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Con gli interventi di Vincenzo Viti e Lorenzo Rota è stato presentato nel pomeriggio all’hotel San Domenico di Matera un Manifesto per la buona politica condiviso e partecipato con l’obiettivo di avviare nella città dei Sassi un “percorso civico”, espressione di rilevanti pratiche di “buona politica”.
Presenti in sala, tra gli altri, il presidente del Consiglio regionale Marcello Pittella, i consiglieri regionali Michele Casino e Roberto Cifarelli, il presidente onorario di Cna Matera, Leo Montemurro.
Sono intervenuti Vito Labarile, Roberto Cifarelli, Eustachio Follia, Nicola Buccico, Marcello Pittella, Basilio Gavazzeni.
“Un Manifesto per la buona politica” rappresenta un percorso che vuole contribuire a fare, di Matera “Città di arte e di cultura”, una città che, oltre a fare della “filiera culturale” opportunità di sviluppo, si proietti verso obiettivi di eccellenza nella qualità della vita, di piena efficienza dei servizi alla persona (a partire da accoglienza, sanità, innovazione e formazione, infrastrutture civili della modernità, politiche del lavoro e promozione dei motori produttivi).
Una “«città dello stato sociale” che si conformi alla straordinaria ricchezza di sedimenti di storia, reperti di grandi civiltà e di cultura materiale, che sono il segno di una lunga affascinante traversata nel tempo.
E ciò avendo cura di: consolidare la sua funzione direzionale su un comprensorio provinciale eccentrico, cui offrire coesione e un riconoscibile riferimento; investire in una regione che ha in Matera il suo valore aggiunto; sperimentare nuove forme di democrazia partecipata nella formulazione e gestione delle scelte di governo del territorio; riorganizzare i servizi comunali, investendo su competenze adeguate ai nuovi livelli di governo del territorio.
Perché Matera ritorni “laboratorio urbanistico”, questa volta di organizzazione e valorizzazione di una “straordinaria” città d’arte e cultura.
Michele Capolupo
DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO
MATERA – CITTA’ D’ARTE E CULTURA
PREAMBOLO
L’iniziativa di redigere un Manifesto da proporre alla valutazione della comunità materana risponde ad una urgenza largamente condivisa.
Un Manifesto condiviso e partecipato che avvia un «percorso civico», espressione di rilevanti pratiche di «buona politica».
Si tratta di ridare forza ad alcuni «valori democratici»:
• La libertà di opinione sostenuta dalla partecipazione che alimenta il seme della democrazia;
• Il primato del progetto nei processi della politica e nei suoi approdi;
• L’elaborazione di modelli e di significati mediante i quali la città di Matera riprenda un rapporto vitale con la sua storia.
Un percorso che vede Matera «città di Arte e di Cultura», proiettata verso obiettivi di eccellenza nella qualità della vita, di piena efficienza dei servizi alla persona (a partire da accoglienza, sanità, innovazione e formazione, infrastrutture civili della modernità, politiche del lavoro e promozione dei motori produttivi).
Una «città dello stato sociale» che si conformi alla straordinaria ricchezza di sedimenti di storia, reperti di grandi civiltà e di cultura materiale, che sono il segno di una lunga affascinante traversata nel tempo
E ciò mentre si affacciano nuove sfide:
– consolidare la sua funzione direzionale su un comprensorio provinciale eccentrico, cui offrire coesione e un riconoscibile riferimento;
– investire in una regione che ha in Matera il suo valore aggiunto;
– sperimentare nuove forme di democrazia partecipata nella formulazione e gestione delle scelte di governo del territorio;
– riorganizzazione dei servizi comunali, investendo su competenze adeguate ai nuovi livelli di governo del territorio.
Un Manifesto è sempre “per”, non una bolla pontificia, o un precetto: è l’offerta di una ragionata riflessione, aperta alla Matera della contemporaneità.
UNA DEFINIZIONE
Una “città d’arte e cultura” è una città ben organizzata nella sua struttura urbanistica, nei suoi servizi, infrastrutture, e politiche sociali e del lavoro;
e che ha cura della tutela/valorizzazione del suo “patrimonio” artistico-culturale e del suo contesto naturalistico-ambientale.
Una città che, oltre a fare della “filiera culturale” opportunità di sviluppo, è “bella da vivere” per i suoi cittadini e per chi ne è ospite;
e sa offrire un «racconto di sé stessa» (che ne tratteggi storie, eccellenze, personaggi e relazioni geografiche), ai visitatori (abitanti temporanei) attratti dalla sua avvincente qualità e specificità.
COME CI SIAMO ARRIVATI
Grazie ad uno straordinario percorso di modernizzazione, partito dai “gironi infernali” (Levi) e dalle sue grotte (ancora) abitate, che ha visto:
– Una “rivoluzione” socio-economica ed urbanistica indotta dal riformismo degasperiano / olivettiano che ne ha fatto “laboratorio dell’urbanistica italiana”;
– La rivitalizzazione contemporanea del Centro Storico-Sassi, e la tutela della sua cornice ambientale (Parco della Murgia Materana).
Un percorso che ha avuto quale protagonista l’intera comunità, che ha ridato vita ad una “città morta”: per cui il risultato è un «traguardo di comunità», che ha configurato un vero e proprio “Modello-Matera” di tutela-valorizzazione della città storica.
A suggello di questo percorso, sono venuti i “riconoscimenti” internazionali: UNESCO (1993) – “Capitale Europea della Cultura” (2019)
da cui la notorietà internazionale acquisita: MATERA – “CITTÀ D’ARTE E CULTURA”.
QUANDO CI SIAMO FERMATI
Nel 2020, allo spirare di ECoC, quel percorso ha subito un drammatico momento di arresto (lockdown sanitario per COVID/19); cui è seguito una sorta di lockdown politico-culturale, che non è riuscito ad andare oltre una scialba gestione degli “echi” dell’anno d’oro 2019, senza scatti innovativi ed irrobustimenti delle necessarie “infrastrutture culturali” (“trascurate” nel 2019), ma anche “civili” (vedi il “tradimento” di Piazza della Visitazione) che rilanciassero qualità urbana e protagonismo culturale della città.
Ne è risultata una città progressivamente sfiorita nella sua antica bellezza, acquiescente, chiusa in sé stessa, negli egoismi di parte, di potere e di categoria, incapace di costruire e proporre “futuro” condiviso.
Si è perso così quell’imprinting di protagonismo culturale e civile comunitario, quella leadership che caratterizzava la percezione di Matera nel contesto geografico meridionale: (“esempio delle capacità di progresso del Mezzogiorno” – Draghi/2011).
COME RIPARTIRE
La città è «luogo di costruzione ed accelerazione della storia di una comunità»; e Matera ne è un esempio millenario.
Matera è ad un punto di svolta: serve un momento di riflessione, condiviso dalla comunità, per ripartire nella sua storia, e riprendere a “costruire futuro”.
Un futuro di inclusione sociale, culturale, economica, che rimetta in funzione l’ascensore sociale e generazionale, aprendo prospettive di lavoro ai giovani.
Un futuro fondato su valorizzazione di protagonismi, aspirazioni, abilità e saperi della sua comunità, e di vocazionalità, qualità e patrimonio della città fisica e del suo contesto ambientale.
Un futuro che ricomponga gli egoismi di parte, di potere e di categoria, in un disegno di crescita che coinvolge l’intera «comunità», senza esclusioni di cultura, ceto, reddito.
Un disegno che presuppone scelte di “politica urbana” improntate alla “qualità”; perchè essere Sito/Unesco non è una “spilla” appuntata sul petto della città, ma un insieme di doveri e regole di gestione della “tutela” del Sito stesso, che l’Unesco richiede; “spilla” che può anche invitarci a restituire.
“QUALITÀ” e “TUTELA” sono quindi i fondamentali presupposti strategici delle politiche urbane da realizzare, per riprendere il percorso che ci ha portato alla “città d’arte e cultura”.
OBIETTIVI E STRATEGIE
1. LA CITTÀ DELLA “COMUNITÀ” E DELLA PARTECIPAZIONE
Comitati di quartiere, consulte tematiche
Promuovere percorsi di ascolto e di partecipazione dei cittadini, organizzati in “comitati di quartiere”, da istituzionalizzare; strategia che punta a rendere vitali e protagonisti, i «quartieri» della città, rivitalizzando le sue periferie.
Promuovere la formazione di organismi “consultivi” (attività produttive, attività culturali, turismo, associazionismo, welfare e terzo settore, ecc.) da rendere protagonisti della redazione del “Piano Strategico”, che dovrà programmare il “futuro” della città.
Promuovere una «Matera – città estesa» della contemporaneità: luogo, momento, d’incontro periodico dei tanti “cervelli” materani che hanno lasciato la città, che ne rinsaldi il legame con la madrepatria, e ne promuova un contributo di esperienza e competenza sulle questioni strategiche attinenti il “futuro” della città.
2. LA CITTA’ DELLA QUALITA’ URBANISTICA E DELLA VITA
Assetto, relazioni urbane e sociali, sport, tempo libero
La “vivibilità” di una città, si misura da come assicura “diritto alla casa”, “lavoro”, salute, istruzione e “qualità della vita” ai propri cittadini: vivibilità della quale essi debbono essere allo stesso tempo fruitori e custodi.
Alla luce di questi criteri, vanno riviste le politiche urbanistiche attuali (cfr.: Piano Casa regionale), che stanno sovraccaricando a dismisura le volumetrie edilizie delle nostre periferie più recenti, senza contropartite sul piano dei servizi; ma anche la qualità dei quartieri centrali, espressione (ormai storicizzata) della «qualità domestica» della «città vissuta» dai cittadini, e della cultura ed aspirazioni della comunità che l’ha realizzata e vi si è insediata, che non vanno stravolte, ma trattate con cura.
Se la città del “laboratorio urbanistico” (componente strategica della “città culturale”), deve inderogabilmente restare riconoscibile, anche le “rigenerazioni urbane” contemporanee dei quartieri devono rispettarne valori, storie, qualità collettiva, da vivacizzare con spazi e servizi di socializzazione, che la rendano «bella da vivere» (e da far vivere).
3. LA CITTA’ DELLA QUALITÀ DEL PATRIMONIO STORICO-CULTURALE
Sassi e testimonianze periurbane della “città storica”
Il Centro Storico-Sassi è il prezioso “scrigno” che custodisce l’identità millenaria della città: patrimonio storico-culturale da tutelare, preservandone innanzi tutto la vivibilità civica e residenziale (“capitale sociale”): va quindi governata l’invasiva fruizione turistica “mordi e fuggi” che ne sta cancellando l’identità, l’”anima”, puntando ad un turismo culturale «di qualità».
Vanno riprese, aggiornate ai risultati raggiunti, le linee progettuali dei Programmi Biennali, ripristinando il ruolo «strategico» che all’Ufficio Sassi ha affidato la L.n.771/86; Legge che andrà rilanciata sia nelle normative (demanialità e sub-concessioni), che nei finanziamenti necessari alle manutenzioni, alle “infrastrutture culturali”, ed alla “sicurezza” (stabilità dei versanti, regimazione delle acque meteoriche).
E va messo ordine tra i tanti “attrattori culturali” fin qui realizzati (pubblici e privati), da mettere in rete con una regia istituzionale unitaria: il “Museo Demo-Etno-Antropologico” (DEA), che promuova la documentazione, su basi scientifiche, del “racconto” della città, e ne potenzi la fruibilità esperenziale.
4. LA CITTA’ DELLA QUALITÀ AMBIENTALE
Parchi, Riserve, Aree protette e territorio agricolo
Tutelare paesaggio, biodiversità e qualità ambientale del pregevole contesto naturalistico-ambientale del territorio materano (interessato da due ZSC) deve costituire obiettivo preminente da perseguire.
Ad esso dovrà conformarsi il “Piano Strutturale Comunale” (in itinere) nel solco della direttiva UNESCO sul “paesaggio culturale”, e delle relative “Linee Guida” applicative (2014).
Utilizzare i “Parchi urbani” per la loro funzione propria di riserve di natura per i cittadini, preservandoli da utilizzazioni improprie per eventi di massa “fuori scala”, come avvenuto per il “Parco del Castello” che da ambito di rispetto paesaggistico del maniero cinquecentesco, è diventato, negli ultimi anni, impropria arena per spettacoli ad alto impatto ambientale ed acustico.
Indirizzo che vale anche per il “Parco della Murgia Materana”: incentivare ricerca archeologica ed offerta naturalistica-culturale, ma controllare qualità ed impatti delle “infrastrutture” di visita, e relativi “carichi turistici compatibili”.
5. LA CITTÀ CULTURALE, CHE FORMA, VALORIZZA E PRODUCE “CULTURA”, E “LAVORO BUONO” PER LE NUOVE GENERAZIONI
Le “infrastrutture culturali” (Università, Istituzioni formative e di arti applicate, Scuole di Specializzazione, Musei, Archivi, Biblioteche, Teatri, Sale Concerti, Casa della Cultura, ecc.) costituiscono vere e proprie “fucine” di “ricerca, formazione ed animazione culturale”: struttura portante di una “città culturale”.
Palestra di formazione per le nostre giovani generazioni, da impegnare in laboratori (start-up) della produzione e comunicazione culturale innovativa, sostenuta dalla istituenda «ZES-Cultura».
Una prima occasione d’impiego potrebbe venire dalla revisione-integrazione del “brand-Matera”, sia in proiezione storica che in estensione geografica: veicolando così (con la “regia” della Fondazione Matera/Basilicata/2019), una nuova, più ricca immagine della città e del suo territorio, in grado di suscitare nuova attrattività in un turismo “colto e consapevole”.
Si delinea così una “politica culturale” che sostiene la crescita, il “futuro” della “città d’arte e cultura”, creando simultaneamente tutela, valorizzazione, divulgazione e “lavoro buono”.
6. LA CITTÀ CHE ATTRAE ED ACCOGLIE
(“i turismi”)
Accoglienza, ospitalità, esperenzialità, intrattenimento, promozione ed organizzazione eventi
Il “turismo culturale”, per il suo tumultuoso manifestarsi nell’ultimo decennio (“genio e sregolatezza”), ha fatalmente provocato “danni collaterali”, alla “vivibilità” complessiva della città storica (residenzialità ed attività commerciali/artigianali tradizionali); trasformando così la città antica in una disordinata “disneyland contadina”.
A questi problemi va posto rimedio, attraverso una politica di valorizzazione che definisca la “capacità di carico turistico”, tuteli la residenzialità e le botteghe storiche, governi l’accessibilità e sosta veicolare, l’occupazione degli spazi pubblici; regolamenti la gestione degli “eventi”: attrezzando per essi (definitivamente) la “Cava del Sole”; puntando su eventi in più giornate (festival, mostre, meeting); e riprendendo i «tradizionali» appuntamenti culturali internazionali della città (da Materadio, alla Biennale di Scultura, al Women’s Fiction Festival, ecc).
Politica di valorizzazione, occasione per riorganizzare e far crescere, sul piano della qualità dell’offerta, l’intero settore “allargato” del turismo culturale, farlo entrare in un’età “adulta”: consapevole delle sue responsabilità sociali e civiche, e che considera il “patrimonio culturale” “risorsa primaria” da tutelare, perché garanzia di “futuro” per l’intero settore.
Una strategia di valorizzazione sintetizzabile nello slogan: “nuova qualità del brand, per una nuova qualità del turismo culturale, ed una nuova qualità del lavoro”.
7. LA CITTÀ CHE PRODUCE, INNOVA, E CREA “LAVORO BUONO”, TRAINO DELL’ ECONOMIA DELLA BASILICATA
Agricoltura, industria, artigianato, servizi
Tutelare e valorizzare, le Aree Artigianali, Commerciali ed Industriali esistenti («conquista» dei PRG trascorsi), riorganizzandole, per aggiornarne la base produttiva, e creare nuove opportunità insediative di soggetti ed attività a controllo “locale”, tanto “tradizionali”, quanto tecnologicamente “innovative”.
Attraverso l’Hub di San Rocco (Casa delle Tecnologie Emergenti), l’Academy per le imprese culturali e creative, e l’EDITH (European Digital Innovation Hub), ed il sostegno della “Zes-Cultura” creare le condizioni perché Matera assuma la leadership indiscussa nell’ambito del sistema culturale e creativo, vera “legacy” dell’anno ECoC/ 2019.
Il progetto Academy, (alta formazione di 50 talenti all’anno nell’ambito della cultura e della creatività) potrebbe partire proprio con il programma di “Matera Capitale Mediterranea della Cultura e del Dialogo” – 2026; dando ospitalità ai cervelli della sponda opposta del Mediterraneo, in attuazione del Piano Mattei; ed organizzando percorsi formativi dei nostri ragazzi degli ITS (Istituti Tecnologici Superiori), in sinergia con i talenti formati nell’ Academy, e con sbocchi lavorativi nelle imprese creative.
La designazione a Capitale Mediterranea della Cultura e del Dialogo potrà così costituire opportunità di impulso allo sviluppo economico “diffuso”, connesso ai servizi immateriali, con l’hub/Matera al centro, e connessioni distribuite su tutto il territorio regionale
8. LA CITTÀ SOLIDALE
partecipazione, inclusione, welfare
La «qualità della vita» nella città presuppone la realizzazione di un sistema di welfare locale che assicuri piena efficienza ai servizi alla persona (servizi sociali, educativi e socio-sanitari), con particolare attenzione per le fasce deboli della popolazione: anziani, disabili, bambini, migranti e persone a rischio di marginalità, che non devono essere solo destinatari di assistenza, ma attori di una trasformazione sociale.
Per consentire al Terzo Settore, fortemente presente a Matera, di esprimere tutto il suo potenziale, nella città va organizzata una sorta di “Fabbrica Sociale”, laboratorio di innovazione sociale che preveda:
– Creazione di un Polo per l’Innovazione Sociale: sperimentazioni di welfare comunitario e startup sociali in grado di generare nuove opportunità di lavoro e servizi innovativi.
– Percorsi di formazione e inclusione lavorativa: attivazione di corsi di formazione specifici per i giovani e i soggetti più vulnerabili, con il supporto delle cooperative sociali; ed avvio di laboratori artigianali e creativi degli antichi mestieri, coinvolgendo anziani e giovani.
– Progetti di welfare di comunità nei quartieri: Sperimentare nuovi vicinati solidali, spazi di co-housing per anziani e giovani; potenziare le reti di assistenza domiciliare e i servizi di prossimità; avviare un progetto pilota per trasformare edifici pubblici abbandonati in luoghi di aggregazione, centri sociali, biblioteche di quartiere, centri educativi per bambini o spazi per la terapia e la riabilitazione.
9. LA CITTÀ EFFICIENTE
manutenzione e gestione di patrimonio ed infrastrutture
“Efficienza” è sinonimo di “cura della città”: una città risulta accogliente, “bella da vivere” e/o da visitare se si presenta pulita, ordinata, costantemente interessata dalle manutenzioni urbane (strade, marciapiedi, verde, impianti, reti, ecc.) da parte dei servizi comunali interessati: che vanno riorganizzati, potenziati, per rispondere tempestivamente alle esigenze della vita quotidiana della città.
Ma non solo, una città che aspira ad essere “d’arte e cultura” deve altresì assicurare la costante fruibilità e gestione ordinata del suo “patrimonio urbano”, delle sue “infrastrutture culturali”; per cui, nella programmazione di un “contenitore” culturale, l’aspetto “gestionale” deve essere affrontato contestualmente a quello della sua realizzazione e/o allestimento; per non vanificare il raggiungimento degli obiettivi d’interesse pubblico programmati, ed evitare il prematuro degrado degli immobili per mancato avvio dell’attività.
10. LA CITTÀ CHE SI CONFRONTA E RELAZIONA CON I CONTESTI TERRITORIALI, PRODUTTIVI, CULTURALI, E SE NE FA PROTAGONISTA
le reti culturali, e le reti infrastrutturali, materiali ed immateriali; i servizi territoriali
Matera, come la Basilicata, soffre di atavico isolamento infrastrutturale, che la esclude dalle reti relazionali costituenti il “sistema arterioso” dei sistemi territoriali contemporanei.
Per costruire nuovo “futuro”, Matera deve aprirsi al suo territorio, superando anacronistici campanilismi, proponendosi quale riconosciuto “hub culturale” della Basilicata, e come tale facendosi carico di costruire reti di relazioni con le sue aree interne e costiere (e le regioni limitrofe) che diano un’immagine coesa ed unitaria del territorio regionale, a partire dalle sua storia e cultura (“brand”).
Questa “ripresa di futuro” presuppone decisi investimenti nelle reti infrastrutturali materiali ed immateriali, che debbono sostenere l’accessibilità e le relazioni tra la città, il territorio regionale, le regioni limitrofe, ed il contesto europeo e mediterraneo:
– su “ferro” (trasversale Tirreno-Adriatico: SA-PZ-Ferrandina-MT-Bari/Gioia);
– su “gomma” (trasversale Murgia-Pollino; itinerario Bradanico-Salentino/TA; Matera-Metaponto);
– adeguamento e riqualificazione del reticolo delle strade provinciali e comunali, uniche arterie che assicurano connettività alle aree interne provinciali, ed ai suoi sempre più declinati centri abitati di crinale.
– Efficientamento del servizio FAL di collegamento con l’hub/Bari (Stazione RFI, Porto, Aeroporto), da limitare al di sotto di 1 ora (corse dirette), previa rimodulazione della Convenzione Regione-FAL;
– Avvio di TPL integrato (ferro-gomma) sul tratto ferroviario urbano, da affidare ad un unico soggetto con gara di evidenza pubblica.
Reti, infrastrutture, fondamentali per consentire ad una città-cerniera, appollaiata sulla piattaforma murgica pugliese, ma affacciata nella fossa bradanica lucana, di strutturarsi e svolgere appieno quel ruolo di connessione territoriale biunivoca, che ne esalta la leadership territoriale.
Leadership che non può prescindere infine, da un razionale decentramento e rafforzamento dei servizi territoriali (sanità, scuola, università, uffici direzionali regionali e statali); pena un declassamento che, di fatto, negando la leadership ricercata, relegherebbe la città a terminale periferico dell’area metropolitana barese: con buona pace della ricercata unità regionale.
E’ un tema che da tempo agita le coscienze dei cittadini materani, e la cui mancata considerazione, può avere anche deleterie conseguenze sullo sforzo collettivo di “costruzione di futuro” che questo “Manifesto” persegue.
IL «MODELLO-MATERA» DI «CITTA’ D’ARTE E CULTURA»
IL “PARADOSSO”
I “guasti” che il turismo di massa sta provocando, nel terzo millennio, alle “città d’arte” ed al loro patrimonio culturale, artistico e soprattutto “sociale”, e la loro “disneyzzazione commerciale”, stanno producendo (in tutta Europa) vere e proprie “rivolte sociali” nelle città coinvolte.
Matera, sia pure in ritardo, si è collocata su quella stessa strada, con una “accelerazione incontrollata” avviata nel secondo decennio del millennio, e provocata da una semplificazione mediatica del «racconto della città», ossificato nell’immagine di: «città rupestre», (forse) tra le «più antiche del mondo», che attrae appunto “quel tipo di turismo”.
Continuare su questa strada, senza correttivi adeguati, significa accettare un futuro che vedrà una progressiva negazione della “città sociale”, e conflittualità e discriminazioni tra i suoi cittadini, che ne frantumeranno la coesione comunitaria.
Un “paradosso”, per una città che da 80 anni sta seguendo un percorso che ha avuto per protagonista l’intera comunità, per obiettivo il suo “riscatto”, ed il cui straordinario risultato è stato: un «traguardo di comunità».
Il presente “Manifesto” attraverso la sua proposta strategica di “costruzione di futuro” (“VISIONE”), si pone proprio l’obiettivo civico di scongiurare questo “paradosso”
LA “VISIONE”
Matera ha le chances adeguate per costituire un esempio, un “modello”, in grado di invertire le tendenze negative in atto nelle città d’arte europee;
Chances che le vengono dalla “STRAORDINARIETÀ” della sua storia urbana, della stratificazione di culture del suo “patrimonio”, fino al suo percorso di riscatto e valorizzazione contemporanea. («città di singolare, assoluta bellezza» – G. Bassani 1967)
Questa “STRAORDINARIETÀ” può essere il “viatico” (sedimento d’esperienza collettiva) per costruire soluzioni di vivibilità della “città culturale” inimmaginabili in altri contesti, in altre città, anche molto più ricche di «eccellenze» artistico-culturali.
Il “Manifesto” propone un percorso di riorganizzazione della “città culturale” con l’obiettivo di farne destinazione di turismo «colto» (più che «culturale»), promuovendo una revisione “storicistica e geografica” del messaggio culturale che “racconta la città e la sua regione”; e questo in un contesto urbano di “qualità della vita” dei suoi cittadini.
Si realizza così un “MODELLO” INNOVATIVO di “saggezza e protagonismo comunitario” nella valorizzazione di una “città culturale”, che ha pochi esempi in Europa (vedi Friburgo).
Matera può tornare così ad essere un “laboratorio urbanistico”, come lo è stata nel secondo dopoguerra, ma questa volta di valorizzazione di una “straordinaria” città d’arte e cultura: può ripartire così la sua «STORIA».
E’ questa, in conclusione, la «VISIONE» che questo «Manifesto» vuole proporre; ed è questo il messaggio («brand») che la città deve trasmettere al mondo!
La fotogallery dell’incontro (foto www.SassiLive.it)
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