; come si intende contrastare l’inquinamento elettromagnetico a garanzia della salute delle fasce più deboli della popolazione; quale uso degli apparecchi wireless risulta difficilmente sostituibile con il collegamento in fibra ottica.»
«Le normative nazionali prevedono limiti ben precisi per l’esposizione ai campi elettromagnetici all’interno degli edifici scolastici che possono essere verificati, sia attraverso misurazioni dirette in loco, sia con simulazioni preventive in condizioni di carico massime e cautelative – ha premesso l’assessore al sistema educativo, Jean-Pierre Guichardaz -. L’iter autorizzativo per l’installazione o la modifica di impianti di radiotelecomunicazioni in Valle d’Aosta è regolato dalla legge regionale 25/2005: quando un impianto viene autorizzato, significa che ha superato il vaglio dell’Arpa, che ne ha verificato il rispetto dei limiti previsti dalla normativa. Se un’antenna riceve l’autorizzazione, si presume quindi che nel suo raggio d’azione i livelli di esposizione siano al di sotto dei limiti di legge. L’Arpa, comunque, effettua misurazioni di propria iniziativa negli edifici in cui le simulazioni hanno mostrato valori vicini al limite. Inoltre, può intervenire su richiesta di enti pubblici o privati, che devono inoltrare domanda attraverso lo Sportello unico degli enti locali, che valuta l’opportunità di richiedere un controllo. Non esiste alcun obbligo di legge per effettuare misurazioni sistematiche e periodiche in tutti gli edifici scolastici, né a livello regionale né nazionale. Per quanto riguarda i telefoni cellulari, invece, l’Arpa non ha competenza in materia e non esiste una normativa che imponga il monitoraggio specifico delle emissioni dei dispositivi mobili. Tuttavia, tutti i dispositivi in commercio devono rispettare i limiti stabiliti per poter ottenere la certificazione Ce.
Sul tema della connettività nelle scuole, il Dipartimento innovazione e agenda digitale, ci ha fornito alcune informazioni importanti. Tutte le scuole valdostane sono incluse nel piano nazionale “Scuole connesse”, promosso dal Ministero delle imprese e del made in Italy attraverso Infratel Italia che ha come obiettivo il collegamento in fibra ottica di tutti gli istituti scolastici pubblici italiani e non si prevede la necessità di soluzioni alternative. Tuttavia, qualora ci fossero punti di accesso digitali in zone non ancora coperte dalla fibra ottica, potrebbero essere utilizzati collegamenti satellitari, che rappresentano un’opzione tecnologicamente valida per garantire la connessione anche nelle aree più remote. La salute pubblica è una preoccupazione generale e condivisa da tutti ed è tutelata da una normativa molto stringente, che impone limiti ben definiti per l’esposizione ai campi elettromagnetici. L’Arpa effettua controlli nei punti in cui le simulazioni indicano valori vicini ai limiti previsti, secondo le linee guida stabilite da regolamenti nazionali. Nelle scuole valdostane, si cerca di adottare un approccio razionale e bilanciato. Le attività che richiedono l’uso di dispositivi digitali si svolgono preferibilmente in aule informatiche attrezzate, dove i collegamenti sono garantiti via cavo, quindi con fibra ottica. Quando è necessario utilizzare dispositivi mobili, come tablet o notebook, si ricorre a reti wifi, ma sempre con dispositivi a bassissima potenza, progettati per minimizzare l’esposizione elettromagnetica. Le installazioni wifi sono posizionate strategicamente per ridurre l’esposizione diretta agli studenti. Il tema dell’inquinamento elettromagnetico è fonte di preoccupazione per alcuni genitori, e per questo è giusto affrontarlo con serietà e trasparenza. È importante, mantenere un approccio basato sulle evidenze scientifiche, senza creare allarmismi ingiustificati: i limiti di esposizione previsti dalla normativa italiana sono tra i più rigorosi a livello europeo. La tecnologia digitale nelle scuole rappresenta un’opportunità didattica importante, e la sua regolamentazione deve garantire il giusto equilibrio tra innovazione, accessibilità e sicurezza. Il Governo regionale continuerà a monitorare la situazione, collaborando con gli enti preposti, affinché nelle scuole valdostane vengano sempre rispettati i criteri di sicurezza e affinché ogni decisione in merito sia presa sulla base di dati certi e verificabili.»
«Tra innovazione, accessibilità e sicurezza io metto al primo posto la sicurezza – ha replicato il consigliere Lucianaz -. I dati sui cui Arpa basa le sue misurazioni sono fortemente contestati dal mondo accademico e anche da quello scientifico. Il gruppo di ricerca del Parlamento europeo, richiesto dalla Commissione europea, nel 2021, ha criticato severamente questi dati che risalgono al 1998, sostenendo che è prioritario applicare il principio di precauzione e ridurre l’esposizione della popolazione alle radiazioni elettromagnetiche a livelli significativamente più bassi di quelli definiti “sicuri” e realizzare sistemi cablati, dove possibile. Smartphone, tablet, lavagne elettroniche luminose, stampanti ecc: tutti dispositivi presenti e utilizzati nelle scuole che sono spesso e volentieri collegati tramite wifi e che causano un aumento delle emissioni elettromagnetiche ma né l’Assessore, né Arpa ci hanno detto quante misurazioni sono state fatte negli istituti valdostani. Avete a cuore la digitalizzazione della Valle d’Aosta ma pensate anche alla salute dei nostri giovani? Non vi preoccupa o la date per scontata? L’azione di certe lobby di settore che vivono di questo enorme business è un dato di fatto ma i valdostani si preoccupano della salute dei loro figli e noi continueremo con le nostre iniziative perché qualcuno deve vigilare.»
Affido di servizi informatici a Inva
Con un’interpellanza del gruppo Progetto Civico Progressista è stata portata all’attenzione dell’Aula la questione dell’affido dei servizi informatici alla società Inva.
«I Comuni, in quanto parte di questa società in house, possono scegliere di non fare gare pubbliche nel settore informatico, pagando direttamente Inva per l’assistenza e le forniture di servizi – ha premesso la consigliere Chiara Minelli -. A sua volta, la società si rivolge ai suoi fornitori che, di fatto, lavorano poi direttamente con i Comuni, senza dover effettuare le normali procedure di appalto svolte da questi ultimi, e possono dunque essere avvantaggiati rispetto a chi non lavora direttamente con Inva. Dalle segnalazioni ricevute, risulta che potrebbero essere particolarmente penalizzate le piccole società operanti sul nostro territorio che rischiano di perdere l’opportunità di concorrere a singoli appalti. Chiediamo al Governo se queste criticità e ricadute siano state oggetto di analisi e di valutazioni approfondite; se non si ravvisa una potenziale violazione del principio di libera concorrenza; se sia a conoscenza della preoccupazione delle piccole società e come intende affrontarla.»
«Mai nessuna piccola società informatica mi ha segnalato la questione e sarò ben lieto di incontrare chiunque desideri rendermi edotto della questione – ha premesso l’assessore all’innovazione, Luciano Caveri -. L’oggetto sociale di Inva riguarda la realizzazione e la gestione del sistema informativo dei soci e lo svolgimento delle funzioni di centrale unica di committenza regionale. Le amministrazioni pubbliche sono tenute ad acquistare beni e servizi informatici e di connettività ricorrendo agli strumenti di acquisto e di negoziazione di Consip o dei soggetti aggregatori, ivi comprese le centrali di committenza regionali per i beni e i servizi disponibili presso gli stessi soggetti come previsto dalla legge di stabilità del 2016. Resta in ogni caso ferma la possibilità per le amministrazioni pubbliche di procedere agli affidamenti di servizi e forniture (e quindi anche di servizi informatici e di connettività) direttamente a società in house, come prevede il Codice dei contratti pubblici. Quindi, gli affidamenti a favore di Inva sono conformi alla normativa e non presentano alcun profilo di violazione del principio di libera concorrenza. Infatti, le soluzioni software per gli enti locali sono selezionate da Inva tramite gare pubbliche, sono generalmente fornite da aziende di rilevanza nazionale e rispondono alle esigenze di scala e complessità tipiche del contesto pubblico. Circostanza che rende difficile per le piccole imprese partecipare a queste gare. L’evoluzione tecnologica nel settore informatico rende ormai insufficiente la semplice acquisizione di un software. È invece fondamentale individuare un soggetto in grado di occuparsi della sua implementazione, integrazione nell’organizzazione, assistenza agli utenti, manutenzione e aggiornamento continuo. Peculiarità non sempre nella disponibilità delle piccole società di informatica. Quando nel settore sanitario si è scelto di fare una gara senza interloquire con Inva, ha vinto un grosso player nazionale e, dopo quattro anni, si deve ancora completare la migrazione verso il nuovo sistema e ora, solo con l’aiuto di Inva, si stanno recuperando le funzionalità attese.
Nei prossimi giorni in Commissione arriverà il parere sul Piano operativo strategico di Inva e credo che sarà l’occasione di riflettere sul valore aggiunto di questa società. Stiamo seguendo con Inva la parte enorme del Progetto bandiera, di tutti i fondi Fesr e se oggi ci dovessimo rivolgere al mercato senza avere una società in house, saremmo in grandissima difficoltà. Pensiamo, ad esempio, alla questione del data center regionale, che è un elemento capitale per la Regione, o alla gestione della cyber sicurezza. Abbiamo formato e lavorano in Inva delle professionalità elevatissime con cui stiamo affrontando il tema dell’intelligenza artificiale e il Dipartimento innovazione e agenda digitale non sarebbe in grado oggi di interloquire con il mercato senza la presenza preziosa di questa società.»
«Suggerirò a chi ha effettuato questa segnalazione di rivolgersi direttamente all’assessore in modo da meglio esplicitarle i termini della questione, riguardo alla quale non è tuttavia l’unico che può essere contattato – ha replicato la consigliere Minelli -. Mi chiedo se viste le quote frazionali di partecipazione, molto basse, i Comuni possano esercitare un controllo effettivo sulle scelte di Inva e quindi anche sulla selezione dei fornitori: si tratta di una società partecipata che svolge un ruolo cruciale per la nostra Regione ed è importante che rispetti tutti i principi di trasparenza e improntati alla libera concorrenza. Mi auguro infine che attraverso le gare gestite da Inva i Comuni ottengano le forniture necessarie ai prezzi migliori.»
Gestione e monitoraggio del lupo
La gestione e il monitoraggio dei lupi in Valle d’Aosta sono stati al centro di due interpellanze, di cui una del gruppo Rassemblement Valdôtain e l’altra del gruppo Lega Vallée d’Aoste.
Il consigliere Dino Planaz (RV) si è soffermato sulla necessità di garantire la sicurezza pubblica visti i sempre più frequenti avvistamenti nei pressi dei centri abitati. «L’ultimo caso è quello della Valdigne, dove è stato rilevato un branco di 9 lupi nelle adiacenze di una struttura ricettiva – ha ricordato il Consigliere -. Una segnalazione che si somma alle numerose altre che arrivano da ogni parte del nostro territorio e lo stesso Assessore Caveri ha parlato di “emergenza sulle Alpi”. Segnalo poi che molti allevatori ormai non denunciano più gli avvistamenti né gli attacchi perché vengono accusati di non aver protetto a sufficienza i loro animali al pascolo. Noi riteniamo che questa presenza stia diventando un pericolo per tutti. Chiediamo quindi a che punto siano gli interventi per il declassamento della specie lupo a seguito delle modifiche alla convenzione di Berna, quali le azioni per avviare un censimento reale sulla popolazione dei canidi, quali le strategie per garantire la sicurezza pubblica a seguito delle sempre più frequenti denunce di avvistamenti di lupi nei pressi dei centri abitati. Vorremmo anche conoscere le iniziative portate dall’Assessore agli affari europei all’attenzione delle istituzioni europee con la propria presenza nel Comitato delle Regioni.»
Il capogruppo della Lega VdA, Andrea Manfrin, ha affrontato la tematica del monitoraggio, ricordando «il progetto “Life Wolfalps Eu”, approvato nel 2019, che prevedeva il monitoraggio del lupo con l’utilizzo, principalmente, di foto trappole e campionamenti. Tale monitoraggio, contenuto nel Rapporto lupo 2023, ha restituito una consistenza, fra maggio 2022 e aprile 2023, di un numero minimo certo di presenze di 48 lupi: questo significa che potrebbero anche essere 100, ma non vi è certezza di questo. Questa stima appare sottodimensionata rispetto alle numerose segnalazioni che giungono costantemente da diverse località valdostane. Visti gli ingenti finanziamenti utilizzati, chiediamo se vi sia l’intenzione di programmare un censimento del lupo in Valle d’Aosta utilizzando droni e visori notturni, che ad oggi risultano gli strumenti più efficaci per censire la fauna, in modo da determinare con il minimo margine di errore la consistenza effettiva della specie nella nostra regione.»
Premettendo che «l’iter di declassamento del lupo a livello europeo non è concluso», l’assessore all’agricoltura e risorse naturali, Marco Carrel, ha assicurato che «l’argomento è una priorità dell’Assessorato, tanto che abbiamo assegnato per il 2025 un obiettivo dirigenziale specifico al Dipartimento risorse naturali, chiedendo la predisposizione di un protocollo regionale per la gestione del lupo in attuazione della legge 11/2021. Per arrivare pronti al momento in cui sarà concluso l’iter di declassamento del lupo, abbiamo lavorato, attraverso un confronto con le associazioni di categoria, alle modifiche della legge regionale n. 64 del 1994: un disegno di legge è stato depositato in Consiglio proprio nell’ottica di dare risposta agli allevatori permettendo loro di fruire di sostegni che escono dal sistema de minimis per compensare i danni provocati da fauna protetta e per le relative misure di prevenzione.»
L’assessore ha poi invitato il Consigliere Planaz a «dettagliare, con elementi precisi, le vessazioni subite dagli allevatori dal personale qualificato e quali siano state le sanzioni ingiuste a loro inflitte. Mi impegnerò personalmente con gli uffici competenti a verificare la veridicità di quanto denunciato.»
Riguardo al censimento reale della popolazione dei canidi, l’assessore ha precisato che «oltre al lupo rientrano anche le volpi e i cani. Il 20 gennaio, la Giunta ha approvato la convenzione tra Regione, Usl, Celva e Ordine dei veterinari in merito alle modalità di controllo del randagismo e protezione degli animali da compagnia sul territorio regionale per il 2025-2027: l’intento è quello di ripartire le funzioni di controllo del randagismo e di prevenzione dell’insorgenza di situazioni di criticità legate alla convivenza uomo-animale. Per quanto attiene al censimento degli esemplari della specie canis lupus ad oggi è attivo il monitoraggio sistematico della specie così come descritto nelle premesse del “Rapporto lupo 2023” pubblicato sul sito della Regione.»
Sul monitoraggio attraverso l’utilizzo di droni e visori notturni, l’assessore ha sottolineato come «tali strumenti, a detta degli uffici, non risultino essere più performanti rispetto a quelli che già il Corpo forestale della Valle d’Aosta e la Struttura flora e fauna utilizzano attualmente per il monitoraggio del lupo. Per quanto concerne i visori termici notturni, questi sono già in dotazione: sono molto efficaci per individuare facilmente gli animali su brevi distanze, come avviene, ad esempio, nel controllo notturno della specie cinghiale, ma su distanze medio lunghe non garantiscono il riconoscimento della specie, soprattutto nel caso del lupo che potrebbe essere confuso con altro canide. I droni, invece, sono apparecchi molto costosi e richiedono per il loro uso un elevato grado di professionalità, soprattutto se utilizzati nelle ore notturne, quando i lupi sono maggiormente in movimento. Politicamente mi prendo l’impegno di approfondire la possibilità di utilizzare questi metodi sul nostro territorio. La metodologia per il monitoraggio del lupo utilizzata in Valle d’Aosta, come in tutta Europa, è detta “Spatial capture and recapture”, un sistema che permette di ottenere sia valori quantitativi che qualitativi della popolazione di canis lupus: il campionamento utilizza indici di presenza ottenuti da tracce su neve, segni, campioni genetici, fototrappole. Il migliore risultato si è ottenuto combinando più tecniche non invasive, dato che ognuna presenta vantaggi e criticità.»
L’assessore agli affari europei, Luciano Caveri, ha aggiunto: «Ho sollevato più volte il tema in seno al Comitato delle Regioni, nella convinzione che il lupo sia un predatore senza predatore e quindi siamo noi, esseri umani, i soli a poterlo regolamentare. Attorno al lupo c’è un vero e proprio business: viva il lupo, ma facciamo attenzione che il lupo non esploda.»
«Questa problematica deve essere presa in carico da tutto il Governo e non solo dall’Assessorato altrimenti non si riesce a risolvere – ha replicato il consigliere Planaz -. Tra l’altro, abbiamo approvato una legge regionale e il Consiglio tutto dovrebbe essere coinvolto. La Regione tende a nascondere questa problematica, riportando una realtà dei fatti che non è quella reale e non si capisce perché. Confermo poi che gli allevatori non segnalano più all’Assessorato gli attacchi dei lupi perché vengono sollevate questioni di ogni tipo: non c’era la recinzione, non c’era il cane a fare da guardia. E testimonio che in quanto allevatore, non lo farò nemmeno io. Bisogna smetterla con queste assurdità: è un problema che si potrebbe risolvere, ma qui si sta prendendo in giro chi lavora. La situazione è di pericolo, si arriva alla fine della Legislatura e non è stato fatto niente.»
«Avere la certezza dei numeri è essenziale, perché dai dati appare che i lupi muoiono investiti da mezzi meccanici, il che significa che il lupo è un problema non solo per l’allevamento ma sta diventando una criticità per l’uomo in termini di sicurezza – ha aggiunto il aapogruppo Manfrin -. Non concordo riguardo a quanto detto dall’Assessore sulle tecnologie da noi evidenziate: se le hanno utilizzate in Abruzzo, dove c’è vegetazione come in Valle d’Aosta, perché non farlo anche qui? Si sono buttati soldi per conferenze e confronti sulla specie lupo: perché non investirli su tecnologie e operatori? Avremmo sicuramente dei dati diversi. Prima riusciamo a squarciare questo velo di omertà e prima capiremo come difendere il nostro territorio e la nostra comunità dal lupo.»
Trasporto pubblico notturno
La programmazione del servizio di trasporto pubblico notturno è stata oggetto di un’interpellanza illustrata dal gruppo Forza Italia .
«La mobilità notturna riveste un ruolo fondamentale per lo sviluppo del territorio, per la vita sociale e culturale, soprattutto per i giovani – ha evidenziato il consigliere Christian Ganis -: in passato è stato attivo un servizio di trasporto pubblico notturno tra Pont-Saint-Martin e Aosta, poi sospeso, che consentiva di partecipare ad una serie di attività ricreative in sicurezza. Una mozione approvata dal Consiglio ad aprile 2023 aveva impegnato l’Assessore ai trasporti a presentare in quarta Commissione, alla conclusione della fase di analisi delle criticità e di riprogrammazione dei servizi, il progetto di eventuale riavvio del trasporto notturno Aosta/Pont-Saint-Martin. Non avendo più avuto notizie in merito, vorremmo capire quale sia lo stato attuale delle procedure di riprogrammazione dei servizi, quali misure sono state adottate per superare la sospensione di questo servizio tra Aosta e la bassa Valle e quali iniziative si intendono adottare per promuovere l’utilizzo del trasporto pubblico tra i giovani e per sensibilizzarli sulla sua importanza.»
«L’obiettivo che mi sono dato è di fare ripartire il servizio nella sua interezza prima dell’estate – ha annunciato l’assessore ai trasporti e alla mobilità sostenibile, Luigi Bertschy -. Si tratta di un sistema di trasporto pubblico importante e innovativo che ho proposto nel 2019 e che serve, non solo i giovani, ma anche chi lavora in ore notturne. Il servizio era stato sospeso essenzialmente per due motivi. Il primo riguardava la carenza di autisti che ad oggi in Valle d’Aosta, a differenza di altre realtà regionali, è in fase di miglioramento, grazie all’impegno delle società attraverso le academy e anche all’introduzione dei voucher regionali. La seconda criticità, che è in via di risoluzione, riguardava l’ordine pubblico ed è per questo che abbiamo lavorato all’introduzione della vigilanza sugli autobus. Si erano verificate situazioni di grandi assembramenti di persone che cercavano di salire a bordo e anche alcuni atti vandalici. Il tutto risultava di difficile gestione soprattutto se sul mezzo c’era un solo soggetto a doversene occupare. Il servizio ha subìto una profonda riorganizzazione e sarà riattivato in tarda primavera: la bigliettazione digitale e gli abbonamenti come lo “Special 20” consentiranno tariffe agevolate e pagamenti diretti sull’autobus. La nostra priorità è sempre stata quella di garantire a tutti i territori una mobilità sempre maggiore e, in quest’ottica, abbiamo rinnovato anche l’organizzazione del trasporto notturno nella Plaine con 8mila persone che hanno utilizzato il servizio nel corso del 2024. Vogliamo estendere il servizio di Allô Nuit anche ad altri territori come all’alta Valle, creando le condizioni per migliorare la mobilità delle persone e diminuire l’utilizzo del mezzo privato, garantendo a tutti un viaggio in sicurezza.»
«La mancanza di questo servizio limita la possibilità di godere a pieno di tutto ciò che il nostro territorio ha da offrire – ha spiegato il consigliere Ganis -. Non si tratta solo di utenti giovani che si spostano per divertimento, ma anche di persone che lavorano di notte. Dopo una certa ora, spostarsi da un comune all’altro è complicato soprattutto per chi non dispone di un mezzo proprio. Siamo lieti di sapere che il servizio sarà ripristinato: l’utilizzo del mezzo pubblico incide positivamente anche sul fattore della sicurezza stradale consentendo a chi non è perfettamente in grado di mettersi alla guida di rientrare a casa in tutta sicurezza.»
Skipass al 50% per i Valdostani
Lo Skipass scontato al 50% per i residenti in Valle d’Aosta sarà rinnovato anche nelle prossime stagioni invernali? È quanto ha chiesto il gruppo Rassemblement Valdôtain con un’interpellanza.
«L’iniziativa di applicare una tariffa ridotta del 50% sugli skipass giornalieri, stagionali e biglietti orari su tutti i comprensori i comprensori sciistici della Valle e su Skyway Monte Bianco è stata molto apprezzata dai valdostani – ha evidenziato il vicecapogruppo Dennis Brunod -. Inoltre, a beneficiarne sono state anche le piccole stazioni, dove sono stati registrati incrementi di sciatori valdostani. Tuttavia, questa proposta è stata approvata nel mese di ottobre 2024 dal Consiglio direttivo dell’Associazione valdostana impianti a fune come progetto sperimentale per questa stagione invernale: vorremmo quindi capire se vi sia l’intenzione, in collaborazione con l’Avif, di darle continuità in futuro.»
L’assessore ai trasporti e mobilità sostenibile, Luigi Bertschy, ha evidenziato che «l’importante iniziativa lanciata da Avif per questa stagione invernale risponde ad una visione politica a lungo termine, il cui obiettivo è di permettere di praticare sport, ma anche di conoscere la montagna, costruendo una cultura della montagna che possa portare, in futuro, a formare utenti dello sci e professionisti in grado di sviluppare le proprie attitudini e competenze in tutti gli ambiti che il nostro territorio può offrire. Siamo contenti che Avif abbia raccolto questa sfida, le cui condizioni sono state create con lo skipass a 50 e 80 euro per i giovani e con progetti come “Sci…volare a scuola”.
L’iniziativa necessita di un periodo sperimentale di almeno un triennio per potere essere valutato a fondo. I dati finora confermano la sua validità, dimostrando che i Valdostani l’hanno accolta positivamente: il che ci fa dire che ci sarà continuità anche nelle prossime stagioni invernali. Il fatturato risponde pienamente agli obiettivi prefissati: non ci sono scostamenti significativi per le grandi società, anche se alcuni risultati sono più evidenti rispetto ad altri, in particolare per il comprensorio di Pila nella media e bassa Valle. L’intento è quello di lavorare insieme a tutti gli attori che possono contribuire a creare le giuste condizioni per il successo dell’iniziativa. L’impegno politico è di proseguire in questa direzione: Avif crede fermamente in questa strategia, che prevede più attenzione agli sport invernali, una maggiore formazione culturale e un impegno costante per valorizzare la montagna.»
Il vicecapogruppo Brunod si è detto soddisfatto della risposta: «Quando ci sono dei progetti che riscuotono successo fa piacere a tutti. Abbiamo capito che c’è la volontà di dare continuità a questa iniziativa che è stata avviata a livello sperimentale: è un aspetto positivo che va ad aggiungersi ad altre attività già avviate o in via di sviluppo in merito al settore sci. Se c’è l’attenzione di tutti, e si colgono anche i suggerimenti e le proposte della minoranza, si possono ottenere grandi risultati per la nostra comunità. Concordiamo sulla necessità di avvicinare i valdostani alle opportunità della montagna, in particolare i giovani facendo loro scoprire anche vantaggi occupazionali, creando così un legame duraturo con la Valle, portando ad un modello di sviluppo sostenibile e ad un rapporto
Le altre interpellanze di Forza Italia erano su: tempistiche per la messa a disposizione dei nuovi parcheggi per docenti e studenti del nuovo polo universitario; piano per individuare e migliorare le fermate dei mezzi adibiti al trasporto pubblico locale; valorizzazione dell’immobile ex Balzano di Verrès; termine dei lavori della rotatoria de La Grenade a Sarre; intenzione dell’Azienda Usl di dotarsi di Robot Da Vinci Single Port; nomine dei direttori delle Strutture semplici dell’Ausl.
Le interpellanze di Lega Vallée d’Aoste erano su: chiusura della scuola secondaria di primo grado dell’Istituzione Mont Emilius 2 nella giornata di sabato a partire dall’anno scolastico 2025/26; intendimenti per migliorare la gestione del comprensorio di Weissmatten; approfondimenti in seguito a segnalazioni nei confronti del Centro antiviolenza.
Le altre interpellanze di Progetto Civico Progressista erano su: creazione di un collegamento diretto Crest/Belvedere per migliorare l’offerta sciistica di Ayas; progetto per il rilancio della stazione di arrivo dell’impianto di Punta Indren nel comprensorio della Monterosa Ski; revisione dell’avviso per la costituzione di Comunità di energia rinnovabile sul territorio regionale; operazioni di bonifica e ripristino ambientale della discarica di Pompiod; garanzia di un ambiente sicuro e professionale alle donne che accedono ai consultori e alle strutture sanitarie regionali.
Le altre interpellanze di Rassemblement Valdôtain erano su: chiusura definitiva del percorso concordatario della Casino de la Vallée spa; applicazione della contrattazione di secondo livello o forme di sviluppo del welfare aziendale per i lavoratori valdostani; risoluzione dell’insufficienza di posti auto riservati al personale dell’ospedale nel Parking Parini; aggiornamento dell’indennità sanitaria temporanea per la dirigenza sanitaria non medica e per le professioni sanitarie; pianificazione delle strategie per sfruttare la grande visibilità del Giro d’Italia in Valle d’Aosta; sviluppo dello sport agonistico di montagna.
Mozioni
Infine, saranno esaminate tre mozioni del gruppo Lega Vallée d’Aoste: attivazione, di concerto con l’Università della Valle d’Aosta, dei corsi per l’abilitazione degli insegnanti valdostani; impegno a comunicare agli utenti interessati la possibilità di rientrare nel procedimento previsto dal percorso tutela delle liste di attesa in ambito sanitario; avvio di azioni nei confronti dei soggetti che hanno formulato false accuse in ordine a illegittime interferenze nei consultori.
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