L’adozione dell’intelligenza artificiale nelle imprese italiane sta registrando una crescita significativa: nel 2024, l’8,2% delle aziende con almeno 10 addetti ha utilizzato almeno una delle sette tecnologie di AI analizzate, segnando un miglioramento rispetto al 5% del 2023. Lo evidenziano i recenti dati Istat dello studio “AI 4 Italy”.
Istat: l’utilizzo dell’AI cresce nelle aziende di ogni dimensione
Particolarmente degno di nota è l’incremento tra le imprese di medie dimensioni (50-99 addetti), che passano dal 5,6% al 14,0%, mentre le grandi imprese (250+ addetti) vedono un aumento dal 24,1% al 32,5%.
Tra i settori più all’avanguardia spiccano l’informatica (36,7%), le telecomunicazioni (27,6%) e le attività di produzione cinematografica e televisiva (28,3%). Le tecnologie AI più diffuse riguardano l’estrazione di conoscenza da documenti di testo (54,5% delle imprese che usano AI), l’AI generativa per il linguaggio (45,3%) e il riconoscimento vocale (39,9%).
È interessante notare come, tra le imprese che utilizzano AI, il 70,3% preveda di investire ulteriormente in questo ambito nel biennio 2025-2026, segnalando una forte fiducia nel potenziale di queste tecnologie.
Tuttavia, permane un divario significativo tra grandi imprese e PMI nell’adozione dell’AI: appena il 7,7% delle PMI che utilizza queste tecnologie contro il 32,5% delle grandi imprese. Questo divario sottolinea la necessità di politiche mirate per sostenere l’innovazione tecnologica nel tessuto imprenditoriale italiano, composto prevalentemente da piccole e medie imprese.
Le prospettive per il futuro sono promettenti: secondo lo studio Istat, l’adozione diffusa dell’AI Generativa potrebbe aggiungere fino a 312 miliardi di euro al PIL annuale italiano nei prossimi 15 anni, con un potenziale di crescita del PIL fino al 18,2%. In particolare, le PMI potrebbero beneficiare di un incremento di 122 miliardi di euro in valore aggiunto, dimostrando che queste tecnologie offrono opportunità significative anche alle realtà di minori dimensioni.
Digitalizzazione e competitività: l’impatto delle tecnologie AI sulle performance aziendali
L’impatto delle tecnologie di intelligenza artificiale sulle performance aziendali sta emergendo come un fattore cruciale per la competitività delle imprese italiane. I dati Istat del 2024 rivelano che le aziende che utilizzano l’AI stanno registrando incrementi tangibili in termini di produttività: il 47% delle imprese riferisce aumenti superiori al 5%, mentre il 74% ha registrato incrementi superiori all’1%. Questi guadagni sono particolarmente significativi se confrontati con la crescita complessiva della produttività italiana degli ultimi due decenni, che si attesta intorno all’1,6%.
L’analisi della distribuzione della produttività, espressa come fatturato per addetto, mostra un aumento della presenza di imprese che utilizzano tecnologie di AI nella fascia con produttività più elevata. In particolare, tra il primo e il quarto quartile di produttività, la quota di PMI che utilizza almeno una tecnologia di AI cresce dal 6,5% al 9,2%, mentre per le grandi imprese l’incremento è ancora più marcato, passando dal 15,2% al 46,2%. Questi dati suggeriscono una forte correlazione tra l’adozione di tecnologie AI e il miglioramento delle performance aziendali.
Gli ambiti in cui l’AI sta dimostrando il suo valore aggiunto sono molteplici: il 35,7% delle imprese che utilizzano AI lo fa per il marketing e le vendite, il 28,2% per l’organizzazione dei processi amministrativi aziendali e il 24,6% per attività innovative e di ricerca e sviluppo.
L’impatto dell’AI si estende anche al settore del Made in Italy, con proiezioni che indicano potenziali aumenti dei margini di esportazione fino a 121 miliardi di euro, corrispondenti al 19,5% dei ricavi totali dell’export manifatturiero italiano.
Settori chiave come l’ingegneria meccanica e la farmaceutica potrebbero vedere espansioni sostanziali dei margini, con incrementi rispettivamente di 20 miliardi di euro e 13 miliardi di euro. Questi dati sottolineano come l’AI non sia solo uno strumento per ottimizzare i processi interni, ma un vero e proprio motore di crescita e competitività sul mercato globale.
Istat: Sfide e opportunità della trasformazione digitale per le PMI
La trasformazione digitale rappresenta sia una sfida che un’opportunità cruciale per le Piccole e Medie Imprese (PMI) italiane. Secondo i dati Istat del 2024, il 70,2% delle imprese con 10-249 addetti ha raggiunto un livello base di digitalizzazione, adottando almeno quattro attività digitali su 12. Tuttavia, solo il 26,2% si colloca a livelli definiti “alti”, evidenziando un significativo margine di miglioramento.
Il Digital Intensity Index (DII) rivela che il livello base di digitalizzazione coinvolge l’87,5% degli addetti delle imprese con almeno 10 addetti, sottolineando l’importanza di questa trasformazione per l’intero tessuto produttivo. Le sfide principali per le PMI includono la necessità di investimenti in tecnologie avanzate, la formazione del personale e l’adattamento dei modelli di business. Per cogliere appieno queste opportunità, le PMI devono affrontare sfide come l’adozione di tecnologie cloud (29,3% prevede di investire nel biennio 2025-2026), l’implementazione di soluzioni di intelligenza artificiale (7,7% delle PMI utilizza almeno una tecnologia IA) e il potenziamento delle competenze digitali del personale (44,3% prevede investimenti in formazione informatica). La trasformazione digitale si configura quindi come un percorso complesso ma essenziale per la competitività e la sopravvivenza delle PMI italiane nel panorama economico globale.
Sicurezza informatica e AI: nuove frontiere per la protezione dei dati aziendali
La sicurezza informatica sta emergendo come una priorità cruciale per le imprese italiane, con l’intelligenza artificiale che gioca un ruolo sempre più centrale nella protezione dei dati aziendali. Secondo i dati Istat del 2024, il 75,9% delle imprese con almeno 10 addetti utilizza almeno tre misure di sicurezza informatica, in linea con la media europea del 76,5%. Questo dato rappresenta un incremento rispetto al 74,4% del 2022, indicando una crescente consapevolezza dell’importanza della cybersecurity. Tuttavia, permane un divario significativo tra le PMI e le grandi imprese nell’adozione di misure di sicurezza avanzate. Mentre il 97,4% delle grandi imprese utilizza almeno tre misure di sicurezza ICT, questa percentuale scende al 75,5% per le PMI. Le misure più diffuse includono l’autenticazione con password forte (86,6%) e il backup dei dati (79,5%), ma l’adozione di tecniche più sofisticate come la crittografia (23,9%) e i metodi biometrici (12,1%) rimane limitata, soprattutto tra le PMI. L’intelligenza artificiale sta emergendo come uno strumento chiave per potenziare la sicurezza informatica. Il 7,7% delle PMI e il 32,5% delle grandi imprese utilizzano tecnologie di AI, con applicazioni specifiche nel campo della sicurezza. Ad esempio, l’AI viene impiegata per l’analisi predittiva delle minacce, il rilevamento di anomalie in tempo reale e l’automazione delle risposte agli incidenti di sicurezza.
Nonostante questi progressi, il 15,8% delle imprese con almeno 10 addetti ha dichiarato di aver subito almeno un incidente di sicurezza nel corso dell’anno precedente, sottolineando la necessità di un continuo miglioramento delle difese. È interessante notare che la percentuale di grandi imprese che hanno subito attacchi gravi è diminuita dal 33,1% al 29,9%, suggerendo che l’adozione di tecnologie avanzate di sicurezza, inclusa l’AI, sta producendo risultati tangibili.
Per il futuro, il 57,8% delle imprese con almeno 10 addetti considera le forme di agevolazione e finanziamento pubblico a sostegno della digitalizzazione come un fattore chiave per migliorare la sicurezza informatica. Inoltre, il 38,1% ritiene fondamentale lo sviluppo di competenze tecnologiche attraverso la formazione degli addetti, evidenziando l’importanza di un approccio olistico che combini tecnologia, competenze e supporto istituzionale per affrontare le sfide della sicurezza informatica nell’era dell’AI.
Investimenti in tecnologie digitali: strategie per accelerare l’innovazione nelle imprese
Gli investimenti in tecnologie digitali si stanno configurando come una leva strategica fondamentale per accelerare l’innovazione nelle imprese italiane. Secondo i dati Istat del 2024, emerge un quadro di crescente consapevolezza e impegno verso la digitalizzazione, con strategie di investimento differenziate tra PMI e grandi imprese. Il 52,6% delle imprese con almeno 10 addetti ha già investito da 1 a 4 ambiti digitali nel periodo 2021-2024, mentre il 38% prevede di farlo nel biennio 2025-2026. Le grandi imprese mostrano un approccio più ambizioso, con il 51,9% che ha investito tra le 4 e le 7 aree nel periodo passato e il 50,3% che prevede di investire tra le 6 e le 9 aree nel futuro prossimo.
Tra le aree di investimento prioritarie spiccano la sicurezza informatica (47,2% delle imprese ha investito nel 2021-2024 e il 53,8% prevede di investire nel 2025-2026), i social media (rispettivamente 40,5% e 41,8%), la formazione informatica (25,9% e 44,3%) e il cloud computing (25,6% e 29,3%).
È particolarmente significativo l’incremento previsto negli investimenti in formazione informatica (+18 punti percentuali) e in intelligenza artificiale (+15 punti percentuali) per il biennio 2025-2026 rispetto al periodo precedente. Questo trend sottolinea la crescente consapevolezza dell’importanza di queste tecnologie per la competitività aziendale. L’adozione di tecnologie avanzate come l’AI sta già mostrando impatti tangibili: il 47% delle imprese che utilizzano AI riporta aumenti di produttività superiori al 5%.
Conclusioni
Guardando al futuro, il 20,4% delle imprese con almeno 10 addetti considera l’inserimento di nuove competenze tecnologiche attraverso l’assunzione di personale come una strategia chiave, percentuale che sale al 55,4% per le grandi imprese. Inoltre, il 13,5% delle imprese (30% per le grandi) riconosce l’importanza di “fare rete”, attuando modelli di collaborazione con altre imprese e centri di ricerca per accelerare la digitalizzazione.
Questi dati evidenziano come le strategie di investimento in tecnologie digitali non si limitino all’acquisizione di hardware e software, ma includano anche lo sviluppo del capitale umano e la creazione di ecosistemi collaborativi. La sfida per il futuro sarà quella di colmare il divario tra PMI e grandi imprese, garantendo che anche le realtà di minori dimensioni possano beneficiare pienamente delle opportunità offerte dalla trasformazione digitale.
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