Città della Salute: due nuove inchieste su carte di credito e visite private

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Relazione di servizio del 29 dicembre 2022, nucleo investigativo dei carabinieri. I due militari che hanno incontrato in un bar una fonte riservata, un medico, scrivono cosa ha riferito: «Ho chiesto più volte all’ufficio della libera professione come funziona la ripartizione dei costi che l’azienda trattiene dalla tariffa pagata dall’utente. Ma non ho mai ricevuto risposte. Quando faccio visite in libera professione in studi privati, non è presente personale del comparto sanitario e la trattenuta si aggira intorno al 18 o 20 percento. Mi chiedo perché trattengano questa percentuale, che viene posta a noi dirigenti medici, ma anche e soprattutto cosa se ne faccia l’azienda. Nessuno mi ha mai risposto». Quali erano e quali sono gli accordi che regolano le visite svolte dai medici dipendenti di Città della Salute nelle strutture private? A chi vanno i soldi che paga il paziente?

Nuove ipotesi d’accusa sull’azienda

La procura continua a scavare sull’azienda. Non solo sui presunti falsi in bilancio, inchiesta madre che vede 25 direttori, o ex, e vari funzionari iscritti sul registro degli indagati. Ma anche su alcune ipotesi di peculato. Sono due i nuovi filoni d’indagine scaturiti dall’inchiesta principale dopo la chiusura di quest’ultima e la recente richiesta di una proroga d’indagine di sei mesi da parte dei pm Giulia Rizzo e Mario Bendoni. Il primo riguarda le visite a pagamento nei centri privati da parte dei medici di Città della Salute. Il faro degli inquirenti si allarga. Dagli ospedali pubblici alle grandi cliniche private: Fornaca, Cellini, Larc.


Le 3 accuse principali

  • Peculato per l’utilizzo improprio delle carte di credito aziendali e ristori sanitari dati alle cliniche private
  • Presunti falsi in bilancio per coprire il mancato introito dalla libera professione intramoenia
  • Medici che svolgevano visite private in clinica mentre risultavano in servizio nelle aziende pubbliche

Ci sarebbero timbrature che non paiono in regola. Dirigenti in ospedale e in clinica nella stessa fascia oraria. Già nel 2022 la fonte riservata diceva ai carabinieri: «In generale questo sistema non è molto chiaro. Verificate il sistema Alpi, che regola dal punto di vista informatico tutta la libera professione. È nato sotto la direzione dell’ex direttore generale Gian Paolo Zanetta e dell’ex direttrice amministrativa, Andreana Bossola, moglie dell’ex pm Antonio Rinaudo (non indagato, ndr)». È una trama complicata. Nella quale spunta un altro mistero. «Durante il periodo del Covid – afferma il testimone – alla clinica privata Cellini sono stati riconosciuti ristori sanitari superiori a quelli ricevuti dal pubblico.

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Tremila euro sono andati alla Cellini e mille al singolo ospedale. Perché?». Il motivo non è chiaro. Sui rapporti tra pubblico e privato continua a indagare la procura, che sta approfondendo un altro filone, relativo all’uso delle carte di credito aziendali. Sempre con l’ipotesi del peculato. Una parte degli accertamenti è concentrata sul ruolo di Franca Fagioli, direttrice dell’Oncoematologia pediatrica all’ospedale infantile Regina Margherita. Fagioli, che non ha ricevuto avvisi di garanzia, dice: «Sono tranquillissima. Ho sempre agito con la massima correttezza».

Problemi nelle visite mediche intramoenia

Ma il filone più intricato è quello delle visite mediche intramoenia. Un altro testimone alla procura ha dichiarato: «Sulla libera professione c’è un impianto sulla contabilità analitica, ma è una scatola vuota. Io ho rilevato una perdita di un milione e 35 mila euro. Ma nel bilancio, di ciò, non c’è alcuna indicazione. La perdita non è scritta perché la legge parla chiaro. Se fosse iscritta a bilancio una perdita così, andrebbe chiusa la libera professione». Ci sarebbe un giro di affari non irrilevante. «Nelle cliniche non c’era controllo – spiega il teste – perché, per loro politica, non chiedono l’integrazione ai pazienti. Lo fanno per non perdere clienti. La Fornaca, poi, ha una convenzione relativa solo alle attività di ricovero. Il sistema delle prestazioni occasionali era uno strumento per eludere il tracciamento. Si faceva, in sostanza, figurare come occasionale una prestazione di ricovero. Così si poteva eludere l’Iva al 19 percento sulla quota. La strategia fa risparmiare le assicurazioni, ma potrebbe esserci un falso da parte del medico».



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