Startup, le politiche che servono ora all’Italia

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Il contesto nazionale ed europeo riconosce nell’imprenditorialità una leva fondamentale per la crescita economica, la creazione di occupazione e la promozione dell’innovazione.

In Italia, la creazione di impresa e l’ecosistema delle startup rappresentano un elemento vitale per il rilancio economico e l’innovazione. Sebbene il Paese offra opportunità interessanti, persistono sfide che ne limitano il pieno sviluppo.

Il progetto di ricerca Inapp 2023-2025

In questo contesto si inserisce il progetto di ricerca Inapp 2023-2025, intitolato “Politiche di sostegno alla creazione di nuova impresa e misure di accompagnamento allo start-up”, con l’obiettivo di analizzare e migliorare l’ecosistema imprenditoriale italiano, con un focus particolare sulla digitalizzazione, sulle start-up innovative e sulle dinamiche di imprenditorialità giovanile, femminile e straniera.

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Questa ricerca si concentra su un aspetto fondamentale per la crescita sostenibile delle imprese italiane: l’analisi approfondita delle politiche di sostegno alla creazione di impresa e dell’ecosistema imprenditoriale. Attraverso indagini e interviste con stakeholder scientifici, istituzionali e associativi, il progetto ha esplorato come le politiche pubbliche, sia nazionali che regionali, possano favorire l’accesso delle nuove imprese e start-up a risorse cruciali come finanziamenti, incubatori e mentoring.

Opportunità di crescita e divari

L’ecosistema di supporto è in espansione, grazie ad acceleratori, incubatori, spazi di coworking e centri di ricerca. Questi luoghi, spesso collegati alle università e sostenuti da venture capital, favoriscono la creazione di imprese in settori ad alta tecnologia, come biotecnologie, ICT e scienze della vita.

L’ ostacolo maggiore deriva dalla struttura economica del Paese, caratterizzata da una predominanza di micro e piccole imprese, a causa di un ecosistema poco strutturato e di risorse limitate destinate agli investimenti in capitale di rischio. Più in generale, l’Italia registra performance inferiori rispetto ad economie comparabili per quanto riguarda la dimensione del settore ICT (3,4% del valore aggiunto lordo nel 2019 rispetto a una media UE del 4,9%) e l’intensità di R&S nel settore ICT (16,3%), con un conseguente basso numero di brevetti in ICT, nonostante le solide basi scientifiche avanzate del Paese.

L’urgenza di colmare il gap nelle competenze digitali

In particolare, nell’ambito dello sviluppo digitale riportiamo alcuni dati sul decennio digitale 2024 in Italia:

  • Divari digitali nel capitale umano: il Paese si colloca al 23° posto tra i 27 Stati membri dell’UE per le competenze digitali di base (45.75%) e al 19° posto per quelle superiori a quelle di base (22.1%). Più della metà degli italiani non possiede competenze digitali di base, e il numero di laureati in TIC è ancora basso (ultimo posto con 1.5%).

L’obiettivo europeo per il Decennio Digitale di raggiungere l’80% della popolazione tra i 16 e i 74 anni con competenze digitali di base entro il 2030 è ancora lontano. Considerando i titoli di istruzione, il livello di competenze digitali in Italia è significativamente inferiore alla media europea, soprattutto tra coloro con un basso livello educativo (22,57% contro una media EU del 33,71%) mentre sono in linea con la media europea i dati relativi ai titoli di studio medio-alti (51,03% e 74,09%).

Sviluppo delle infrastrutture digitali, Uso di IA e cloud

I buoni progressi nello sviluppo delle infrastrutture digitali collocano le PMI italiane ad un livello di intensità digitale almeno di base al 10° posto (60.70%), mentre l’implementazione di IA è al 4.70% (al 19° posto) contro una media EU del 7.40%). I dati più positivi si registrano nell’adozione di Cloud collocandoci al 6° posto (54.60%) contro una media UE del 37.90%, mentre per Data Analytics siamo al 19° con 25.70% di PMI e per eCommerce al 24° posto con solo 13% di PMI. I servizi pubblici digitali per le imprese si attestano al 76.20% quasi 10 punti in meno della media UE.

Strategie per la crazione di unicorni

Gli Unicorn sono 7 (dati 2023) collocandoci in 11° posizione.

L’obiettivo fissato dalla roadmap italiana è ambizioso: raggiungere 16 “unicorni” entro il 2030. Per conseguire questo traguardo, sono state avviate diverse iniziative, tra cui i fondi gestiti dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP), come il “Fondo Nazionale Innovazione”, istituito nel 2020, che supporta numerose start-up nell’accesso a risorse e competenze fondamentali per la crescita, con l’obiettivo di trasformarle in potenziali unicorni.

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CDP gestisce anche un fondo specifico dedicato alla transizione digitale, sostenuto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Con un capitale iniziale di 300 milioni di euro, il fondo finanzia start-up e PMI con alto potenziale innovativo, in progetti relativi ad ambiti come intelligenza artificiale, cloud, salute, Industria 4.0, cybersecurity, fintech e blockchain.

A queste risorse si affianca la Rete Nazionale degli Acceleratori, che include acceleratori settoriali specifici e mira a coinvolgere partner privati nazionali e internazionali, offrendo programmi di mentorship alle start-up.

Sfide per un ecosistema inclusivo

Il lavoro di ricerca del progetto ha permesso di identificare una serie di sfide principali che limitano lo sviluppo di un ecosistema imprenditoriale inclusivo e innovativo.

Accesso ai finanziamenti

L’accesso ai capitali rappresenta una delle maggiori difficoltà. In Italia, l’ecosistema di supporto alle start-up innovative si rivela debole e poco efficace nel facilitare il reperimento di fondi da enti pubblici, aziende, business Angel o investitori in capitale di rischio.

Nel 2022, gli investimenti in venture capital (seed, start-up e altre fasi iniziali) hanno costituito solo il 2% del PIL, una quota significativamente inferiore rispetto a Paesi UE di dimensioni simili:

  • Francia: 6%
  • Germania: 5%
  • Spagna: 4%

Competenze Imprenditoriali

L’assenza di una formazione adeguata frena l’avvio e la crescita delle imprese. Per affrontare questa sfida, sono state individuate le seguenti priorità:

  • Garantire conoscenze di base sull’imprenditorialità: inserendo moduli specifici nei curricula scolastici.
  • Promuovere competenze trasversali: come le soft skills, attraverso programmi di istruzione e formazione professionale (VET).
  • Offrire percorsi mirati post-istruzione: progettati per supportare la creazione d’impresa.

Barriere burocratiche e normative

Le complessità istituzionali e normative continuano a rappresentare un freno significativo per gli aspiranti imprenditori, limitando le opportunità di crescita e innovazione.

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Necessità di maggiore sviluppo dei network

Lo sviluppo e il rafforzamento di reti di supporto e associazioni risultano cruciali per incrementare le opportunità di sviluppo imprenditoriale. Una maggiore interconnessione tra attori istituzionali, imprese e start-up potrebbe favorire la creazione di un ecosistema più inclusivo.

Specificità per gruppi sottorappresentati

Imprenditorialità femminile: nonostante un numero significativo di donne altamente istruite, la loro partecipazione all’imprenditorialità rimane bassa. Questo è dovuto a:

  • Vincoli culturali;
  • Mentalità tradizionali;
  • Barriere istituzionali e normative.

Migranti: la situazione per i migranti è ulteriormente complicata da difficoltà burocratiche e dalla tendenza a intraprendere attività imprenditoriali di livello più basso e informale, soprattutto per chi proviene da contesti economici sfavorevoli. Tuttavia, i migranti con background economici più solidi accedono con maggiore facilità a opportunità imprenditoriali, anche attraverso programmi di visto per start-up innovative.

L’importanza di politiche mirate

Le politiche pubbliche possono giocare un ruolo chiave nel superare queste sfide. Alcuni studi suggeriscono che i sussidi per la creazione di impresa siano più efficaci se erogati prima degli investimenti iniziali, riducendo così il rischio di indebitamento e aumentando le probabilità di successo.

A livello internazionale, l’OECD sottolinea la necessità di politiche micro ben definite, con obiettivi chiari, indicatori di successo e monitoraggi regolari per massimizzare l’efficacia degli interventi. In Italia, l’adozione di queste pratiche potrebbe favorire lo sviluppo imprenditoriale, migliorando occupazione e competitività. Le analisi della ricerca Inapp sottolineano l’importanza di politiche imprenditoriali più produttive e inclusive, affrontando barriere come regolamentazione, accesso al finanziamento, innovazione e formazione. È cruciale valutare l’impatto a lungo termine delle politiche, soprattutto per giovani e donne. Le valutazioni devono integrare elementi quantitativi e qualitativi, con obiettivi chiari e indicatori di successo (vendite, occupazione, sopravvivenza), monitorando regolarmente i programmi per PMI e imprenditorialità, ed esaminando sia i successi che le cause di fallimento, ed infine condividendo le migliori pratiche a livello internazionale per migliorare l’efficacia delle politiche.

Politiche mirate e visione strategica per il futuro

L’Italia dispone di un terreno fertile per l’imprenditorialità, ma il successo dipenderà dalla capacità di affrontare le sfide legate alla digitalizzazione, alla semplificazione normativa e all’inclusione di categorie svantaggiate. Rafforzare in particolare l’ecosistema delle start-up con politiche mirate e una visione strategica è cruciale per rendere il sistema imprenditoriale italiano un motore di innovazione e crescita sostenibile.

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Bibliografia

Barricelli D., Pedone A. (2024), Politiche di sostegno alla creazione di nuova impresa e accompagnamento allo start- up: analisi della normativa e delle misure nazionali e regionali, Roma, Inapp, WP, 115 https://oa.inapp.org/xmlui/handle/20.500.12916/4169

Barricelli D., Pedone A. (2024), Sviluppo e sostegno alla creazione di impresa: gli attori dell’ecosistema imprenditoriale in Italia, Roma, Inapp, WP, 132 https://oa.inapp.gov.it/handle/20.500.12916/4582

Commissione europea (2024), Report on the state of the digital decade 2024

OECD, European Commission (2023), The Missing Entrepreneurs 2023. Policies for Inclusive Entrepreneurship and Self-Employment, Paris, OECD Publishing



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