La Danimarca sta faticosamente cercando di tutelarsi, sulla Groenlandia

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Martedì la prima ministra danese Mette Frederiksen ha tenuto vari incontri con diversi leader europei, fra cui il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, in quello che Politico ha descritto come «uno sforzo diplomatico per salvare la Groenlandia da Trump».

Ormai da settimane il presidente degli Stati Uniti Donald Trump diffonde dichiarazioni e minacce sempre più aggressive nei confronti dell’isola, che fa parte del territorio danese pur con ampi margini di autogoverno per i suoi abitanti. Trump dice che gli Stati Uniti dovrebbero prendere il controllo della Groenlandia, e non ha escluso di usare la forza per farlo, usando in più occasioni una retorica esplicitamente nazionalista e neocoloniale. A inizio gennaio ha anche inviato in Groenlandia suo figlio maggiore, Donald Trump Jr., in una specie di visita esplorativa.

In tutto questo la Danimarca non ha moltissimi strumenti per contrastare l’iniziativa di Trump: ha una forza economica e militare di scala molto inferiore rispetto agli Stati Uniti, e una politica estera condivisa con l’Unione Europea, che sta attraversando un periodo di debolezza su vari livelli. Finora quindi il suo governo si era limitato a dichiarazioni molto nette sul fatto che la Groenlandia non è in vendita. Ora però sta cercando di fare qualcosa di più, come mostra la trasferta di Frederiksen e i suoi incontri con gli altri leader.

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La prima ministra Mette Frederiksen e il presidente francese Emmanuel Macron durante un incontro a Parigi, il 28 gennaio 2025 (AP Photo/Aurelien Morissard)

Lunedì, un giorno prima del viaggio di Frederiksen, il governo danese ha annunciato investimenti militari per poco meno di 2 miliardi di euro per la «sicurezza della regione Artica», cioè quella dove si trova la Groenlandia. Il piano è sostenuto da un’ampia maggioranza nel parlamento danese. Con i nuovi fondi verranno acquistati droni a lungo raggio e tre nuove navi adatte ai mari artici, oltre a nuove pattuglie trainate da cani da slitta. Sarà aumentata la disponibilità di strumenti satellitari, mentre la pista di uno dei pochi aeroporti dell’isola sarà ampliata in modo che possano atterrarci dei caccia F-35, un aereo militare molto diffuso fra gli eserciti occidentali.

– Leggi anche: Trump e la Groenlandia, per chi non ci ha capito niente

Di un nuovo accordo per investimenti militari in Groenlandia si discuteva da settimane, tanto che i primi dettagli del piano erano emersi alla fine del 2024. Trump peraltro aveva già commentato il piano prendendo in giro la decisione di aumentare le pattuglie di cani da slitta.

Le difese della Groenlandia sono da tempo ritenute inadatte per proteggere l’isola da eventuali comportamenti aggressivi di altri paesi, come per esempio la Cina e la Russia, entrambe interessate all’isola per via dell’enorme presenza di materie prime critiche nel suo terreno oltre che per la sua posizione strategica, vicina al Nord America ma anche a diverse isole europee. Al momento, scrive Reuters, le forze militari sull’isola includono «quattro navi di ispezione sempre più vecchie, un aereo da ricognizione e 12 pattuglie trainate da cani da slitta, per monitorare un’area grande quattro volte la Francia». Il Financial Times ha invece ricostruito che sull’isola è presente un contingente militare dell’esercito danese composto da appena 75 soldati.

Il paese di Aasiaat, nell’ovest della Groenlandia, fotografato nell’estate del 2024 (Ida Marie Odgaard/Ritzau Scanpix via AP, File)

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Commentando i nuovi investimenti, il ministro della Difesa danese Troels Lund Poulsen ha detto: «Dobbiamo fare i conti col fatto che ci sono seri pericoli alla sicurezza e alla difesa nell’Artico e nell’Atlantico settentrionale». Non è chiaro se Poulsen si riferisse soltanto alla Russia e alla Cina o anche agli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti sono il paese membro più importante della NATO, l’alleanza militare fra i paesi occidentali (di cui peraltro la Danimarca è uno dei membri fondatori), ma Trump ha fatto capire più volte di essere scettico sulla sua attuale rilevanza. Una disputa territoriale fra due paesi membri della NATO era semplicemente impensabile, fino a qualche anno fa: prima, appunto, che Trump diventasse presidente.

Per cercare di arginare l’aggressività statunitense il governo danese sta provando a rafforzare i rapporti con gli altri suoi alleati più importanti, per assicurarsi di avere il loro sostegno nel caso in cui la situazione dovesse peggiorare ulteriormente. Nei giorni scorsi ha incontrato i capi di governo degli altri paesi dell’Europa settentrionale – da quel contesto è emersa una foto che a molti ha ricordato quella di un catalogo IKEA – mentre martedì ha parlato con Macron, Scholz e con il segretario generale della NATO, Mark Rutte.

«La verità è che la Danimarca non può affrontare Donald Trump da sola», ha commentato il direttore del quotidiano danese Politiken, Christian Jensen. «Il governo fa bene a rafforzare le proprie alleanze nel Nord Europa, nell’Unione Europea e nella NATO. […] Il paese ha bisogno di tutto il sostegno che può ricevere: politico, militare e psicologico».



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