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Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, è stato arrestato questa mattina dai militai del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno con l’accusa di turbativa d’asta e corruzione. La custodia cautelare in carcere è stata disposta anche per altri cinque indagati. Contestualmente, sono stati sequestrati beni per oltre 543.000 euro.
L’indagine, condotta dal Gruppo della Guardia di Finanza di Eboli e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Salerno, riguarda diverse procedure di affidamento di lavori pubblici nel comune di Capaccio Paestum, in particolare per l’adeguamento e l’efficientamento energetico della pubblica illuminazione. I lavori erano stati affidati alla Dervit S.p.A., società rappresentata da Vittorio De Rosa, anche lui agli arresti domiciliari insieme ad Alfonso D’Auria, procuratore speciale della stessa azienda.
Secondo le accuse della Procura, il sindaco Alfieri e i suoi collaboratori avrebbero manovrato le procedure di gara per garantire alla Dervit l’aggiudicazione degli appalti, tramite collusioni e mezzi fraudolenti. Elvira Alfieri, sorella del sindaco e legale rappresentante della Alfieri Impianti S.r.l., sarebbe stata coinvolta nei subappalti per la realizzazione dei lavori, ricevendo un compenso significativo.
Le indagini, che si basano su intercettazioni e documenti acquisiti durante perquisizioni avvenute a gennaio 2024, hanno svelato un sistema ben organizzato. Prima ancora della pubblicazione ufficiale delle gare, gli indagati avrebbero concordato i dettagli tecnici e finanziari dei lavori, garantendo alla Dervit la vittoria.
Un ruolo centrale sarebbe stato ricoperto da Carmine Greco, responsabile tecnico del Comune e RUP dei procedimenti, che avrebbe facilitato la manipolazione delle gare invitando ditte compiacenti e predisponendo la documentazione necessaria. In un caso, Greco avrebbe anche offerto un incarico a un professionista esterno per firmare atti redatti dalla Dervit in cambio di una cifra di 70.000 euro, mai effettivamente pagata.
Le procedure irregolari includevano anche ribassi anomali nei costi delle gare, inferiori al 17% per la prima e al 5% per la seconda, ben lontani dal 33% previsto nei contratti di concessione per interventi innovativi. Inoltre, il Comune avrebbe dichiarato falsamente alla Regione Campania che la gestione dell’impianto di illuminazione era “in house”, quando in realtà era affidata a un’associazione temporanea di imprese (ATI), di cui faceva parte la stessa Dervit.
L’indagine ha portato anche alla scoperta di un finanziamento regionale per la seconda gara, sospeso a causa di ritardi, che ha spinto il Comune, su impulso del sindaco, a variare i pagamenti alla Dervit tramite una perizia di variante per oltre 160.000 euro.
Il provvedimento cautelare ha disposto anche il sequestro di beni della Dervit S.p.A. e della Alfieri Impianti S.r.l., per un totale di 543.000 euro, in quanto ritenuti proventi delle attività illecite.
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