Vanchiglia, don Paolo accusa: «I pusher offrono droga anche a me. Devo proteggere i ragazzi del quartiere»

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di Mattia Aimola

Il parroco e i residenti contro l’esclusione dalle zone rosse. «Noi indifesi e magari verrà qui chi sarà espulso altrove»

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«Mi offrono la droga quasi tutti i giorni all’uscita dalla chiesa e spesso di sera sono costretto a riaccompagnare le ragazzine a casa, i genitori non le lasciano girare sole qui». Sembra quasi la rivisitazione di un vecchio film west e invece è il racconto di don Paolo Pietroluongo, parroco della chiesa di Santa Giulia. Qui da anni i residenti raccontano e pubblicano sui social immagini di risse e spaccio. Eppure, nonostante tutto, la piazza non è stata inserita nel patto per la sicurezza di Torino che istituisce zone rosse super controllate: Aurora, Barriera, San Salvario, Porta Nuova e Piazza Vittorio. L’intesa Prefettura-Comune prevede l’allontanamento per 48 ore di chi disturba e denunce immediate. E a Vanchiglia? Niente, per ora tocca aspettare e magari beccarsi anche l’arrivo degli «espulsi» dalle altre aree.

«Tantissimi parrocchiani – precisa don Paolo – mi hanno chiamato chiedendomi perché Santa Giulia non sia stata inclusa in quell’elenco. C’è anche una causa intentata dai residenti contro l’amministrazione. Io sono rimasto decisamente stupito. La cosa mi preoccupa, se altre saranno zone rosse, tutti quelli che cercano una certa movida verranno da noi e sarà ancora peggio».




















































La fotografia raccontata dal prete è piuttosto eloquente e lascia spazio a pochissimi dubbi. «Tutti sanno come stanno le cose qui, noi da 10 anni ci occupiamo di creare luoghi di comunità. Nonostante questo, però, nulla è cambiato: c’è lo spaccio dalle 17 fino a notte fonda. Una ventina di soggetti, in particolare nel fine settimana, si posizionano accanto alla scuola Fontana e all’oratorio. Queste persone fermano anche mamme con bambini, giovani, persino me quando non mi scambiano per poliziotto».

Il secondo punto è la cosìdetta «malamovida» che ha colonizzato Vanchiglia. «Di fatto – continua il don – si declina così: musica ad alto volume fino alle prime ore dell’alba, risse. Io stesso tra novembre e dicembre ho visto numerose scazzottate sotto la mia stanza. Per non parlare di sporcizia, escrementi sulle porte di casa, furti, atti di vandalismo, fuochi d’artificio, baby gang. Questo avviene abitualmente. Noi abbiamo collaborato con le istituzioni, ci siamo messi a disposizione per far tornare le cose alla normalità. Nell’ultimo anno sono arrivate anche le pattuglie durante alcuni weekend, ma è stata una cosa estemporanea».

E dunque si arriva al tema della sicurezza e della vivibilità. «Non voglio fare il gradasso – conclude il suo racconto Pietroluongo – ma io non ho paura ad andare in giro. Anche se a volte queste persone si avvicinano con un fare abbastanza aggressivo, sopratutto gli spacciatori. Quando però finiamo le attività in oratorio di sera, sono io a portare a casa le ragazzine: fanno il tratto di strada con me. Non se la sentono ad andare da sole».

La pensa allo stesso modo anche il comitato «Riprendiamoci Vanchiglia» che metterà in campo nuove azioni legali dopo quelle intentate negli anni precedenti per riportare il quartiere alla normalità. 

«Sono pronte – fanno sapere – iniziative contro la delibera del Prefetto che si è dimenticato di inserirci tra le zone rosse. Presto un esposto contro di lui e una lettera al Ministero dell’Interno per chiedere spiegazioni sull’esclusione».

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La palla passa dunque alla politica. Dalla circoscrizione 7, il Presidente Luca Deri svela come anche Santa Giulia dovesse finire in quell’elenco. «Noi l’abbiamo proposto – chiarisce – ma si è deciso di partire con le altre quattro e vedere come va. Parliamoci chiaro però: non ha senso istituire molte aree di questo tipo se poi non ci sono risorse per fare i controlli. Serve un intervento puntuale delle forze dell’ordine e non lo spostamento di un problema 50 metri più in là».

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