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Fu il primo calciatore ad andare in Nazionale, mentre militava in serie B, e il primo pugliese e il primo giocatore di una squadra del Sud a vestire la maglia degli Azzurri.
Il barese Raffaele Costantino, per tutti Faele, fu un’ala destra veloce, potente e prolifica, capace di imporsi nel panorama calcistico degli anni ’30 del Novecento, battendo una serie di record. Una storia che si può ammirare nell’archivio fotografico custodito nello studio di Michele Antonucci.
Dopo gli esordi nelle giovanili con la Liberty Bari, nel 1928 il passaggio al Bari – che quell’anno aveva adottato questo nome, dopo la fusione tra le società della Liberty e dell’Ideale. Coi biancorossi Costantino si affermò a suon di gol guadagnandosi la Nazionale e il titolo di Reuccio. Proprio così, “Reuccio”, si chiamava la canzone a ritmo di tango dedicatagli dalla pianista e futura moglie Titina Tomasicchio. Come ricorda il figlio di “Faele”, Vito Costantino, “a dargli quel nome fu un giornalista della Gazzetta dello Sport, Bruno Roghi. Mio padre, dopo le prime partite in Nazionale, veniva considerato un reuccio: i tifosi andavano a prenderlo in stazione a Bari e lo portavano lungo tutta via Sparano, a bordo di una carrozza scoperta. Mio papà era anche un bel giovane e le persone, le ragazze soprattutto, gli lanciavano dei fiori”.
Il successo oltreconfine
Profeta in patria, Costantino ottenne presto fama internazionale. “Il Bologna, allora squadra fortissima”, avverte Gianni Antonucci, giornalista, storico e profondo conoscitore del Bari, “convocò in quel periodo Costantino per una tournée in Sudamerica: Brasile e Argentina. E i giornalisti sudamericani lo definirono la più forte ala destra del mondo”.
Con la Nazionale di Pozzo – in tutto 23 presenze e 8 gol – Costantino vinse la Coppa Internazionale nel 1930. Decisivi furono i suoi tre assist a Giuseppe Meazza in Ungheria-Italia 0-5. In quello stesso anno segnò, primo tra tutti i giocatori, una doppietta a Zamora, il portiere spagnolo allora reputato il più forte del mondo. Così Costantino ricordava quell’impresa in un’intervista alla “Domenica Sportiva” del 1971. “Pozzo ci aveva fatto le solite raccomandazioni: la Spagna è forte ecc. Noi siamo partiti senza pensieri. Ricordo il primo gol: a quattro-cinque minuti dall’inizio, palla da Magnozzi a Orsi, che si è accentrato. Sono arrivato di corsa e l’ho messa dentro. Secondo gol: i compagni lavorano una bella palla, io tiro al volo. Ho sparato dentro: Zamora o non Zamora… è andata dentro”.
Le sue prestazioni vennero presto notate dalla Roma. Nel 1930 quindi il passaggio in giallorosso, in serie A, per una cifra record. “Il suo cartellino”, sottolinea il giornalista sportivo Michele Salomone, “è stato ceduto alla Roma per ben 100mila lire. Si pensi che nel 1939 si cantava Se potessi avere mille lire al mese. Si può ben intuire il valore delle lire nel 1930, ancora maggiore”. Con Costantino nella stagione 1930-31 i giallorossi sfiorarono lo scudetto, arrivando a pochi punti dalla Juventus. Il reuccio era diventato re di Roma. Dopo cinque anni nella Capitale, il ritorno a Bari, nell’appena inaugurato Stadio della Vittoria.
Ala destra inimitabile
“I suoi punti di forza”, ci dice Gianni Antonucci, “erano il tiro e il dribbling. Non lo si potrebbe paragonare a nessuno dei calciatori di oggi, perché offenderemmo Costantino e dispiaceremmo a qualcuno dei giocatori oggi in attività”. Anche secondo Salomone, “è difficile fare paragoni ma, guardando ai decenni successivi, se proprio vogliamo trovare qualche suo erede io direi Domenghini, Bruno Conti e Kvaratskhelia, per la facilità di corsa e la capacità di cross”.
Piena di soddisfazioni fu anche la carriera di Costantino da allenatore, tra Bari, Lecce, Foggia, Taranto, Andria e Molfetta. Nel ’47 portò il Bari alla sua migliore posizione di sempre nella storia, tuttora insuperata, il settimo posto in A. Nell’ottobre 1983 – come ci ha ricordato il collega Rai Enzo Del Vecchio – in occasione di un’amichevole allo stadio della Vittoria tra l’Italia Mundial e la Grecia, Costantino venne omaggiato dai neo-campioni del mondo. Un tributo emozionante a cui si spera ne segua presto un altro: l’intestazione a lui dello Stadio della Vittoria. “Sarebbe il giusto omaggio”, nota Salomone, “a chi ha onorato e portato il nome di Bari in Italia e in Europa”. E il figlio Vito aggiunge: “Come esiste il Meazza a Milano e il Ferraris a Genova, dedicati appunto ai calciatori che hanno reso grandi le squadre di quelle città, così sarebbe giusto intestare quello stadio a mio padre. Era la sua seconda casa”.
Forse così il Reuccio potrà finalmente diventare l’Imperatore Costantino.
Le immagini riprese nel servizio sono tratte da:
- Archivio di Vito Costantino
- Archivio di Gianni e Michele Antonucci
- Archivio Storico “As Roma”
- Archivio Giovine
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