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Forlì, 5 ottobre 2024 – Le ripercussioni dell’alluvione continuano a farsi sentire tra i forlivesi. Luigi Mazzari e sua sorella Valeria, insieme ai rispettivi coniugi Lucia Piallini e Federico Collinelli, hanno acquistato circa due anni fa una casa unifamiliare in via Borghetto Romiti, situata in una zona considerata di campagna, a ovest del quartiere. L’immobile necessitava di alcuni interventi di ristrutturazione e della suddivisione in due appartamenti, per poter accogliere entrambe le famiglie. Dopo aver ottenuto l’approvazione del progetto dal Comune, i lavori sono iniziati a settembre. Tuttavia, dopo poche settimane, i tecnici comunali hanno informato i proprietari della sospensione del cantiere, poiché l’immobile si trova in un’area a rischio idrogeologico.
“Siamo sgomenti – dichiara Luigi Mazzari – perché l’immobile non è stato toccato dalle esondazioni del fiume o da allagamenti. Il cantiere ora è fermo: stiamo pagando materiali, personale e ponteggi per nulla. Per ora viviamo appoggiandoci a casa di alcuni parenti, ma non sappiamo quanto tempo ci vorrà per sbloccare la situazione”. La normativa a cui il Comune fa riferimento è quella contenuta nel Piano speciale preliminare per la ricostruzione, emanato dal commissario speciale, Francesco Paolo Figliuolo.
Questo documento definisce la strategia per ridurre il dissesto idrogeologico e rafforzare le infrastrutture nel territorio alluvionato. Il Piano non solo migliora il deflusso dei corsi d’acqua e potenzia le casse d’espansione, ma introduce anche regole per la pianificazione urbanistica nelle aree a rischio, limitando l’aumento del carico urbanistico e vietando nuove costruzioni nelle zone allagate o a rischio frana al di fuori del perimetro urbanizzato. La perimetrazione delle zone alluvionate è inserita negli allegati al Piano preliminare.
“La Regione – spiega Giacomo Petrini, il geometra che segue i lavori delle famiglie – ha ritenuto allagato tutto il quartiere Romiti, senza fare distinzione su dove sia realmente arrivata l’acqua. Nel caso delle famiglie Mazzari la divisione in due unità abitative dell’immobile rientra proprio in quei casi previsti dal Piano speciale preliminare”. La versione definitiva del documento, che doveva essere emesso nei mesi estivi ma ancora non ha visto la luce, dovrebbe includere una revisione dettagliata delle aree interessate dagli allagamenti e indicazioni per la delocalizzazione degli immobili.
“Stiamo cercando di modificare queste cartografie. Anche il Comune si è attivato, ma non è semplice – sottolinea Petrini –: per farlo occorre dimostrare che la casa non è stata colpita attraverso foto satellitari scattate pochi giorni prima e dopo gli eventi alluvionali. Finora abbiamo inviato ortofoto recuperate dalla piattaforma regionale, ma sono state scattate solo un mese dopo il 16 maggio”. L’ordinanza preliminare ha subito modifiche nell’ultimo anno rispetto alla versione originale. Sebbene il documento aggiornato, che prevale sulle normative locali, debba ancora essere approvato dal consiglio comunale, mantiene la sua efficacia e i Comuni interessati devono adeguarsi.
“L’alternativa che ci è stata fatta – conclude il tecnico – è quella di mantenere l’immobile come unifamiliare, ma questo comporta problematiche legate all’intestazione delle utenze, al mutuo e ai lavori edili. Bisogna mettersi nei panni delle famiglie: non si può continuare a temporeggiare”.
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