Anche Giuseppe Guzzetti, ex presidente della Regione Lombardia, senatore dall’87 al 94, già presidente di Fondazione Cariplo e storico esponente del Pd, ha sentito la «tanta, forse troppa attesa» di cui ha parlato Ernesto Ruffini per l’evento di Comunità democratica incentrato sul ruolo dell’elettorato cattolico nel centrosinistra, che si è svolto sabato a Milano.
L’ha soddisfatta il convegno?
È stato un convegno ricco di proposte. Si è parlato di temi su cui manca dibattito pubblico, anche all’interno del Pd, ma di cui bisognerebbe parlare. E farlo con urgenza.
Nessuna intenzione quindi di fondare un nuovo partito alleato del Pd di Elly Schlein, secondo lei?
No, nessun nuovo partito moderato e nessuna nuova corrente. Il Pd di Elly Schlein oggi è il partito d’opposizione con il maggior peso politico, questo è chiaro. Si è parlato però di quelle forze sociali ed economiche che non hanno voce e di quel 32% di elettori che non sono andati a votare perché non si sentono rappresentati. Il partito di maggioranza, oggi, è sostenuto dal 29% dei votanti.
Quali sono i temi trattati dal convegno che l’hanno maggiormente interessata?
L’equità fiscale, la povertà che dilaga, le nuove fragilità e diseguaglianze che si formano nella nostra società. L’ultima sorpresa di questo governo è che hanno tolto con la nuova Finanziaria il credito d’imposta per la povertà educativa minorile.
Un tema che le è molto caro e che è stato centrale per l’operato di Fondazione Cariplo. Cosa evidenzia questa novità del governo?
Anni fa avevamo pensato, con Acli e Cariplo, a un programma che potesse aiutare 29mila bambini in povertà educativa. Salvarli da quella povertà significava salvarli in assoluto. Era vero allora ed è vero ancora oggi, con l’aumento dei plurimiliardari da una parte e della povertà assoluta dall’altra. Non si può non parlare di questo.
Se ne è parlato invece al convegno?
Sì, questo mi ha fatto molto piacere. E mi ha fatto piacere anche che si sia dato spazio ad altri temi, come l’equità fiscale.
Anche su questo ritiene si dovrebbe dire di più o fare di meglio? In che modo?
Si avanza a colpi di condoni, che sono alla fine nient’altro che un premio a chi evade. Questo è un altro tema centrale di cui si parla poco e se ne parla poco non solo tra i politici al governo, ma anche all’interno del Pd. Però bisogna farlo se si vuole che i cittadini tornino a votare. Per quanto mi riguarda è fondamentale: rafforzando il consenso, si rafforza la democrazia.
Trova che la democrazia oggi sia più debole?
Senza dubbio e lo è a partire proprio dalla legge elettorale, che nessun partito mette in discussione, perché in fondo ai partiti fa comodo.
Cosa non le piace di questo sistema?
Non è una legge elettorale democratica, ci sono le liste bloccate e politici che vengono eletti anche senza fare la campagna elettorale. Lo abbiamo visto anche a Como, abbiamo visto vincere politici che sul territorio non sono mai stati attivi, semplicemente perché indicati in cima alle liste dai cacicchi di turno.
Quali sono le conseguenze?
I partiti sono diventati personali: tutti portano il nome del capo. Invece all’interno dei partiti si dovrebbe tornare al dibattito e a fare i congressi. Inutile gridare al pericolo del fascismo, bisogna invece concentrarsi su come sia in vigore un sistema che porta al potere una sola persona. Questo ci trascinerà nel burrone.
Torniamo ai cattolici, secondo lei molti di loro fanno parte del cosiddetto partito del “non voto”?
C’è stato da parte dei cattolici impegnati nel sociale un forte impegno, negli ultimi due anni e mezzo, dalle ultime elezioni politiche, ma tutto questo non si è tradotto in un impegno politico. Questo convegno, invece, vuole coinvolgerli nelle battaglie di cui non si parla ancora abbastanza e in quelle che invece sono già in atto in altre parti del Paese.
Quali sono questi ultimi?
Quella sull’autonomia differenziata e per la magistratura, sempre più messa sotto scacco. Ma anche quella per la difesa del Parlamento, che insieme a governo e magistratura è uno dei tre organi della nostra democrazia, ma che oggi è sempre più svuotato di potere. Il premierato arriva all’orizzonte ed è una trasformazione che vediamo anche intorno a noi, in Olanda, in Germania, negli Stati Uniti ma anche in Francia. Serve ovunque più dialettica tra i partiti e in Parlamento. Anche questi sono temi su cui serviva una sveglia e questo convegno, che politica e cittadini dovranno tenere a mente, l’ha data.
E ora come si procederà?
Ci saranno incontri in tante altre città dove si parlerà anche di salario minimo, un altro tema fondamentale: in Italia i contratti non vengono rinnovati e abbiamo i salari più bassi d’Europa.
Si tenterà in primis di coinvolgere quei cattolici che ora non hanno voce e che si impegnano quotidianamente sulle fragilità sociali del nostro Paese e poi, soprattutto, i giovani.
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