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Frattura – Alla Camera i dem bocciano gli emendamenti del M5S sull’Ucraina
(Di Luca De Carolis – ilfattoquotidiano.it) – Magari non andrà proprio come predica Dario Franceschini, ormai arcinoto teorico “del marciare divisi per battere le destre”. Ma nell’attesa gli ex giallorosa, maggiorenti del presunto centrosinistra, fanno di tutto per dargli ragione. Innanzitutto in pubblico, alla Camera, dove il Pd vota contro diversi emendamenti dei Cinque Stelle al decreto Ucraina, con i quali il M5S invocava un passaggio parlamentare per autorizzare l’invio delle armi a Kiev. Astenendosi poi su quello che prevedeva la desecretazione dell’elenco degli armamenti. I dem non appoggiano neppure l’ordine del giorno con cui il Movimento chiedeva al governo l’impegno a “imprimere una concreta svolta per un efficace sforzo sul piano diplomatico”, così da fare dell’Italia “la capofila di un percorso negoziale che non la impegni in ulteriori forniture di armi”.
In sintesi, sulla guerra Pd e 5Stelle restano distanti anni luce. E il neocapogruppo del Movimento Riccardo Ricciardi lo certifica così: “Sul conflitto in Ucraina, il Pd si ostina a mantenere una linea fuori dal tempo e dalla realtà”. In Transatlantico, il segretario di Sinistra Italiana commenta qualcosa di già visto, spesso: “Noi opposizioni dovremmo pensare a come impegnarci su battaglie comuni, e invece…”.
E invece dominano le differenze e i cattivi pensieri. Anche in vista delle Regionali, partita che il Pd e Alleanza Verdi e Sinistra vorrebbero preparare con un tavolo nazionale per tutte le sei Regioni che andranno al voto. Ma i 5Stelle, che qualche settimana fa sembravano disponibili, ora fanno muro: “Non ci sono le condizioni, si decide regione per regione”. Temono di uscire penalizzati da uno schema complessivo, per nodi evidenti (la ricandidatura del dem Eugenio Giani in Toscana a oggi è un problema per il Movimento). Ma non solo, perché qualcuno cita proprio l’intervista di Franceschini come un fattore che “ha complicato le cose”. Perché è vero, sul Fatto un big non certo ostile ai dem come Stefano Patuanelli si era mostrato aperturista : “La proposta di Dario è interessante”. E figurarsi ieri Chiara Appendino, nemica dichiarata delle alleanze strutturali con i dem (“Quel che dice Franceschini va nella direzione che auspico”).
Ma in generale nel Movimento nutrono – o almeno ostentano – dubbi sulla tenuta interna del Pd. “Le correnti stanno assaltando Elly Schlein” notano. E il liberi tutti dell’ex segretario, che pure non dispiace ai 5Stelle, ne sarebbe la conferma, aumentando le ansie dei 5Stelle su possibili intoppi nelle trattative. Per inverso, nell’ala filo-Schlein del Pd l’intervista di Appendino di ieri non è affatto piaciuta: “In Piemonte andando separati abbiamo straperso, così si complica il nostro sforzo per tenere dentro il M5S”. E un paio di parlamentari ieri la buttavano lì: “Gira voce che prima dell’intervista Franceschini e Conte si siano sentiti spesso”. Dal Movimento giurano che sia falso: “Teorie lunari”.
Però lì fuori più di qualcosa si muove, visto che ieri sul Domani anche il demiurgo dem Goffredo Bettini – confidente del leader dei 5Stelle – ha benedetto “il lodo” Franceschini: “Condivido l’ispirazione di Dario, anche se prima delle Politiche serve un manifesto condiviso di valori”. Però prima degli eventuali programmi ci sono le grane sui territori. E si parte ovviamente dalla Campania, che vale un bel pezzo della posta per i progressisti, e più o meno tutto per i Cinque Stelle, che pretendono un loro nome come candidato. Ieri sul Mattino il vicepresidente della Camera, Sergio Costa, ha ribadito che all’occorrenza lui è pronto a correre: “C’è la mia disponibilità, ma non faccio a gomitate e non entro a gamba tesa”.
Però nel Movimento sbuffano: “Non è tempo di proporsi, prima i programmi”. Anche perché la prima opzione resta Roberto Fico: il nome anche di Schlein, pure per dare un segnale forte ai capibastone locali. Ma c’è sempre Vincenzo De Luca a vendere cara la pelle: “Fanno di tutto per rompermi le scatole e per non farmi lavorare. L’unica cosa intollerabile in questo Paese la coerenza nella vita e nella politica”. Nel Movimento incrociano le dita: “Ci aspettiamo che la Consulta bocci la sua legge regionale con il terzo mandato tra aprile e maggio”. Ma chissà che primavera sarà per gli ex giallorosa, che in Campania non hanno ancora iniziato a discutere se tenere nella coalizione Italia Viva. La milionesima rogna.
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