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L’Italia deve rispettare gli obiettivi della direttiva europea Case green, che prevede di ridurre parecchio i consumi di energia degli edifici. Così, il governo Meloni progetta di intervenire sui bonus edilizi, ora che il Superbonus sta per concludersi: un’ipotesi è quella di modificare l’Ecobonus già esistente. Ecco cosa può cambiare.
L’Ecobonus edilizio potrebbe cambiare, incentivando a svolgere interventi specifici che permettono un salto di classe energetica, prevedendo una platea più ristretta e cancellando sconto in fattura e cessione del credito. Sono diverse le ipotesi su cui il governo Meloni starebbe lavorando in vista del prossimo anno. E il tempo a disposizione non è molto: la direttiva europea Case green prevede che i consumi di energia degli edifici vengano ridotti del 16% (rispetto al 2020) entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.
Il ministro dell’Ambiente, Pichetto Fratin, a inizio settembre aveva dichiarato che l’intenzione è quella di “superare la logica generalista del Superbonus e privilegiare quegli strumenti – cappotti termici, riscaldamento a pavimento, pompe di calore o doppi infissi – che garantiscono un surplus di risparmio energetico”. Dunque, si può immaginare che cambiando l’Ecobonus riguarderà principalmente le prime case e quegli edifici che hanno particolare bisogno di interventi.
Oggi l’Ecobonus edilizio permette di ottenere una detrazione che va dal 50% al 65% del costo di un intervento (a seconda di vari requisiti e caratteristiche del lavoro) per quei cantieri che migliorano le prestazioni di un immobile dal punto di vista del consumo energetico, fino a una spesa massima di 96mila euro. L’aliquota l’anno prossimo scenderà però al 36%, e la spesa massima sarà di 48mila euro. Proprio come avverrà per il Superbonus, che scenderà dal 70% attuale al 65%.
Insomma, i bonus edilizi in vigore oggi andranno scemando proprio mentre il bisogno di interventi, per rispettare i target europei, aumenta. Così ora si studiano nuovi incentivi.
Come può funzionare il nuovo Ecobonus 2025
Il nuovo bonus potrebbe avere una durata ampia, dato che gli obiettivi della direttiva Case green vanno almeno fino al 2035. L’incentivo potrebbe essere decennale, per garantire una certa continuità a chi deve fare lavori (mentre le regole del Superbonus, sia durante il governo Conte che lo varò, sia durante i successivi, sono state cambiate moltissime volte).
L’ipotesi è che il bonus sia più ridotto per chi fa un solo intervento, e aumenti invece se si raggiungono classi energetiche migliori. Insomma, chi spende di più e migliora le prestazioni energetiche potrebbe avere sconti più significativi. Per evitare che le aziende speculino sul bonus, aumentando i prezzi dei loro servizi, si potrebbero anche fissare delle tariffe massime da non superare.
È quasi certo che si eviteranno strumenti come la cessione del credito e lo sconto in fattura, per i nuovi bonus. Le agevolazioni si potranno scalare direttamente tramite detrazioni fiscali, per chi ne ha la possibilità, mentre in caso contrario l’ipotesi più gettonata è di lanciare dei finanziamenti agevolati, mutui garantiti dallo Stato con condizioni il più possibile vantaggiose.
Chi potrà utilizzarlo
Come detto, è probabile che i nuovi bonus siano selettivi: la priorità dovrebbe andare alle prime case (che saranno considerate per gli obiettivi della direttiva Ue), a quelle con prestazioni energetiche peggiori e a quelle di famiglie con redditi bassi. Ci si può aspettare, invece, che siano escluse le abitazioni di lusso (quelle che al catasto sono registrate come ville, castelli e simili). Per di più, considerando che la direttiva Case green prevede uno stop agli incentivi per le caldaie a gas, sembra evidente che le nuove agevolazioni edilizie non riguarderanno quel tipo di tecnologia.
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