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Oltre al consumo del suolo, la nota dolente dei rincari «di qualche decina di milioni» confermati da Arnoldi, ad del Cal. Preoccupato anche Malanchini: «Gli agricoltori vanno risarciti»
La notizia dell’aumento dei costi di costruzione riaccende il dibattito intorno al progetto dell’autostrada Bergamo-Treviglio. È soprattutto dal centrosinistra che da tempo si levano voci critiche sull’opportunità di un raccordo autostradale — che in partenza doveva essere lungo 19 chilometri mentre ora è sceso a 16 —, che vede schierati contro una parte importante del territorio e le associazioni di categoria degli agricoltori.
Oltre al consumo di suolo, il tasto dolente è il costo esploso mano a mano che si avvicinava il momento di mettere a bando il project financing. Ad aggiudicarselo, nel maggio 2023, con l’unica offerta presentata, Autostrade Bergamasche per 555 milioni di euro, di cui 328 milioni per la costruzione vera e propria. Aumenti che per legge avrebbero dovuto riversarsi sui pedaggi con il rischio di allontanare il traffico. Proprio per contenere le tariffe nel 2020 Regione Lombardia ha messo sul piatto 146 milioni a fondo perduto. Una soluzione che però ha suscitato accese polemiche rinfocolate ora dalla notizia che nel progetto definitivo dell’opera, in corso di definizione, il costo di costruzione tra inflazione, adeguamento dei prezzi e la definizione delle mitigazioni sarà nettamente più alto.
Lo ha spiegato al Corriere Gianantonio Arnoldi, amministratore delegato di Cal (Concessioni autostradali lombarde), la società della Regione e dell’Anas che ha messo a bando il project financing dell’autostrada e funge da ente controllore. «Si è dovuto prendere atto — ha ammesso Arnoldi — di un ritocco di qualche decina di milioni all’interno però di un quadro economico che non può cambiare». Per far quadrare i conti si punta sugli sconti sull’appalto dei cantieri. Un’altra fonte di risparmio potrebbe arrivare dal raccordo di 3 chilometri con la Pedemontana, che non si farà più.
Proprio da questo punto parte la critica del consigliere regionale del Pd Davide Casati: «Non sorprende l’ennesimo aumento del costo di questa autostrada che prima di questa anticipazione superava già i 500 milioni di euro e ora (senza il raccordo) avrebbe un costo di 34 milioni al chilometro — commenta Casati —. È la conferma di un rischio di insostenibilità di tale investimento e sono interessato a sapere se la Regione intenda confermare o meno la volontà di mandarla avanti con il rischio di dovere poi aggiungere altri soldi ai 146 milioni già stanziati in precedenza».
Da Roma, rincara la dose il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Devis Dori: «La Bergamo-Treviglio, o meglio la Treviglio-Dalmine, è un fallimento anticipato, di cui qualcuno in futuro dovrà rispondere, probabilmente anche davanti alla Corte dei Conti — evidenzia Dori —. Chi ci guadagnerà? Solo chi dovrà realizzarla. Certamente non i cittadini, che per pochi chilometri e per risparmiare pochi minuti di tempo non spenderanno cifre pazzesche per i pedaggi. Certamente non i comuni, per i quali ci sarà solo un ulteriore consumo di suolo. Certamente non la Regione, che ha messo le stampelle a un progetto zoppo che comunque non starà in piedi. È facile immaginare che i costi lieviteranno sempre più in corso d’opera».
Dall’altra parte dello schieramento politico è preoccupato anche il consigliere regionale della Lega, l’ex sindaco di Spirano Giovanni Malanchini: «In un quadro economico che diventa più incerto — spiega Malanchini — occorre innanzitutto dare la massima tutela al mondo agricolo, che non ne deve pagare le conseguenze. Qualora l’opera dovesse partire occorrono ragionamenti precisi in termini di consumo di suolo, risparmio dei terreni da coltivare e risarcimenti per gli agricoltori. Nelle scorse settimane sono stato contattato dal presidente di Autostrade Bergamasche Antonio Sala che mi ha chiesto, qualora ce ne fosse bisogno, di interpellare le associazioni di categoria per aprire un tavolo di confronto. Mi aspetto da Autostrade Bergamasche delle proposte al rialzo».
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