Burgio (Alpitour): «il turismo è un motore del made in Italy. Investiamoci di più»

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di
Alessandra Puato 

I piani del leader dei viaggi, le polemiche per il rinnovo ventennale delle concessioni elettriche, i conti in tasca alla Trumpnomics

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Le gare d’appalto sulle reti? Vanno fatte, ma il cittadino deve trarne vantaggio, se vale la logica delle liberalizzazioni virtuose. Soprattutto, devono esserci sul mercato operatori abbastanza grandi da potersi permettere di partecipare ad aste dai valori alti. È questo il senso dell’intervento di Ferruccio de Bortoli che, sull’Economia del Corriere della Sera in edicola domani con il quotidiano, analizza il caso delle gare per le reti di trasmissione dell’energia, per le quali il governo ha deciso di prorogare le concessioni in scadenza. «La proroga (ventennale) delle concessioni relative alla distribuzione e alla trasmissione dell’energia elettrica è stata approvata insieme alla legge di bilancio — scrive de Bortoli, ricordando le «lenzuolate» di Bersani del 1999 —. Ancora una volta l’idea di metterle a gara ha visto formarsi uno schieramento tanto trasversale quanto forte». E poi: «Si tratterebbe di una sconfitta per i sostenitori dei benefici della concorrenza».

Gli scontenti

La scelta del governo ha visto contrarie, fra gli altri, due regioni, «una di centrodestra e una di centrosinistra», scrive de Bortoli: il Veneto e l’Emilia Romagna. Nel primo caso perché la proroga va contro l’autonomia differenziata, nel secondo perché riduce la concorrenza. «In entrambe le Regioni c’è la volontà di favorire e rafforzare le proprie aziende energetiche — nota de Bortoli —. Ma la domanda è se queste sarebbero in grado di reggere, per dimensione, una competizione fra giganti».
Perché il tema è anche il valore alto delle aste. «Lotti miliardari», scrive de Bortoli citando Renato Mazzoncini, ceo di A2A. In un settore remunerativo, ma che richiede investimenti, benché pagati anche in bolletta: «Uno studio Teha parla cella necessità di un importo fino a sei miliardi l’anno per il comparto».




















































Tra le incertezze di questo nuovo anno c’è la situazione politica ed economica mondiale, dopo l’insediamento (lunedì 20 gennaio) di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Il settimanale dedica alla «Trumpnomics» due pagine, analizzando l’impatto delle politiche economiche della Casa Bianca tra inflazione, superdollaro e rischio debito. Le decisioni si rifletteranno anche sull’Italia, pressata (come tanta Europa) dalle crisi industriali: ai tentativi di salvataggio in corso, dal retail alla moda e all’auto, L’Economia riserva un approfondimento.

Il bilancio del caso Ita

La copertina è dedicata a Carsten Spohr, ceo del gruppo Lufthansa, che ha concluso l’acquisto di Ita. Si è calcolato che l’ex Alitalia sia costata dal Dopoguerra 27,6 miliardi. Ora, dice Spohr, «nasce un campione». Vedremo.
Tra i personaggi della settimana c’è Sergio Dompé, presidente esecutivo dell’azienda farmaceutica lievitata con il biotech: sollecita un piano per investire nelle scienze della vita, «o si perde il treno dell’innovazione». Mentre Gabriele Burgio, ceo di Alpitour, valuta aggregazioni con l’azionista Tip e prevede che il turismo di lusso cresca. Nella sezione Risparmio trovate le previsioni per i prezzi delle case nel 2025 in 12 città: continueranno a crescere, ma un po’ meno (soprattutto a Milano).

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19 gennaio 2025

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