Secondo uno studio di Esma i costi correnti dei fondi Esg sono inferiori o pari a quelli dei fondi non Esg. Le regressioni sulle classificazioni Sfdr testimoniano questo aspetto infatti i fondi articolo 6 tendono ad avere costi correnti più elevati. I fondi Esg si rivelano al contempo anche più remunerativi
Si torna a parlare di costi Esg. In un precedente approfondimento relativo al mercato dei fondi comuni statunitensi era emerso che, secondo uno studio Swiss Finance Institute, i fondi Esg presentano costi netti inferiori a quelli non Esg.
Passando invece al contesto europeo, lo scorso 14 gennaio, Esma, nel report Costs and Performance of EU Retail Investment Products 2024, ha evidenziato che i costi correnti dei fondi Esg sono inferiori o simili ai costi correnti degli equivalenti non Esg.
In generale, le commissioni dei fondi negli anni si sono ridotte e questo vale sia per i fondi degli Stati Uniti sia per quelli europei: le ongoing charges (oc) dei fondi retail (Esg e non) dal 2019 al 2023 sono infatti diminuite del 4,9% per i fondi azionari, del 13% per i fondi obbligazionari e del 2,1% per i fondi multi-asset.
La riduzione dei costi non comporta automaticamente la rinuncia a qualcos’altro. E qui arriva un’altra notevole sorpresa su un anno, il 2023, che era stato tacciato come negativo per il mondo environmental, social e governance. Al contrario, dal punto di vista dei rendimenti 2023 i fondi Esg si sono rivelati più competitivi rispetto ai fondi non Esg. Non solo, considerando anche la raccolta positiva dei fondi Esg retail (pari a 18 miliardi di euro), l’AuM dei fondi Esg è cresciuto del 24% (è aumentato di 257 miliardi di euro per attestarsi a 1.310 miliardi di euro a fine 2023).
I FONDI ESG COSTANO MENO
Nel 2023, a livello aggregato non si sono registrate particolare discrepanze in termini di costi correnti tra i fondi Esg retail e quelli tradizionali non Esg, entrambi pari all’1,1 per cento.
Le commissioni una tantum sono state tuttavia leggermente superiori per i fondi Esg (2,3% contro 2,2%). Come si legge nel report, questa differenza di costo è dovuta sia alle commissioni di entrata sia alle commissioni di rimborso, che sono state leggermente più alte per i fondi Esg (2,0% per le commissioni di sottoscrizione e 0,33% per le commissioni di rimborso) rispetto ai fondi non Esg (1,9% per le commissioni di sottoscrizione e 0,26% per le commissioni di rimborso).
Entrando nel dettaglio delle singole asset class emergono invece delle lievi differenze: i fondi azionari e obbligazionari presentano ongoing cost inferiori rispetto ai fondi tradizionali, mentre i fondi multi-asset hanno costi correnti maggiori.
A conferma di quanto detto ci sono anche i risultati delle regressioni econometriche condotte sul campione di fondi che hanno evidenziato un Ter (total expense ratio) più basso per i fondi Esg (e questo vale sia a livello aggregato sia a livello di singola asset class).
Esma ha analizzato il Ter dei fondi retail anche in base alla classificazione Sfdr. Tra i fondi azionari non emergono differenze significative a seconda della loro classificazione in articolo 6, 8 o 9. Qualora tali differenze siano invece significative, i fondi articolo 9 si rivelano meno costosi e gli articolo 6 più costosi. Per quanto riguarda i fondi obbligazionari, i fondi articolo 9 risultano essere i più economici, mentre la differenza di Ter tra i fondi articolo 8 e articolo 6 non è statisticamente significativa. Infine, tra i fondi misti, gli articolo 6 tendono a essere i più costosi.
Sull’orizzonte d’investimento di cinque anni, invece, i costi correnti e i costi una tantum dei fondi Esg sono risultati superiori a quelli dei loro omologhi non Esg (+10 bps ciascuno): se per i fondi Esg i costi correnti sono stati pari a 1,2%, per i fondi non Esg questi ultimi sono stati pari all1,1 per cento. Lo stesso per i costi una tantum che nel primo caso ammontano a 0,6% e nel secondo a 0,5 per cento. Per quanto riguarda l’analisi sui costi delle singole asset class nel quinquennio 2019-2023, azionari e obbligazionari Esg si rivelano ancora più economici dei fondi tradizionali (rispettivamente con oc pari a 1,4% e 0,7%), mentre i fondi misti hanno il medesimo costo dei fondi non Esg (1,5%). Gli Etf Esg azionari al contrario presentano costi maggiori (0,3% contro 0,2% dei fondi non Esg).
I FONDI ESG PERFORMANO MEGLIO
I fondi Esg non solo costano meno, ma rendono anche di più. Nel 2023 infatti a livello aggregato hanno registrato performance nette pari a 2,3%, mentre i fondi tradizionali si sono “fermati” a 1,5 per cento.
Anche in questo caso si notano delle differenze tra le varie asset class: i fondi azionari Esg hanno performato meglio dei loro equivalenti tradizionali (performance nette pari a 4% contro il 3,1% dei fondi tradizionali), così come i fondi obbligazionari (-1,7% per i fondi Esg e -1,8% per i fondi non Esg). I fondi misti Esg invece hanno perso qualche occasione rispetto ai competitor tradizionali (-0,4% per i fondi Esg e 0,1% per i fondi non Esg).
Su un orizzonte più ampio di cinque anni i fondi Esg si confermano in generale più redditizi: il grosso delle over-performance si registra tra i fondi azionari, mentre gli Etf azionari, obbligazionari Esg e i fondi misti restano indietro rispetto ai competitor non Esg.
Noemi Primini
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