Turismo, 7.000 alloggi irregolari in Veneto. «È allarme abusivi, via ai controlli»

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di
Silvia Madiotto

Il 31 dicembre scadeva il termine per ottenere i codici identificativi. I proprietari: ce li rubano

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Ufficialmente il codice identificativo Cin per le locazioni turistiche venete manca solo a poco più di 7mila attività su 58 mila, il 12,5%. Ma, ufficiosamente, gli operatori del settore dicono che manca a molti, molti più appartamenti perché le strutture registrate sul sito del ministero non sono necessariamente tutte quelle che accolgono ospiti durante l’anno. Anzi, chi vuole rimanere in una fascia di «nero», non si iscrive mica e resta fuori dai radar. Secondo le stime degli esperti sono molti più dei 7mila che mancano all’appello e che si dovranno regolarizzare a breve, dato che se ne conosce esattamente la collocazione. Il Cin è entrato in vigore il primo gennaio, dopo una proroga per consentire a tutte le Regioni italiane di mettersi alla pari. Merito delle associazioni, che hanno spinto in casa. Merito anche del Cir, il codice regionale, che in Veneto c’era già e ha fatto la prima «raccolta» dei regolari, rendendo quindi più facile passare al codice nazionale. Il Veneto è la Regione con la maggior percentuale di rilasci: 87,5%, contro la media nazionale di 81% (solo Basilicata e Valle d’Aosta sono più virtuose, ma insieme non fanno un quinto delle strutture venete).

La soglia di tolleranza

C’è ancora una soglia di tolleranza sugli adeguamenti nella registrazione ed esposizione all’esterno del locale, essendo la norma entrata in vigore da meno di un mese, ma i controlli delle polizie locali sono già partiti. Spiega il comandante della polizia locale di Venezia Marco Agostini: «Le strutture da controllare, nel nostro Comune, sono oltre 9 mila e siamo già all’86,8% di Cin. Verifichiamo che sia esposto quello nazionale, ma magari c’è quello regionale, si valutano i diversi casi. E diversa poi è la questione per le strutture abusive, per le quali abbiamo fatto numerose contravvenzioni e controlli». A Treviso, città con numeri decisamente più bassi rispetto a Venezia, il comandante Andrea Gallo ha istituito un apposito nucleo «per la tutela del consumatore, che esegue sistematicamente verifiche e controlli sulla regolarità delle attività ricettive e sul rispetto delle norme regionali e comunali, in particolare per l’aspetto dei tributi». Vengono effettuati su iniziativa degli agenti oppure a seguito di segnalazione da parte di utenti o cittadini. «Fino ad ora – continua Gallo -, i controlli sono stati una trentina e non sono state riscontrate irregolarità. Molti esercenti si sono attivati fin da subito per acquisire il codice».




















































I proprietari degli alloggi

L’altro fronte è quello dei proprietari degli alloggi. Il Cin, dicono tutti, è solo l’ultimo orpello. «Ormai dedichiamo il 10% del tempo agli ospiti e il 90% a incombenze o burocrazia – sottolinea Ondina Giacomin, presidente di Abbav Veneto (b&b e locazioni turistiche) -. Il Cin è il meno complicato, siamo tutti in regola dal 2019, ma un problema c’è. Ci rubano le targhette esterne». Di notte c’è qualcuno che «va a staccarle, per poi chiamare i vigili il giorno dopo e farci multare». È la lunga e difficile convivenza, a Venezia, fra residenti e operatori del turismo: «Ormai quando le installiamo dobbiamo fare una foto con il giornale del giorno per poter dimostrare che l’insegna c’era, ma è stata tolta, e facciamo denuncia del furto, almeno così non incorriamo nella sanzione. Fra adesivi e furti, siamo continuamente minacciati». E insomma, bene il Cin, bene i controlli contro gli abusivi, «ma alla fine le verifiche vengono a farle da noi, nelle strutture già classificate» dice Giacomin. E le multe sono salate: fino a 8 mila euro per la mancata richiesta del Cin, fino a 5 mila euro se non è esposto.

I portali

Bisogna tenere presente poi che per inserire il proprio alloggio in uno dei portali (Airbnb, Booking, Expedia, ecc) serve il Cin: senza, la piattaforma non l’accetta. Questo favorisce le strutture regolari, e per chi non lo è lo spazio on line si riduce. Analizza Marco Bettiol, vicepresidente nazionale di Fiaip (agenti immobiliari) con delega al turismo: «Le strutture già in regola grazie al Cir sono ora in una banca dati nazionale, poi arriverà il codice europeo. È burocrazia in più, ma aiuta a far emergere chi è abusivo. E se vogliamo alzare la qualità del servizio e il numero dei turisti, avere una traccia è essenziale». I controlli, dice, sono frequenti, non solo nelle strutture: «D’estate vanno sotto gli ombrelloni e, se ci sono turisti stanziali, chiedono il contratto d’affitto per verificare la regolarità. E in città, quando il turista entra nella calle, chiedono l’atto di prenotazione sui portali. È tutto controllato per la massima sicurezza». Il sommerso però resta un «vaso di pandora»: «Le strutture senza Cin rimarranno fuori dalle norme, mettendo in affitto gli alloggi sui social, su marketplace, o su altri siti, lì fanno tutto in nero. E noi li segnaliamo alle forze dell’ordine».

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