Caso Timmermans, il “puzzle” degli interessi legati al Green Deal che ha messo sotto scacco produzione e sovranità. E le REAZIONI

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RomaSi allarga il fronte delle critiche -mentre in Europa Verdi e socialisti attendono gli esiti dell’inchiesta- verso l’ex commissario europeo Frans Timmermans (il cui capo di gabinetto, scriveva AGRICOLAE anni addietro, era un attivista di Greenpeace e Amministratore delegato di Real Energy) a seguito dell’inchiesta del quotidiano olandese De Telegraaf, in cui emergerebbe come la Commissione Ue avrebbe utilizzato fondi provenienti da un budget di diversi miliardi destinato a sussidi per il clima e l’ambiente per sostenere la lobby green degli ambientalisti.

Inchiesta che pure arriva a distanza di anni dall’attuazione delle politiche verdi europee che hanno messo in ginocchio l’intero sistema produttivo dell’Ue, dal comparto industriale all’automotive fino all’agroalimentare, bersaglio prediletto dell’ex commissario Timmermans nel corso del suo mandato.

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MENTRE UE FRENAVA ZOOTECNIA (ANCHE ATTRIBUENDOLE LE COLPE DEL COVID) FINANZIAVA LA CARNE FINTA

In questi anni si è a lungo parlato – soprattutto in occasione dell’emergenza Covid – di quanto la zootecnia nuocesse all’ambiente. Anzi, in un primo momento si era anche cercato di far passare l’idea che il Covid era maggiore dove era maggiore l’inquinamento causato dagli allevamenti. La risposta alle fake news è stata la Carne sintetica, il fake meat che le aziende investitrici tengono a chiamare ‘carne coltivata”. Alcune politiche dell’Europa, mentre frenavano la zootecnia, finanziavano la carne da laboratorio.

GREEN DEAL, IN EUROPA SI RIDUCE AGRICOLTURA. PAESI BRICS LEADER SU PRODUZIONE

Politiche green che -denunciavano già allora organizzazioni di settore e certa politica- avrebbero costituito un “suicidio” per il tessuto produttivo europeo a favore di paesi come Cina, Usa, Arabia Saudita che avrebbero acquisito gli spazi di mercato dell’Ue.

Ad oggi la Cina rappresenta il più grande produttore al mondo di grano ed a ciò si aggiungono le enormi capacità di stoccaggio del Dragone, in grado di modificare gli scenari del commercio globale. Sarà importante ricordare che i tre maggiori produttori di grano (Cina, Russia, India), che puntano sulla sovranità e autosufficienza alimentare e che a dispetto delle criticità registrate negli ultimi anni hanno registrato numeri record nel settore agroalimentare, fanno parte dei BRICS, ossia del blocco delle economie mondiali “emergenti” (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).

Sullo sfondo l’allargamento recente ad altri paesi: Egitto, Emirati Arabi, Etiopia, Iran e Indonesia. Con l’Arabia Saudita alle porte.

ARABIA SAUDITA, IL NEW DAWN PER AUMENTARE PRODUZIONE ALIMENTARE E GARANTIRE AUTOSUFFICIENZA

Ed è proprio in Arabia Saudita che continuano le politiche di approvvigionamento per fare “tesoro” dei beni Primari, in primis del grano (carboidrati) e di pollo (proteine) per garantire e aumentare l’autosufficienza e fornire i prodotti alimentari essenziali mirati.

Se la Pac 2023-2027 chiede agli agricoltori europei di ridurre le proprie produzioni, ilNew Dawn2023-2027  (nuova alba) del Regno Saudita è teso nella direzione di quella che viene chiamata in Arabia Saudita “Visione 2030” per garantire l’autosufficienza alimentare.

USA, GREEN DEAL METTE A RISCHIO SOSTENIBILITà ECONOMICA E SOCIALE DELL’EUROPA

Ma il venir meno dell’Europa su alcuni temi strategici, come quello della sovranità alimentare e che con fatica l’Italia ha posto nuovamente al centro dell’agenda politica europea, preoccupava anche gli Stati Uniti che allertavano -tramite gli studi della Wageningen University e il report del Dipartimento USA dell’Agricolturacome l’attuazione del Green Deal e Farm to Fork avrebbe messo a rischio il reddito degli agricoltori, la qualità delle produzioni europee e il mercato. Una insostenibilità sociale ed economica che l’Ue avrebbe sperimentato pochi anni dopo, come predetto dagli Usa, con le proteste del settore agricolo o degli operai del comparto industriale.

GREEN DEAL, LE TENSIONI SOCIALI E LE PROTESTE DEGLI AGRICOLTORI

Tra le conseguenze delle riforme green, dunque, anche le tensioni sociali che hanno colpito vaste fasce di popolazione, tra cui operai e agricoltori, le cui proteste hanno tenuto banco in tutta Europa nel corso del 2024 e pronti a scendere in piazza nuovamente col sostegno delle organizzazioni di settore europee in caso non dovessero cambiare le politiche in materia di produzione e sostenibilità, come annunciato dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen all’indomani delle elezioni Ue.

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LOBBY GREEN CONTRO ZOOTECNIA, IL CASO FOOD FOR PROFIT

Intanto l’Europa apre poco per volta le porte alla carne sintetica ed ai novel food come farine e snack a base di insetti, dopo essersi già genuflessa alle multinazionali del cibo ultraprocessato e plant based sostenute dalle lobby green, demandando sempre di più alle grandi aziende ed ai paesi extra Ue l’approvvigionamento alimentare. In tale chiave si potrebbero leggere gli sforzi compiuti da alcuni media, ONG e organizzazioni per promuovere diete a base di prodotti ultraprocessati e vegetali, in quello che di fatto è un attacco diretto e reiterato alla zootecnia e agricoltura europea volto ad eliminare dall’alimentazione i prodotti di origine animale.

Un esempio è il documentario della giornalista Giulia Innocenzi, Food for Profit, finanziato dalla lobby green e dagli stessi produttori di cibo plant based, tra i cui obiettivi vi era -si legge- l’attività di lobby, ossia “facendo pressioni sui funzionari governativi e sui responsabili politici”.

LA PIATTAFORMA DI INTERESSI WBCSD PER TRASFORMARE SISTEMA ALIMENTARE SU BASE STUDI EAT

Prende così sempre più forma il disegno che vuole anteporre le Multinazionali all’Agricoltura e dunque capovolgere l’approccio convenzionale Farm-to-fork lavorando al Fork-to-farm”. La dichiarazione Nero su bianco è inserita negli intenti di FReSH, il progetto del World Business Council for Sustainable Development (WBCSD) che riunisce i big del mondo con le multinazionali del Food ma anche la Fao e la Commissione Ue per “trasformare il sistema alimentare” sulla base degli studi Eat. Obiettivo dichiarato “trasformare i sistemi alimentarieliminando la libera scelta del consumatore e imporre in tal modo una Dieta Unica Globale.

Imporre ai consumatori la transizione proteica, e dunque il passaggio dalle proteine animali a quelle vegetali, sulla scorta della Dieta Unica Planetaria (Planetary Health Diet) promossa da EAT Lancet, penalizzando la zootecnia e tutti i prodotti di origine animali -dalla carne ai latticini- e favorendo al contrario i cibi plant based e ultraprocessati delle grandi multinazionali.

Questa la strada intrapresa dalle grandi catene di supermercati in Europa, da Lidl a Carrefour, per portare sugli scaffali il 60% di prodotti plant based e solo il 40% di prodotti di origine animale. Ed ancora una volta sono i Paesi Bassi a fare da apripista, in prima linea nel dare forma alla transizione proteica in Europa.

EAT, LA STORDALEN FOUNDATION TRA AGRICOLTURA ED ENERGIA

Sempre più fitti diventano allora gli intrecci che rigurdano politiche green, energia e agricoltura. Tra le figure chiave troviamo il miliardario Petter Stordalen che insieme alla moglie Gunhild nel 2013 fonda la Eat Foundation, tra gli obiettivi prefissati quello di sviluppare le strategie per indurre un cambiamento comportamentale a livello di popolazione verso un cibo più sano e più sostenibile.

E se le multinazionali del Food sono i partner della Piattaforma di affari (WBCSD) che si basa sui lavori della Lancet per imporre una Dieta unica, ad avere interessi nei cambiamenti ambientali dei consumatori è lo stesso Stordalen che nel 2009 ha acquistato il 67% delle azioni di ECOHZ, tra i principali fornitori indipendenti in Europa il cui portafoglio comprende energia rinnovabile documentata da più di 400 centrali elettriche in 6 continenti. Il portafoglio comprende elettricità rinnovabile generata da energia idroelettrica, eolica, bioenergia, solare e geotermica.

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L’ECONOMIA BLU DELLA PESCA TRA I SETTORI PIU COLPITI DAL GREEN: SCONTRO TRA DG ENVI E PARLAMENTO SU DIRETTIVA HABITAT

Altro segmento che ha patito le politiche green in base a presunti dati sugli stock è stata la pesca. I pescatori rientrano tra le categorie che più hanno sofferto le politiche ‘verdi’ dell’Europa tanto da generare scontri tra la DGENVI e lo stesso Parlamento europeo per alcune posizioni prese – come quella sulla Direttiva Habitat.

NON SOLO FOOD: LE POLITICHE GREEN COSTRINGONO A CAMBIARE AUTO NONOSTANTE INQUINAMENTO DERIVI DALLE GOMME

Ma non solo Food: si pensi alle fake news fatte circolare sull’inquinamento causato dall’automotive e sull’accelerata sulle sanzioni per portare i cittadini ad acquistare auto nuove. Pena: il divieto di circolazione. Nonostante i dati fossero chiari: oltre il 70% dell’inquinamento deriva dallo sfregamento dei pneumatici.

www.agricolae.eu

www.ageei.eu

IL CASO TIMMERMANS

Green Deal, Commissione Ue: sì a fondi Ong, ma non per lobby. Timmermans: mai firmato contratti segreti

LE REAZIONI

Green Deal, De Carlo: accuse gravi a Timmermans, ora cambiamo Europa e comunicazione

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Agricoltura

 

Green Deal, Carloni: era evidente un comportamento anomalo di Timmermans con politica scellerata. VIDEOINTERVISTA

Caso Timmermans, D’Eramo: Commissione Ue faccia chiarezza. Noi sempre dalla parte degli agricoltori

Green Deal, De Meo (FI): fare immediata chiarezza. Ideologia green ha alterato sistema produttivo. VIDEOINTERVISTA

Caso Timmermans, M5S in Ue per ora non commenta: prematuro, occorre prima indagine della Commissione europea

Green Deal, Barcaiuolo: fare chiarezza sui fondi UE e sul lobbying pseudo-ambientalista

Green-gate: Cia, Commissione chiarisca su fondi a lobby anti-agricole

Agricoltura, Castiglione (FI): smascherati i discepoli di Timmermans, ora pieno sostegno agli agricoltori

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Caso Timmermans, Laureti (Pd/S&D): no a strumentalizzazione per colpire conversione ecologica

Caso Timmermans: Lega presenta interrogazione urgente a Commissione Ue

Green Deal, Stancanelli (Patrioti per l’Europa): se confermati fatti, UE trainata da interessi oscuri. VIDEOINTERVISTA

Caso Timmermans, Bergesio (Lega): l’Ue faccia chiarezza. Basta ambientalismo strumentale agli interessi delle lobby

Green Deal, Cerreto (FdI): vergognosa assegnazione di fondi da Timmermans a lobby ambientaliste

Ue, De Meo (FI): Timmermans-gate, Commissione europea chiarisca

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