15.57 – lunedì 20 gennaio 2025
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Dopo Vaia. I boschi vanno curati investendo in squadre di boscaioli pubblici. Una risorsa per i boschi e per la società. Da oltre un decennio il Servizio foreste della Provincia ha destrutturato il suo apparato di operai stagionali forestali. Sono rimaste attive squadre minimali che non riescono nemmeno più a ricucire le tante ferite che i boschi, a prescindere dalla tempesta Vaia, subiscono. A questa poco lungimirante scelta politica provinciale è seguita quella dei Comuni. In tante realtà pubbliche dotate di un ingente patrimonio boschivo, fino a qualche anno fa erano attive squadre di boscaioli pubblici, per lo più stagionali: anche queste squadre sono state un po’ ovunque smantellate o ridotte ai minimi termini, portate ad esaurimento.
Gli amministratori comunali delle valli sembrano ormai propensi a offrire più attenzione all’ambito urbano. L’economia turistica montana sembra abbia perso la percezione del valore delle nostre foreste, il vero patrimonio ambientale, l’essenza, il cuore dell’offerta turistica. Non solo perché c’è stato il traumatico evento della tempesta Vaia, ma per rispetto delle generazioni future, si deve ritornare a investire nella cura dei boschi. Se fino ad ora si è goduto di boschi straordinari e altamente produttivi è perché nonni e bisnonni, Comuni e ASUC, Regole, intervenivano giornalmente nel gestire questi spazi strategici della montagna alpina. Cura dei boschi significa prima di tutto gestire vivai forestali locali (abbandonati dalla Provincia).
Poi seguire i diradamenti, intervenire dove necessario con piantumazioni variegate, mantenere libere, percorribili e sicure le strade forestali e i drenaggi di queste, seguire giornalmente la rete dei sentieri, bloccare l’avanzata del bostrico non appena questo si presenta, intervenire nei pascoli per impedire che l’avanzare del bosco li banalizzi o li renda inutilizzabili allo scopo. Significa anche molto altro: investire in personale specializzato (dopo adeguata formazione) e ricostruire professionalità specifiche, inoltre offrire al turismo certezza sulla agibilità e accessibilità in sicurezza delle nostre foreste. Ancora, significa investire in lavori e lavoro che stiamo perdendo e non riusciremo più a recuperare. Chi fra pochi anni, al massimo un decennio, andrà ancora a lavorare in un bosco?
Diversi operatori, anche il personale adibito alla vigilanza territoriale e ambientale, ha avuto modo di imparare molto del lavoro in ambiente forestale e pascolivo grazie ai dipendenti pubblici forestali, personale dotato di passione, forte di esperienza, forte di cultura in quanto capace di leggere quanto i percorsi scolastici non riescono a spiegare Addetti capaci di interpretare le pieghe più intime del territorio di loro competenza. Invece oggi si è propensi a ritenere che il dipendente pubblico, anche nel bosco, costi troppo, produca quasi nulla, sia impegnativo da gestire anche in pratiche burocratiche e in termini di garanzia sulla sicurezza. Costa tempo e denaro: quindi meglio appaltare la gestione del territorio ai privati così si semplifica tutto.
Questi amministratori non si accorgono che determinati lavori, specie in presenza di eventi devastanti come alluvioni, frane, attacchi di parassitari, necessitano di interventi immediati, possibili solo laddove è attiva una squadra pubblica di boscaioli o di addetti alla manutenzione della viabilità forestale. Attendere i tempi degli appalti, quando vi sia disponibilità di ditte, sempre più rare, innesca problemi idrogeologici e di diffusione dei parassiti, scompensi al turismo, in quanto non si è celeri nel liberare la viabilità, anche sentieristica.
E’ anche assodato che i costi in situazioni di emergenza per l’ente pubblico sono e saranno sempre più insostenibili. Questa proposta di mozione intende essere una sollecitazione forte rivolta agli amministratori pubblici perché ritornino a vedere nel bosco una risorsa, che se gestita con professionalità ci ricambia con servizi ecosistemici complessi nel lungo periodo.
Una risorsa di paesaggio e di ricreazione, una risorsa in termini di produzione e di biodiversità che dona sicurezza a chi la montagna la abita, anche agli operatori turistici e ai loro ospiti. Perché il sistema foresta rimanga efficace nell’offrire tanta ricchezza è necessario venga gestito e curato giorno dopo giorno, da personale specializzato e ben formato, da giovani che ritornino a lavorare nei nostri boschi. E’ necessario che a questo personale venga fornita attrezzatura moderna, non solo motoseghe e accette, ma trattori, verricelli, una teleferica moderna, formazione. L’esperienza ci insegna che, anche in tempi relativamente brevi, si avranno ricadute positive importanti nella ricostruzione delle foreste ferite, nel recupero di professionalità perdute o dimenticate, nel ritorno anche economico di un investimento che non può che essere pianificato e strutturato nel lungo termine, una ricaduta strategica anche nella offerta turistica e culturale.
C’è bisogno in questo campo di un segnale forte dalla Provincia per ritornare alle virtù gestionali del passato, dai Comuni perché investano sul potenziamento del loro patrimonio, dal sindacato perché lavori sulla sua capacità di costruire un disegno sociale della montagna, promuovendo una politica forestale e sostenendo assunzioni. Vaia ci impone il dovere di investire in coraggio e lungimiranza.
Tutto ciò premesso il Consiglio della Provincia autonoma di Trento impegna la Giunta provinciale a: valutare la possibilità di:
strutturare un progetto, con decorrenza a breve termine, che porti al recupero almeno parziale degli orti forestali abbandonati o dati in gestione ad altri enti;
potenziare le squadre boschive stagionali della Provincia autonoma di Trento (con il raddoppio del personale attualmente in forza) assegnando a questo settore idonea attrezzatura per svolgere il lavoro con efficacia e in sicurezza;
sostenere, anche finanziariamente oltre che nei percorsi formativi, gli enti pubblici proprietari di boschi, Comuni, ASUC, Regole affinché si dotino di personale stagionale qualificato, permettendo la possibilità di passaggio al ruolo di dipendenti pubblici;
potenziare il personale del settore della vigilanza boschiva, un ambito di lavoro sottostimato che invece diventerebbe, come già avviene presso la Magnifica Comunità di Fiemme, l’interlocutore fondamentale nell’ organizzazione e direzione del lavoro delle squadre boschive pubbliche;
implementare una formazione continua del personale di vigilanza che non si limiti al solo aspetto del rispetto delle norme in tema di polizia ambientale, ma coinvolga anche il settore della sicurezza del lavoro nel bosco, la gestione dei pascoli in alta quota, i rischi idrogeologici e valanghivi dei rispettivi territori di competenza, gli interventi tesi al potenziamento della biodiversità naturale.
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Cons. Lucia Coppola
Alleanza Verdi e Sinistra
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