intervista doppia a Veneto e Campania

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 


Le Centrali Operative Territoriali (COT) rappresentano uno dei pilastri della nuova sanità di prossimità delineata dal PNRR. Con un finanziamento complessivo di 180 milioni di euro e un ruolo chiave nel contesto della riforma sanitaria introdotta dal DM77, le COT sono destinate a diventare il fulcro del coordinamento tra ospedale e territorio.

Come riportato da Agenas, queste strutture, distribuite in modo da coprire circa 100mila abitanti ciascuna, devono garantire un approccio integrato alla gestione dei pazienti, soprattutto cronici, fragili o in fase post-acuta, che necessitano di un percorso di cura continuativo, che in molti casi si spinge ben oltre la dimissione ospedaliera e coinvolge direttamente i vari servizi del territorio.

Attraverso l’uso di piattaforme digitali, le COT monitorano i bisogni dei cittadini in tempo reale, attivando le risorse più appropriate, come la telemedicina, le case di comunità e l’assistenza domiciliare, fino a includere hospice e cure palliative. Rappresentano un modello innovativo che promette di rendere migliori i percorsi di cura, più accessibili ed efficienti. Ma come stanno evolvendo queste strutture nelle diverse Regioni? Siamo andati ad approfondire come procede la realizzazione delle COT in due Regioni: il Veneto e la Campania.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Intervista a Romina Cazzaro (Regione Veneto)

Romina Cazzaro

La Regione Veneto ha completato l’implementazione delle Centrali Operative Territoriali (COT), raggiungendo un importante traguardo nella riorganizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale. Romina Cazzaro, Direttrice della programmazione sanitaria della Regione Veneto, illustra come questo nuovo modello stia trasformando la gestione dei percorsi di cura.

A che punto è il sistema delle COT in Veneto?

«Il Veneto ha sviluppato un sistema capillare di 49 COT, articolate in 9 COT principali (hub) – una per ogni azienda sanitaria – e relative COT “spoke”, distribuite in proporzione alla popolazione con un rapporto di circa 1 ogni 100mila abitanti. Questo network è stato completamente attivato a fine settembre e si trova ora in fase di rendicontazione».

Con la realizzazione delle COT, come vengono ridefiniti i percorsi?

«Le COT fungono da nodo centrale nella rete territoriale, coordinando i collegamenti tra strutture ospedaliere e servizi territoriali. La loro funzione è particolarmente cruciale nella gestione dei pazienti con bisogni complessi, dove emerge la necessità di ridefinire i percorsi assistenziali. Un esempio tipico è il caso di un paziente ospedalizzato che, al momento della dimissione, presenta necessità socio-sanitarie più complesse rispetto a quelle precedenti al ricovero. La COT svolge un ruolo fondamentale nella “decodifica del bisogno“, analizzando l’offerta territoriale disponibile per costruire percorsi personalizzati che tengano conto non solo delle necessità del paziente, ma anche delle capacità assistenziali del nucleo familiare».

La COT analizza l’offerta territoriale disponibile per costruire percorsi personalizzati anche a livello socio-sanitario

Quali criticità avete riscontrato?

«Tra le criticità emerse, la principale riguarda l’omogeneizzazione dei servizi. Il sistema, sviluppatosi prima del DM 77 e del PNRR, aveva infatti generato modelli con peculiarità diverse tra le varie aziende sanitarie. La Regione sta ora lavorando per standardizzare le regole di ingaggio e i livelli di attività, garantendo equità di accesso alle cure su tutto il territorio regionale. Nonostante queste sfide, l’esperienza viene valutata positivamente, evidenziando come la diversità delle aziende sanitarie coinvolte abbia arricchito il progetto, permettendo di raccogliere e integrare le migliori pratiche sviluppate nei diversi contesti territoriali. Un elemento distintivo del modello veneto è l’adozione di un software unico regionale, che sta contribuendo a uniformare i processi tra le diverse aziende sanitarie. Questo strumento tecnologico si accompagna all’adeguamento strutturale degli ambienti fisici, in linea con le indicazioni ministeriali del DM 77».

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Intervista a Massimo Bisogno (Regione Campania)

Massimo Bisogno

Come la Regione Campania sta cambiando l’assistenza sanitaria territoriale attraverso l’implementazione delle COT? Massimo Bisogno, Direttore dell’Ufficio Speciale per la Crescita della Transizione al Digitale, illustra la trasformazione che sta ridefinendo il rapporto tra ospedale e territorio.

A che punto è il sistema delle COT in Campania?

«Le COT fungono da “vigili urbani della sanità”, orchestrando gli spostamenti dei pazienti tra strutture ospedaliere e territoriali. Questo nuovo modello organizzativo alleggerisce il carico sui caregiver, eliminando la necessità di spostarsi tra uffici per gestire documenti e autorizzazioni. La Campania ha già attivato 58 COT delle 62 previste, servendo una popolazione di 5,6 milioni di abitanti attraverso 7 ASL e 10 aziende ospedaliere».

Quale peculiarità ha il modello campano?

«L’elemento distintivo del modello campano è l’adozione di un sistema informativo regionale unificato, che facilita la gestione dei pazienti indipendentemente dalla loro ASL di appartenenza. Questo approccio standardizzato permette, per esempio, che un paziente di Salerno ricoverato all’Ospedale Cardarelli di Napoli possa essere seguito efficacemente nel suo percorso di dimissione verso strutture territoriali».

La digitalizzazione completa del processo elimina la documentazione cartacea

Flussi sostenibili e dati digitali?

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

«La digitalizzazione completa del processo elimina la documentazione cartacea, rendendo le informazioni cliniche immediatamente disponibili a tutti gli operatori coinvolti, nel rispetto della normativa sulla privacy. Anche i medici di medicina generale vengono automaticamente informati sugli spostamenti dei loro assistiti».

Quali criticità vede nel sistema?

«L’implementazione non è priva di sfide. La carenza di personale infermieristico con competenze digitali rappresenta un ostacolo significativo. L’interoperabilità tra i sistemi delle diverse strutture, incluse le RSA private, richiede soluzioni tecnologiche complesse. La standardizzazione dei processi di cura tra diverse aziende sanitarie aggiunge un ulteriore livello di complessità. Nonostante queste criticità, i benefici sono tangibili: snellimento delle procedure, migliore comunicazione tra strutture sanitarie, riduzione degli spostamenti fisici con conseguente impatto positivo sulla sostenibilità ambientale. Inoltre, l’adozione di un sistema standardizzato a livello regionale sta elevando la qualità generale del servizio, portando le best practice delle strutture più efficienti a beneficio dell’intero sistema sanitario regionale».



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Source link