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Il Tesoro è al lavoro per «blindare» il gettito fiscale, partendo dal «tesoretto» che dovrebbe valere 122 miliardi di gettito fino al 2027
Era tranquillo tre giorni fa, lo stesso a Pontida, e tranquillo e sorridente è apparso anche ieri, in Lussemburgo, al Consiglio dei ministri delle Finanze europei. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, interverrà oggi in Parlamento, dopo aver ascoltato le osservazioni delle autorità indipendenti, con qualche critica per l’eccessiva fiducia nel gettito fiscale, ma ai colleghi europei ha già spiegato che, anche dopo la revisione al ribasso del Pil di qualche giorno fa, il Piano settennale sui conti pubblici non cambierà.
Extragettito
«Nessuna novità, tutto previsto» ha ripetuto Giorgetti. Sul famoso tesoretto delle entrate fiscali non si è mai voluto pronunciare prima che si materializzasse, ma ora che appare evidente nei conti programmatici del prossimo triennio (il governo prevede di incassare 122 miliardi di gettito in più fino al 2027) ci crede. E in qualche modo ne rivendica al governo il merito.
L’occupazione stabile, tanto per cominciare, cresce costantemente da più di due anni. Sono trenta, quaranta mila posti di lavoro al mese in più. Cinquecentomila in un anno, dice l’Istat. Quasi tutti a tempo indeterminato. Molti dei quali «nuovi» contribuenti, fino a ieri sconosciuti al fisco, che cominciano a pagare le tasse. Si vede dal gettito delle imposte dirette, che cresce molto più delle previsioni ufficiali, sempre molto prudenti. Sono quasi tutte entrate strutturali, dice il Mef, «spendibili» per la copertura di uscite permanenti, come il taglio del cuneo contributivo. Poi c’è la riforma fiscale, che Giorgetti declina in modo semplice.
Riforma fiscale
Meno tasse per chi lavora, più tasse per i furbi e per chi si approfitta. Ed è fermamente convinto che alla fine il bilancio sarà positivo. Il concordato preventivo biennale per gli autonomi e i forfettari, con tutti gli sconti che sono stati concessi sul passato e le modeste pretese magari porterà quest’anno meno gettito del previsto (comunque, si dice, 2 miliardi, tra incassi ‘24 e ‘25), ma da allora in poi pagheranno molte tasse in più. Ci saranno le misure sulle imprese che hanno guadagnato di più con la congiuntura favorevole: banche, assicurazioni, energia, difesa.
La sentenza della Consulta, che ha bocciato parzialmente la Robin tax sull’energia, offre anche sentieri percorribili per centrare l’imposizione straordinaria in modo corretto e proporzionale. Ma all’orizzonte c’è anche un nuovo giro di vite sulle stock options dei manager aziendali, dopo quella operata da Berlusconi.
Mady Gio
Poi c’è la lotta all’evasione, che sta dando buoni frutti, e che offre al Mef spunti di ottimismo. Mady Gio, la «content creator» di Busto Arsizio, pizzicata ieri dalla Guardia di Finanza per un’evasione da 1,5 milioni di euro, ne è un esempio. Quando Giorgetti dice che tutti devono contribuire in funzione dei loro redditi, non ha in testa un principio astratto. Se Mady Gio dichiara sui social di guadagnare 100 mila euro al mese, e niente al fisco, qualcosa non va. Tra le ultime istruzioni date alla Guardia di Finanza c’è anche quella di verificare sul territorio «la platea dei digital content creator censendo influencer e operatori del web». Poi l’intelligenza artificiale comincia ad aiutare.
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