Nucleare, il Governo accelera: pronto il disegno di legge

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Pichetto-Fratin annuncia l’invio a Palazzo Chigi: focus su piccoli reattori e transizione sostenibile

Il Governo si prepara a scrivere una nuova pagina verso il ritorno dell’Italia al nucleare dopo poco meno di 40 anni dallo stop deciso con il referendum del 1987.
Il nuovo quadro normativo, annunciato dal ministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso, in occasione del Forum Ambrosetti dello scorso settembre, è infatti pronto.
E un altro ministro, il titolare dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha adesso reso noto che lo schema del relativo disegno di legge delega è stato consegnato a Palazzo Chigi per la sua valutazione.

L’iter del disegno di legge

Gli ultimi sviluppi sono emersi nel corso del question time alla Camera, in risposta a un’interrogazione avanzata da Noi Moderati. “Lo schema di disegno di legge sul nucleare – ha dichiarato Pichetto Fratin – verrà inviato questa sera alla Presidenza del Consiglio, per essere iscritto all’esame del primo Consiglio dei ministri utile”.
Nei giorni scorsi, Pichetto Fratin aveva del resto previsto l’approdo in Consiglio dei Ministri entro un paio di settimane. Si attende quindi la data in cui il tema sarà inserito nell’ordine del giorno della riunione dell’Esecutivo, sempre che non sia anticipato “fuori sacco”. Una volta licenziato dal Governo, il testo sarà sottoposto all’approvazione del Parlamento.

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Il testo eventualmente modificato dalle Camere tornerà quindi nelle mani dei ministri competenti, che saranno chiamati ad emanare i relativi decreti esecutivi. Per il completamento dell’intero iter, e la conseguente concreta produzione degli effetti del provvedimento, servirà dunque un periodo di circa un paio d’anni.

I contenuti e gli obiettivi del dl nucleare

Nel suo intervento alla Camera, il ministro ha anche anticipato parte dei contenuti del testo. Per esempio, ha spiegato che “conterrà tutti gli elementi ad oggi necessari per abilitare il nuovo nucleare quale tecnologia per la transizione, a partire dall’elaborazione e l’adozione di un Programma nazionale per il nucleare sostenibile”.

Il quadro di regolazione previsto dalle nuove norme, ha aggiunto Pichetto Fratin, prevede anche una serie di “criteri per la riforma della governance, a partire da un’Autorità di sicurezza nucleare”, così come regole “per la definizione di un procedimento autorizzativo degli impianti e per il potenziamento del know-how settoriale”.
L’idea di fondo è differente dalla strategia adottata dagli altri Paesi, con le loro grandi centrali. Il nucleare italiano dovrebbe basarsi su piccoli reattori modulari e reattori di quarta generazione raffreddati a piombo, che bruciano scorie.
Si punta cioè su tecnologie più economiche e sicure, anche se probabilmente non disponibili prima di un decennio.

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Le prospettive

La necessità di tornare al nucleare, ha sempre motivato Pichetto Fratin, si lega al raddoppio della domanda di elettricità previsto nel prossimo ventennio. Un quadro nel quale l’energia dell’atomo risulterà fondamentale per contenere i costi, dare indipendenza energetica all’Italia e stabilizzare i flussi produttivi rispetto all’incertezza delle rinnovabili.
Una strategia che è osteggiata dalle associazioni ambientaliste, e dai relativi partiti politici di riferimento, che potrebbero promuovere un nuovo referendum abrogativo. In generale, tra le diverse posizioni più o meno favorevoli, non si registra però un netto dissenso tra le altre forze politiche e soprattutto all’interno dell’opinione popolare.

Il vero tema delicato è quello della collocazione delle centrali, con il no di alcuni territori potenzialmente coinvolti. Ma ciò non sta frenando, per esempio, l’interlocuzione a livello imprenditoriale, con i top player Enel, Leonardo e Ansaldo che dovrebbero a breve dar vita a una nuova società per valutare la fattibilità dei progetti sul nucleare.

Le garanzie del ministro

Sempre nel corso del question time, Pichetto Fratin ha intanto ribadito la “centralità del principio della neutralità tecnologica” all’interno del “percorso pragmatico e sostenibile verso la decarbonizzazione delineato dal Governo”. In altri termini, il nucleare verrà preso in considerazione come fonte che garantisce zero o basse emissioni di carbonio.
“L’avvio di una effettiva politica nucleare in Italia – ha quindi aggiunto – richiederà necessariamente un’efficace pianificazione di medio-lungo termine, che coinvolge numerosi settori strategici del nostro Paese, tra cui quelli della formazione, della ricerca, dell’energia e dell’industria”.
“Il disegno di legge delega – ha concluso il ministro – conterrà dunque tutti gli elementi ad oggi necessari per abilitare il nuovo nucleare quale tecnologia per la transizione”. Nel frattempo, va registrata anche la collaborazione che vedrà coinvolti nei prossimi 5 anni Webuild e Ansaldo Nucleare per lo sviluppo dei reattori a fissione di quarta generazione.

Alberto Minazzi

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