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Negli ultimi anni l’attenzione del nostro paese verso la sostenibilità ambientale è aumentata a tal punto che è nata Limenet, una startup che si distingue come un esempio straordinario di innovazione tecnologica volta a contrastare il cambiamento climatico. Fondata nel 2023 da Stefano Cappello, un giovane ingegnere con una visione chiara e ambiziosa, l’azienda ha sviluppato una tecnologia rivoluzionaria che trasforma l’anidride carbonica in una soluzione acquosa di bicarbonati di calcio, offrendo un duplice beneficio per l’ambiente.
Da Leonardo all’ambiente
Prima di fondare Limenet, Stefano Cappello lavorava presso Leonardo, occupandosi di tecnologie aeronautiche. Tuttavia, una profonda riflessione sul suo impatto sociale lo ha spinto a intraprendere un percorso completamente nuovo. Insieme allo zio Giovanni Cappello, un esperto di gassificazione, e all’imprenditore Enrico Noseda, ha dato vita a una società benefit con un obiettivo ambizioso: rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera.
Il percorso del giovane startupper è stato tutt’altro che lineare. Durante i primi esperimenti, ha letteralmente vissuto nel suo furgone, spostandosi tra Varese e La Spezia, dedicando ogni momento libero alla ricerca e allo sviluppo di questa tecnologia innovativa. La sua determinazione ha radici in una domanda fondamentale: quale impatto vuole avere sul mondo?
Una tecnologia davvero rivoluzionaria
Il cuore dell’innovazione risiede nella capacità di convertire l’anidride carbonica in una soluzione acquosa di bicarbonati di calcio. Utilizzando carbonato di calcio, che rappresenta il 7% della crosta terrestre, acqua marina ed energia rinnovabile, Limenet riesce a catturare la CO2 dall’atmosfera o da fonti industriali e stabilizzarla per oltre diecimila anni all’interno di mari e oceani.
Tra l’altro, il nome scelto per la startup è significativo: deriva dall’unione di ‘lime’ (composti del calcio) e ‘net’, a simboleggiare l’obiettivo di portare le emissioni di gas serra il più vicino possibile allo zero.
Come funziona Limenet
Il processo si articola in tre fasi precise. Inizialmente, la materia prima calcarea viene frantumata e calcinata, trasformandosi in calce viva e anidride carbonica attraverso una decomposizione termica effettuata in forni elettrici alimentati da energia rinnovabile. Successivamente, parte della calce spenta viene utilizzata per rimuovere l’anidride carbonica in un reattore appositamente progettato, generando bicarbonato di calcio che viene disperso in acqua marina.
La tecnologia è stata inizialmente sperimentata al Centro di Supporto e Sperimentazione Navale della Marina Militare italiana a La Spezia, in collaborazione con il Politecnico di Milano e l’Università di Genova. Durante questi primi test, Limenet è riuscita a produrre 150 kg di bicarbonato di calcio, rappresentando di fatto le prime emissioni negative certificate.
Tanti benefici
L’approccio di Limenet offre vantaggi su più fronti. Dal punto di vista ambientale, la tecnologia contribuisce a rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera, rallentando il cambiamento climatico. Contemporaneamente, l’immissione di bicarbonati nell’ecosistema marino aumenta l’alcalinità delle acque, potenzialmente mitigando i danni dell’acidificazione e offrendo benefici per la vita marina.
La tracciabilità è garantita dall’utilizzo della blockchain: ogni passaggio del processo viene registrato su database decentralizzati, con una trasparenza che permette di certificare ogni singola operazione.
Una visione per il futuro
Il giovane founder e CEO, Stefano Cappello sintetizza la sua missione con una prospettiva intergenerazionale: trovare una soluzione efficace alla sfida epocale del cambiamento climatico. Vuole quindi costruire una serie di impianti che possano assorbire centinaia di milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno, restituendo speranza a un pianeta sempre più minacciato dal riscaldamento globale.
Infatti, nel giro di cinque anni, Limenet punta a raggiungere impianti in grado di rimuovere centinaia di migliaia di tonnellate di CO2 annualmente. L’obiettivo finale è la standardizzazione di un impianto da 500.000 tonnellate, che permetterebbe di raccogliere capitali per una serie di installazioni su scala globale.
A quanto pare gli ottimi propositi del giovane imprenditore sono stati accolti molto favorevolmente, visto che la sua azienda ha già raccolto due milioni di euro da investitori come Aither, Core Angels Climate e altri fondi specializzati in tecnologie climatiche. La società guarda tuttavia a orizzonti molto più ampi, consapevole che secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia serviranno investimenti annuali prossimi ai mille miliardi di dollari per la rimozione dell’anidride carbonica.
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