Da ormai 24 ore si parla di Fondo Automotive. Se non siete addetti ai lavori questo termine vi sarà sconosciuto. Vi basti sapere però che da lui dipendono gli incentivi auto. Ecco perché il taglio di 4,6 miliardi di euro inserito dal Governo nella bozza della finanziaria 2025 crea una preoccupazione generalizzata, non solo tra gli operatori di settore. Anche perché – stando alle informazioni raccolte da Motor1 – nessuno tra associazioni di categoria e stakeholder sapeva nulla. E ora nessuno sa come andranno le cose.
Eppure a oggi c’è un taglio dell’80%, il tutto dopo poco più di 2 mesi dal 7 agosto, giorno in cui il ministro del Made in Italy Adolfo Urso aveva annunciato un nuovo piano pluriennale per gli incentivi auto. Già, gli incentivi auto, grandi assenti dalle discussioni delle ultime settimane. Quelli del 2024 non hanno sortito gli effetti desiderati, nonostante il vaporizzarsi dei fondi messi a disposizione per l’acquisto di auto elettriche, esauriti in 6 ore circa. E ora?
Silenzio assoluto
Ciò che più preoccupa, oltre al taglio, è il silenzio da parte di ministero e Governo. Al “fulmine a ciel sereno” (per citare l’Anfia) arrivato con la pubblicazione delle tabelle allegate alla legge di bilancio 2025 infatti non sono seguite dichiarazioni. Ministri e viceministri non hanno proferito verbo, facendo navigare tutti (industria e consumatori) nel mare dell’incertezza. Che ne sarà degli incentivi auto 2025?
Come detto il 7 agosto scorso il Mimit dichiarava
“Per quanto riguarda la programmazione degli incentivi, il fondo automotive può contare ancora su una dotazione di 750 milioni per il 2025 e di un miliardo annuo dal 2026 al 2030. In parallelo al concretizzarsi della politica di attrazione di nuovi player e alla necessità di accompagnare il processo di riqualificazione della componentistica italiana verrà incrementata la quota destinata all’offerta pari a 50 milioni nel 2022 e 350 milioni annui nel successivo biennio. Si avvia, inoltre, nel mese di settembre la definizione del nuovo schema di incentivazione della domanda e dell’offerta della filiera, che terrà conto delle indicazioni delle altre Amministrazioni coinvolte (PCM, MEF, MIT, MASE) e delle proposte avanzate dai principali stakeholder presenti al Tavolo.”.
Poi il colpo di spugna di ieri, a cancellare di fatto i fondi per i nuovi incentivi auto. La cui conferma per il prossimo anno a questo punto non è messa in forte dubbio. Attualmente infatti possiamo dire che non verranno rinnovati. Assieme al sostegno dello Stato al comparto automotive italiano che – come ricordato ieri dalle varie associazioni schieratesi contro il taglio del Fondo Automotive – conta circa 270.000 addetti diretti per un fatturato di oltre 100 miliardi di euro.
Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso
La voce grossa in Europa
Il taglio agli incentivi auto arriva in un momento di forti polemiche tra Italia ed Europa, con l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni che non perde occasione per criticare lo stop a benzina e diesel del 2035, chiedendo di anticipare la revisione al 2025, un anno prima rispetto a quanto previsto dal piano originale.
A fine settembre Urso, nell’annunciare le richieste del Governo italiano alla Commissione Europea, aveva sottolineato come servissero
“Massicci investimenti di risorse pubbliche e private pari a quelli americani per accelerare su tecnologie e produzione delle imprese e sostenere l’acquisto di auto elettriche costose, che oggi non sono alla portata dei lavoratori”.
Investimenti che pare l’Italia non voglia può effettuare, con gravi ripercussioni su industria e consumatori.
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