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Nikol Pashinyan a Bruxelles, 2024 © Alexandros Michailidis/Shutterstock

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L’Armenia ha annunciato l’intento di diventare membro dell’Unione europea: tuttavia le strette relazioni con Mosca, in particolare in ambito economico ed energetico, complicano la possibilità che Yerevan intraprenda la strada europea

Il governo armeno ha annunciato l’intento di entrare a far parte dell’Unione europea. Alcune forze politiche extraparlamentari ritenute vicine al primo ministro Nikol Pashinyan hanno raccolto firme per un referendum sulla questione: nonostante siano solo 60mila, il parlamento è comunque obbligato a discutere l’iniziativa.

Pashinyan si è limitato a dire che l’Armenia è pronta ad “avvicinarsi all’UE nella misura in cui quest’ultima lo ritenga possibile”, forse consapevole del fatto che Bruxelles non dà priorità all’adesione nel prossimo futuro. Ha anche affermato che qualsiasi referendum potrebbe avvenire solo dopo i colloqui con l’UE. Sebbene l’Armenia si stia emancipando da Mosca come unico referente per la sicurezza, fare altrettanto nelle sfere economica ed energetica non sarà così semplice.

Secondo i media, l’anno scorso il 42% del commercio estero è avvenuto con la Russia, solo il 7,3% con l’UE. L’Armenia dipende inoltre esclusivamente dalla Russia per il gas e combustibile nucleare. Senza sbocco sul mare e bloccata dall’Azerbaijan e dalla Turchia, Yerevan non ha rotte sufficienti per beneficiare del mercato UE e dipende da Georgia e Iran. La Russia ha chiarito che l’adesione all’UE significherebbe l’esclusione dall’Unione economica eurasiatica (EEAU).

Alcuni analisti sottolineano che la crescita economica in Armenia è in gran parte trainata dalla riesportazione di beni dalla Russia ai mercati esteri e viceversa, in violazione delle sanzioni internazionali. Prima della guerra in Ucraina, il fatturato commerciale tra Yerevan e Mosca era di 2,5 miliardi di dollari. Si prevedeva che avrebbe raggiunto i 12,5 miliardi di dollari nel 2024.

Tuttavia, il governo armeno ha annunciato “l’inizio di un processo di adesione” all’UE. Il vice primo ministro russo Alexei Overchuk ha invece definito questo sviluppo come l’inizio dell’uscita dell’Armenia dall’EEAU. Aumenterebbero i prezzi del gas, attualmente venduti all’Armenia a prezzi inferiori a quelli di mercato, così come il costo di altre importazioni come il grano. “La gente comune perderà reddito, impiego e pagherà di più per beni di prima necessità”, ha avvertito Overchuk.

Imperterrito, Gagik Melkonyan, parlamentare del Contratto civile di Pashinyan, afferma di credere che la Russia abbia più bisogno dell’Armenia che il contrario. “Ci spaventano sempre. Taglieremo il gas o chiuderemo la strada. Vivere così non è vivere”, ha affermato Melkonyan. “Dobbiamo scegliere una strada che non sarà mai chiusa”.

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Il 17 gennaio, Pashinyan e il presidente russo Vladimir Putin hanno parlato al telefono e, si legge in una dichiarazione del Cremlino, hanno discusso di un “ulteriore approfondimento dell’integrazione e della cooperazione” e dei “significativi benefici pratici derivanti dal lavoro congiunto all’interno dell’Unione economica eurasiatica, anche per l’economia armena”. L’ufficio di Pashinyan ha affermato di aver discusso della presidenza armena dell’EAEU nel 2024 e delle “prossime questioni”. La chiamata sarebbe stata avviata da Yerevan.

La Commissaria per l’allargamento dell’UE, Marta Kos, ha risposto dicendo che tutte le domande vengono considerate attentamente e che ha intenzione di visitare l’Armenia nella prima metà di quest’anno. Pashinyan ha dichiarato che spera di discutere una “roadmap” per l’adesione, sebbene l’opposizione sostenga che tali speranze siano irrealistiche.

Anche Gagik Tsarukyan, uno dei principali oligarchi sotto le precedenti amministrazioni degli ex presidenti Robert Kocharyan e Serzh Sargsyan, ha espresso preoccupazioni simili. “Ciò significa posti di lavoro persi, aziende in bancarotta, incapacità di pagare le tasse universitarie dei figli, problemi con il pagamento dei mutui, il pagamento delle cure mediche e del riscaldamento delle case e l’impossibilità di andare in vacanza in estate”, ha affermato.

Anche la presenza della Missione dell’Unione europea in Armenia (EUMA) lungo il confine con l’Azerbaijan rimane una questione delicata. L’attuale mandato biennale della missione, che succede al dispiegamento temporaneo della European Union Monitoring Capacity (EUMCAP) nel 2022, scade il mese prossimo. Oltre alle preoccupazioni russe e iraniane sulla presenza dell’UE nella regione, l’Azerbaijan ha recentemente chiesto che venga ritirata se verrà firmato un accordo di pace.

Ciò sembra improbabile al momento, sebbene il mese scorso Pashinyan abbia suggerito a Baku che l’EUMA può essere ritirata da quella parte del confine tra Armenia e Azerbaijan demarcata l’anno scorso. Tuttavia, una più stretta integrazione tra l’Armenia e l’UE comporta anche dei rischi, soprattutto in ambito economico e di sicurezza. Ciò dipenderà probabilmente da eventuali riavvicinamenti tra Mosca e la nuova amministrazione Trump.

Poco prima che l’ex presidente Joe Biden lasciasse l’incarico, il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan e l’ora ex segretario di Stato americano Antony Blinken hanno firmato una storica Carta di partenariato strategico a Washington D.C.

Approvata in fretta prima che Trump entrasse in carica, la Carta traccia un quadro istituzionalizzato della futura cooperazione e fa anche riferimento alla cooperazione nucleare civile, tema chiave per qualsiasi diversificazione energetica.

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