Nonostante in Piemonte, tra i vini premiati con i Tre Bicchieri, primeggino i rossi, a partire dai Barolo e Barbaresco, come abbiamo già avuto modo di sottolineare in occasione della pubblicazione di Vini d’Italia 2025 del Gambero Rosso, il consumo di vino sembra essersi spostato sui bianchi da vitigni autoctoni dai quali si ottengono vini che in alcuni casi hanno anche un ottimo rapporto qualità prezzo. Ecco, quindi, il Timorasso, che sta vivendo una crescita rapidissima, l’Arneis, il Gavi e l’Erbaluce di Caluso, per citare i più noti. Ed è proprio su quest’ultimo, Docg dal 2010, che ci concentriamo qui.
L’erbaluce, uva originaria della zona prealpina piemontese, è diffusa soprattutto nel Canavese e nell’area del lago di Viverone, tra le province di Torino, Vercelli e Biella Un territorio di morbide colline moreniche, che disegnano i rilievi di un anfiteatro naturale d’origine glaciale. I suoli sono prevalentemente costituiti da depositi dell’antico ghiacciaio alpino. Sono terreni molto drenanti, ricchi di ciottoli e minerali, particolarmente vocati per una viticoltura di qualità.
L’Erbaluce. Caratteristiche e tipologie
Il vitigno è estremamente duttile e versatile, adatto a produrre una gamma di vini molto diversi tra loro: dai vini fermi agli spumanti metodo classico, dai passiti alle vendemmie tardive. Il nome “erbaluce” pare derivi dall’espressione latina “Alba Lux” e sulle sue misteriose origini sono state create fantasiose leggende, che ancora fanno parte della cultura e della tradizione popolare di queste terre.
Secondo l’antica consuetudine del territorio, l’erbaluce è generalmente allevato con il sistema della pergola canavesana, ma non mancano impianti più recenti a guyot. È una varietà che produce grappoli di grandezza media con una forma leggermente allungata. Quando gli acini arrivano a piena maturazione, assumono un bellissimo colore giallo dorato con luminosi riflessi ambrati.
Come accennavamo sopra, è uno dei pochi vitigni che riesce a coprire la produzione di tutte le tipologie di vino. Dalla vendemmia anticipata per la creazione di basi spumante, all’appassimento in fruttaio per i vini da dessert, l’erbaluce regala vini sorprendenti e affascinanti.
È una varietà che conserva un’acidità elevata anche al culmine della maturazione, con un corredo aromatico che esprime eleganti e freschi aromi floreali e fruttati. Tutte caratteristiche che permettono di ottenere vini con un ottimo equilibrio tra zuccheri, frutto e acidità.
Gli spumanti Metodo Classico sono freschi e raffinati, perfetti con gli antipasti o con piatti di pesce delicati. I bianchi fermi si distinguono per finezza, eleganza e sorprendente longevità. A tavola si abbinano con preparazioni a base di verdure o con menu di pesce. Le vendemmie tardive e i passiti, spiccano per la piacevole freschezza, che va a controbilanciare il residuo zuccherino, donando una straordinaria bevibilità. Sono compagni ideali di un tagliere di formaggi stagionati ed erborinati o di pasticceria secca.
I migliori Erbaluce di Caluso degustati
Ecco gli Erbaluce di Caluso che abbiamo apprezzato di più durante le degustazioni per la guida Vini d’Italia del Gambero Rosso 2025.
L’Erbaluce di Caluso Spumante San Giorgio ’20 di Cieck si presenta con un perlage fine e continuo e profuma di agrumi con tocchi di crosta di pane. In bocca, il sorso è morbido, fresco e sapido, dalla piacevole e reattiva bevibilità. Anche l’Erbaluce di Caluso Vigna Misobolo ’22 è ben eseguito e propone aromi dai toni floreali e fruttati, accompagnati da uno sviluppo gustativo pieno, corposo e rotondo, dal finale quasi salino. Buono l’Erbaluce di Caluso Pas Dosé Nature 2019.
Remo Falconieri con la figlia Lia guida la cantina con base a San Giorgio Canavese, protagonista dell’areale di Caluso e fedelissima interprete delle tradizioni, senza però snobbare i messaggi inviati dal mercato. La produzione più rilevante è rappresentata, evidentemente, dall’erbaluce – con i primi esperimenti di spumantizzaione che risalgono al 1951 – ma nei vigneti aziendali, allevati in prevalenza a pergola canavese, si coltivano anche nebbiolo, barbera, neretto e freisa.
L’Erbaluce La Rustìa ’23 di Orsolani è vino dai profumi sfumati su toni floreali, ad anticipare una progressione gustativa saporita e ben ritmata. Cantina ultracentenaria del Canavese, sempre condotta dalla famiglia Orsolani in prima fila nella valorizzazione dell’erbaluce, alleva quasi esclusivamente questa varietà, ottenendo vini che declinano tutte le sue tipologie possibili dal bianco secco, al passito e, evidentemente, allo spumante a Metodo Classico. I vigneti aziendali, che si trovano in prevalenza nelle colline tra Mazzè e Caluso, sono coltivati con lavorazioni a basso impatto ambientale, originando vini dalla cifra stilistica definita e dalla costanza qualitativa ormai consolidata.
A brillare come sempre, tra i vini proposti dall’azienda Benito Favaro, è la stella dell’Erbaluce Tredicimesi che sa unire al palato struttura e freschezza con un allungo minerale ed elegantissimo. Buono anche l’Erbaluce di Caluso Le Chiusure 2022. I Favaro sono una famiglia di artigiani della vigna, custodi del patrimonio culturale rappresentato dal vitigno Erbaluce unico nel suo genere. Oggi Camillo, figlio di Benito, alla guida dell’azienda, continua il lavoro certosino di questa piccola realtà sia in vigna che in cantina, sempre all’insegna dell’Erbaluce di Caluso. I vini che escono dalla cantina di Piverone sono declinati con un approccio consapevole e rigoroso, restituendo etichette di grande fascino ed energia.
Molto agrumato aromaticamente l’Erbaluce Anima dAnnata ’21 proposto da La Masera, azienda di Piverone (TO), dalla bocca fresca e persistente.
Centrato l’Erbaluce Erbalus ’23 di Cantine Crosio, azienda di Candia Canavese (TO) dai profumi intensi di pesca e gelsomino, e dalla progressione gustativa sapida e persistente.
Buonole l’Erbaluce Etichetta Bianca di Ferrando dai sussurrati sentori esotici, ricco e maturo. La Verde più mediterranea, armonica e tesa. Dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, la famiglia Ferrando ha cominciato a lavorare sul Carema – ottenuto da uve nebbiolo e soprannominato il “Barolo di montagna” – dieci anni prima del suo riconoscimento come denominazione. Oggi, Roberto e Andrea Ferrando continuano nella loro opera di valorizzazione di questa tipologia, vero e proprio fiore all’occhiello aziendale, a cui, con gli anni hanno affiancato la produzione dell’intera gamma dei vini canavesi, Erbaluce di Caluso in testa, declinato nelle varianti spumante e passito.
Buono il giovane, profumato (gelsomino e pera) e fresco Erbaluce Fiordighiaccio ’23 della Cooperativa Produttori Erbaluce di Caluso, che associa 130 membri e si avvicina ai cinquant’anni di età.
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