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Rimangono solo alcune palazzine, che hanno resistito alle intemperie e alla sciagurata mano dell’uomo, ma un tempo le Saline Conti Vecchi ospitavano un piccolo villaggio per i cinquecento operai e le loro famiglie. Il piccolissimo borgo comprendeva oltre alle abitazioni anche l’asilo, la scuola e la chiesa. Vi era inoltre l’ufficio del telegrafo, un grande spazio dedicato al dopo lavoro e la foresteria. Lo spaccio e una fiorente azienda agricola lo rendevano completamente autosufficiente. Si organizzavano feste, iniziative e il benessere era di casa.
L’edificazione del villaggio risale ai primi anni ’30, le rare foto in bianco e nero, che pubblichiamo per gentile concessione di Enrico Pinna, autore del libro “Saline & Villaggio Conti – Vecchi (Macchiareddu – Assemini)” , scattata nel 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, mostra com’era il villaggio. Le abitazioni erano munite di bagno interno, una comodità piuttosto rara per l’epoca. L’impresa agricola che serviva per il sostentamento dei lavoratori, produttiva fino agli anni ’50, e il lavoro per gli operai e gli impiegati garantiva quella sicurezza economica che ne faceva un’isola felice.
Il villaggio è stato abitato fino a metà degli anni ’60, quando anche l’ultima famiglia lo ha lasciato. Per qualche anno gli edifici che ospitavano le abitazioni sono stati utilizzati come riparo per le pecore di alcuni pastori. Ma tra il ’74 e il ’75, sono arrivate le ruspe che hanno raso al suolo quasi tutte le abitazioni. La definitiva demolizione si è conclusa alla fine degli anni ’80 e non ha risparmiato quasi nessuno degli edifici costruiti con l’antica ed ecologica tecnica del mattone di fango.
Attualmente rimane qualche piccola porzione di pavimento ancora visibile e gli edifici più grandi che ospitavano i servizi comuni, come la scuola o il dopo lavoro. Anche questi edifici necessitano di manutenzione e tutela. Come spesso accade, è mancata da parte dei proprietari che nel tempo si sono succeduti, la lungimiranza di conservare quello che, anche alla luce del successo di giornate come quelle organizzate dal Fai riscuotono, poteva trasformarsi in una preziosa testimonianza di archeologia industriale. Tuttavia sembra che ci siano dei progetti per la valorizzazione di quello che resta.
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