Rasa Juknevičienė, Michael Gahler, Andrzej Halicki, Sebastião Bugalho, David McAllister, Siegfried Mureşan, Željana Zovko, Isabel Wiseler‑Lima, Nicolás Pascual de la Parte, Mika Aaltola, Krzysztof Brejza, Daniel Caspary, Sandra Kalniete, Seán Kelly, Ondřej Kolář, Łukasz Kohut, Andrey Kovatchev, Miriam Lexmann, Antonio López‑Istúriz White, Danuše Nerudová, Mirosława Nykiel, Ana Miguel Pedro, Paulius Saudargas, Davor Ivo Stier, Michał Szczerba, Alice Teodorescu Måwe, Ingeborg Ter Laak, Matej Tonin, Pekka Toveri, Inese Vaidere, Milan Zver
a nome del gruppo PPE
Yannis Maniatis, Nacho Sánchez Amor, Thijs Reuten, Raphaël Glucksmann
a nome del gruppo S&D
Adam Bielan, Rihards Kols, Reinis Pozņaks, Jadwiga Wiśniewska, Roberts Zīle, Ondřej Krutílek, Veronika Vrecionová, Jaak Madison, Małgorzata Gosiewska, Cristian Terheş, Maciej Wąsik, Ivaylo Valchev, Aurelijus Veryga, Joachim Stanisław Brudziński
a nome del gruppo ECR
Bernard Guetta, Petras Auštrevičius, Malik Azmani, Dan Barna, Benoit Cassart, Olivier Chastel, Karin Karlsbro, Veronika Cifrová Ostrihoňová, Ľubica Karvašová, Ilhan Kyuchyuk, Michał Kobosko, Nathalie Loiseau, Jan‑Christoph Oetjen, Urmas Paet, Marie‑Agnes Strack‑Zimmermann, Eugen Tomac, Hilde Vautmans, Sophie Wilmès, Lucia Yar, Dainius Žalimas
a nome del gruppo Renew
Sergey Lagodinsky
a nome del gruppo Verts/ALE
Risoluzione del Parlamento europeo sulla disinformazione e la falsificazione della storia da parte della Russia per giustificare la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla memoria storica,
– vista la Carta delle Nazioni Unite,
– visto lo statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI),
– viste le convenzioni di Ginevra,
– visto l’articolo 136, paragrafi 2 e 4, del suo regolamento,
A. considerando che il 24 febbraio 2022 il regime russo ha dichiarato l’inizio di una “operazione militare speciale” in Ucraina sulla base di false affermazioni secondo cui era necessario proteggere i civili;
B. considerando che, di fatto, dal 24 febbraio 2022 la Federazione russa conduce una guerra di aggressione non provocata, ingiustificata e illegale nei confronti dell’Ucraina, sulla scia delle aggressioni che porta avanti dal 2014, e continua a violare costantemente i principi della Carta delle Nazioni Unite con azioni aggressive contro la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina, nonché a violare palesemente e gravemente il diritto internazionale umanitario, come stabilito dalle convenzioni di Ginevra del 1949, in particolare attraverso il ricorso massiccio ad attacchi mirati contro la popolazione civile, le aree residenziali e le infrastrutture civili;
C. considerando che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nella sua risoluzione del 2 marzo 2022, ha immediatamente qualificato la guerra della Russia contro l’Ucraina come un atto di aggressione in violazione dell’articolo 2, paragrafo 4, della Carta delle Nazioni Unite e, nella sua risoluzione del 14 novembre 2022, ha riconosciuto la necessità di ritenere la Federazione russa responsabile della sua guerra di aggressione e responsabile, sul piano giuridico ed economico, per il risarcimento dei danni e dei pregiudizi causati dai suoi atti illeciti a livello internazionale;
D. considerando che l’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina non è un atto isolato bensì una prosecuzione della sua politica imperialistica, che annovera al suo attivo, tra l’altro, una guerra contro la Cecenia e un’aggressione militare contro la Georgia nel 2008, come pure l’occupazione della Crimea e l’inizio di una guerra nel Donbas nel 2014;
E. considerando che l’inizio della guerra di aggressione su vasta scala della Russia nei confronti della vicina Ucraina è stato preceduto da una serie di dichiarazioni pubbliche del presidente della Federazione russa volte a giustificare il suo uso della forza ricorrendo al revisionismo storico, a false dichiarazioni e a richieste illegittime di riconoscimento dei suoi interessi esclusivi in Ucraina e in altri paesi vicini;
F. considerando che il regime russo utilizza diffusamente la disinformazione, ricorrendo anche ad argomentazioni storiche distorte, la manipolazione delle informazioni e le ingerenze straniere nel tentativo di giustificare il suo crimine di aggressione, di incitare la popolazione russa a sostenere il suo regime illegale e la guerra di aggressione illegale nei confronti della vicina Ucraina, nonché di interferire con i processi democratici di altri paesi e ridurre il supporto della loro popolazione alla prosecuzione dell’assistenza e del sostegno internazionali all’Ucraina contro la guerra di aggressione della Russia; che il regime russo nega la distinta identità nazionale dell’Ucraina, rivendicandola falsamente come parte del “mondo russo” (“Russkiy mir”), una narrazione radicata nell’ideologia imperialista; che la Russia sta distruggendo i monumenti di Holodomor e sta ripristinando i monumenti a Lenin demoliti nei territori occupati dell’Ucraina;
G. considerando non solo che la Russia non ha riconosciuto l’imperdonabile ruolo svolto inizialmente dall’Unione sovietica nelle prime fasi della Seconda guerra mondiale, ad esempio con il trattato di non aggressione del 1939 tra la Germania nazista e l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (Unione sovietica) e i suoi protocolli segreti, comunemente denominato patto Molotov-Ribbentrop del 1939, nell’ambito del quale i due regimi totalitari cospirarono per dividere l’Europa in sfere di influenza esclusive, e non si è assunta la propria responsabilità per le numerose atrocità e i numerosi crimini di massa commessi nei territori occupati dall’Unione sovietica, ma anche che l’attuale regime russo ha strumentalizzato la storia e ha creato un culto della “vittoria” intorno alla Seconda guerra mondiale al fine di mobilitare ideologicamente i propri cittadini e manipolarli affinché sostengano una guerra di aggressione illegale;
H. considerando che la Russia ha sviluppato una campagna di disinformazione crescente basata sul revisionismo storico al fine di negare all’Ucraina la sua identità nazionale, la sua legittimazione in quanto Stato e la sua stessa esistenza e al fine di giustificare le sue rivendicazioni relative a sfere di influenza esclusive, il che ricorda il modo in cui l’Unione sovietica, nel patto Molotov-Ribbentrop, concordò con la Germania nazista l’invasione e l’occupazione di parti della Polonia e della Romania come pure dell’Estonia, della Lettonia, della Lituania e dell’Ucraina; che attualmente, in ragione di questo tipo di revisionismo storico, la Russia rappresenta una minaccia particolare per la Polonia e gli Stati baltici e per la loro sovranità;
I. considerando che la Giornata della vittoria, celebrata ogni anno il 9 maggio, è stata trasformata dall’attuale regime russo in uno strumento di propaganda bellica in Russia, sfruttando la retorica della “liberazione dell’Europa dal nazismo” e ignorando in tal modo la successiva occupazione sovietica degli Stati baltici e il soggiogamento dell’Europa centrale; che tale retorica sulla liberazione dal nazismo è attualmente utilizzata nella guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina;
J. considerando che in alcuni Stati membri i simboli comunisti, come pure i simboli dell’aggressione russa in corso, sono vietati dalla legge; che, a partire dal 2009, il 23 agosto si celebra in tutta l’UE la Giornata europea di commemorazione delle vittime di tutti i regimi totalitari e autoritari; che dal 2003 il Parlamento tiene una commemorazione annuale per le vittime delle deportazioni sovietiche di massa;
1. riafferma con la massima fermezza possibile la sua condanna della guerra di aggressione non provocata, illegale e ingiustificata della Russia contro l’Ucraina; invita la Russia a porre immediatamente fine a tutte le attività militari in Ucraina e a ritirare completamente e incondizionatamente tutte le forze, comprese quelle irregolari, e le attrezzature militari dall’intero territorio dell’Ucraina riconosciuto a livello internazionale, a interrompere le deportazioni forzate di civili ucraini e a rilasciare tutti gli ucraini detenuti e deportati, in particolare i minori;
2. respinge le varie affermazioni del regime russo come futili tentativi di giustificare una guerra di aggressione illegale che costituisce una palese violazione della Carta delle Nazioni Unite nonché della responsabilità della Federazione russa, in quanto membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di mantenere la pace e la stabilità, come immediatamente riconosciuto dagli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, assieme a una maggioranza schiacciante all’Assemblea generale delle Nazioni Unite; ricorda che nessuna ragione di qualsivoglia natura, sia essa politica, economica, militare, storica o di altro tipo, può giustificare l’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina;
3. condanna la falsificazione sistematica e l’uso da parte del regime russo di argomentazioni storiche distorte, come quelle relative al patto Molotov-Ribbentrop, nel tentativo di manipolare l’opinione pubblica russa per sostenere azioni criminali quali la guerra illegale di aggressione contro la vicina Ucraina, di compromettere il sostegno e l’assistenza internazionali a favore dell’Ucraina e di cancellare la distinta identità culturale e storica dell’Ucraina; denuncia, in quanto incompatibile con il diritto internazionale, l’affermazione con la quale la Russia rivendica il diritto a zone di interesse esclusivo a scapito della sovranità e dell’integrità territoriale di altri Stati;
4. condanna il fatto che la Federazione russa non ha accertato le responsabilità per i crimini sovietici e il suo deliberato ostruzionismo nei confronti della ricerca storica negando l’accesso agli archivi sovietici e chiudendoli, come pure il fatto che ha adottato una legislazione che configura come reato la rappresentazione veritiera dei crimini sovietici e russi e ha perseguitato le organizzazioni della società civile che indagano sui crimini sovietici, ha esaltato il totalitarismo stalinista e ne ha ricreato i metodi; sostiene che l’impunità e la mancanza di un dibattito pubblico e di un’istruzione basati su una visione obiettiva della storia hanno contribuito alla capacità dell’attuale regime russo di rivitalizzare le politiche imperialiste e di strumentalizzare la storia per i suoi scopi criminali; condanna la persecuzione delle organizzazioni della società civile che indagano sui crimini sovietici o sui crimini commessi dall’attuale regime, compresa la liquidazione dell’organizzazione Memorial International, del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial e del Gruppo di Helsinki di Mosca, nonché la chiusura forzata del Centro Sacharov;
5. ricorda che gli attacchi deliberati della Federazione russa contro la popolazione civile ucraina, la distruzione di infrastrutture civili, il ricorso alla tortura, alla violenza sessuale e allo stupro come arma di guerra, la deportazione di migliaia di cittadini ucraini nel territorio della Federazione russa, il trasferimento e l’adozione forzati di minori ucraini, così come altre gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, costituiscono crimini di guerra di cui tutti gli autori devono rispondere;
6. ribadisce pertanto il suo pieno sostegno alle indagini in corso da parte del procuratore della Corte penale internazionale (CPI) riguardo alla situazione in Ucraina sulla base di presunti crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio; accoglie con favore l’adesione formale dell’Ucraina alla CPI, a decorrere dal 1º gennaio 2025, quale importante contributo agli sforzi internazionali per accertare le responsabilità per gravi crimini internazionali; invita l’UE ad adoperarsi maggiormente sul piano diplomatico per incoraggiare la ratifica dello statuto di Roma e di tutte le sue modifiche a livello globale;
7. ribadisce inoltre la sua richiesta di istituire un tribunale speciale incaricato di indagare e perseguire il crimine di aggressione commesso dai dirigenti della Federazione russa contro l’Ucraina; ribadisce il suo invito alla Commissione, al Consiglio e al Servizio europeo per l’azione esterna a fornire tutto il sostegno politico, finanziario e pratico necessario per l’istituzione di un tribunale speciale; esprime il suo pieno sostegno al Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione nei confronti dell’Ucraina, con sede all’Aia, che supporta gli sforzi in corso della squadra investigativa comune, quale primo passo concreto verso l’istituzione del tribunale speciale;
8. esorta vivamente l’Unione e i suoi Stati membri a intensificare ulteriormente e a coordinare i loro sforzi, anche con i partner che condividono gli stessi principi, per contrastare tempestivamente e rigorosamente la disinformazione e la manipolazione delle informazioni e le ingerenze straniere da parte della Russia, al fine di proteggere l’integrità dei loro processi democratici e rafforzare la resilienza delle società europee, tra l’altro promuovendo attivamente l’alfabetizzazione mediatica e sostenendo i media di qualità e il giornalismo professionale, in particolare il giornalismo investigativo che svela la propaganda russa, i suoi metodi e le sue reti, e sostenendo la ricerca sulle nuove tecnologie di influenza ibrida;
9. invita l’UE ad ampliare le sue sanzioni nei confronti degli organi di informazione russi che promuovono campagne di disinformazione e di manipolazione delle informazioni a sostegno e giustificazione della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e invita gli Stati membri ad attuare rapidamente e scrupolosamente tali sanzioni e a stanziare risorse sufficienti per far fronte con efficacia a questa guerra ibrida; invita l’UE e gli Stati membri a rafforzare il loro sostegno ai media russi indipendenti in esilio, al fine di consentire voci diverse tra i media in lingua russa;
10. esprime profonda preoccupazione per i recenti annunci dei dirigenti delle imprese di social media in merito all’allentamento delle loro norme in materia di verifica e moderazione dei fatti e per il modo in cui ciò andrà a favorire ulteriormente la campagna di disinformazione della Russia in tutto il mondo; invita la Commissione e gli Stati membri ad applicare rigorosamente il regolamento sui servizi digitali in risposta a tali annunci fatti da Meta e ancor prima da X, anche come elemento importante della lotta contro la disinformazione russa;
11. invita i cittadini dell’UE a valutare criticamente le informazioni mettendone in discussione le origini e le intenzioni, in particolare quando riguardano narrazioni legate alla Russia, e a effettuare un controllo incrociato dei fatti utilizzando fonti diverse e affidabili per resistere ai tentativi di manipolazione da parte di attori stranieri malevoli;
12. condanna lo sfruttamento da parte di Mosca della religione ortodossa a fini geopolitici, in particolare attraverso la strumentalizzazione della Chiesa ortodossa russa (Patriarcato di Mosca) per influenzare e controllare le popolazioni ortodosse in Ucraina, Georgia, Moldova, Serbia e altri paesi;
13. risponde alla dichiarazione della Verkhovna Rada dell’Ucraina del 2 maggio 2023 sull’ideologia del “ruscismo” condannando l’ideologia, la politica e le pratiche nazionaliste imperialiste dell’attuale regime russo; sottolinea l’incompatibilità di questa ideologia, di questa politica e di queste pratiche con il diritto internazionale e i valori europei;
14. ritiene che i tentativi della Russia di travisare, rivedere e distorcere la storia dell’Ucraina compromettano la memoria collettiva e l’identità dell’Europa nel suo complesso e rappresentino una minaccia per la verità storica, i valori democratici e la pace in Europa; invita pertanto gli Stati membri a investire maggiormente nell’istruzione e nella ricerca sulla storia comune dell’Europa e sulla memoria europea e a sostenere progetti che promuovano una migliore comprensione dell’impatto della divisione dell’Europa durante la guerra fredda; esprime il suo sostegno alla costruzione di un memoriale paneuropeo a Bruxelles per le vittime dei regimi totalitari del XX secolo; deplora il continuo utilizzo negli spazi pubblici di simboli dei regimi totalitari e chiede di vietare, all’interno dell’Unione, l’uso dei simboli nazisti e comunisti sovietici, così come dei simboli dell’attuale aggressione russa contro l’Ucraina;
15. esprime l’auspicio che l’UE e i suoi Stati membri promuovano una migliore conoscenza e comprensione delle sofferenze umane degli europei inflitte dal regime sovietico durante il XX secolo; chiede, a tale riguardo, la memoria e il rispetto per le vittime dei crimini sovietici, come le deportazioni di massa, tra cui i tatari di Crimea e dai paesi baltici, il sistema Gulag, l’Holodomor, i massacri come il massacro di Katyn e la tragedia dell’Alta Slesia;
16. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla vicepresidente della Commissione/alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio d’Europa, all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, al Presidente, al governo e al Parlamento dell’Ucraina e alle istituzioni russe.
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